Ilva: ambiente e salute, Strasburgo condanna l'Italia

Ilva: ambiente e salute, Strasburgo condanna l'Italia
di Mario DILIBERTO
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Venerdì 25 Gennaio 2019, 10:27 - Ultimo aggiornamento: 16:30
Ambiente e salute dei tarantini sono stati accantonati dallo Stato italiano. Arriva l'autorevole verdetto della Corte Europea dei diritti dell'Uomo a certificare che Taranto e i suoi abitanti sono stati per decenni dei cittadini di serie B. Condannati da fumi e polveri prodotti dall'ex stabilimento Ilva a vedere calpestati diritti fondamentali.
Quel verdetto, però, spiega anche che l'attacco alla salute e all'ambiente deve finire perché incarna violazioni degli articoli 8 e 13 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Questo in sintesi il contenuto della sentenza con la quale la Corte di Strasburgo ha accolto i ricorsi presentati da 182 tarantini, e ha spedito una chiara indicazione al Governo italiano. A Taranto bisogna capovolgere la storia, mettendo in atto alla svelta, misure idonee per il risanamento e la bonifica dell'area del siderurgico. Un cammino importante e complesso nel quale ora la città potrà contare anche su questo verdetto, una volta divenuto definitivo. Già, perché la procedura prevede la possibilità di impugnare questa decisione che rende giustizia a quel ricorso voluto da 52 coraggiosi, che bussarono alle porte di Strasburgo ritenendo di non poter ottenere più nulla in patria. Quel primo passo, guidato dall'ambientalista Daniela Spera, venne formalizzato con i ricorsi firmati dagli avvocati Sandro Maggio e Leonardo La Porta. Correva l'anno 2013 e l'inchiesta ambiente svenduto era una ferita aperta da poco.
A quei ricorsi nel 2015 seguirono quelli di altri 130 tarantini, affiancati dall'ex consigliera comunale Lina Ambrogi Melle, e rappresentati dagli avvocati Andrea Saccucci, Matteo Magnano e Roberta Greco. Tutte le istanze sono confluite, ovviamente, in un unico fascicolo. Sul quale l'altro giorno si è espressa la Corte.
Le ragioni di tutti quei tarantini sono state condivise. La Corte ha censurato l'atteggiamento dello Stato italiano verso la città. Nella sentenza non si parla di risarcimento economico. Perché nel dispositivo si spiega che «nel caso di specie, la Corte, ritiene che la costatazione delle violazioni della Convenzione alla quale è pervenuta, costituiscano un sufficiente risarcimento per il danno morale subito dai ricorrenti». Mentre ha disposto il pagamento da parte dello Stato Italiano di 5.000 euro in favore di ciascun ricorrente per coprire le spese sopportate per portare le proprie ragioni al vaglio della Corte.
«Alla Corte Europea - si legge in una nota diffusa dall'ambientalista Daniela Spera - è stato chiesto di riconoscere, ai tarantini, il diritto di vivere in un ambiente salubre. Con la decisione odierna la prima sezione della Corte ha riconosciuto la giusta richiesta dichiarando la violazione degli articoli 8 e 13 da parte dell'Italia».
«Il ricorso è stato presentato e trattato dalla Corte in soli 3 mesi perché - ha detto la portavoce Lina Ambrogi Melle - mirava alla tutela dei diritti di un'intera città e non di casi particolari o individuali e perché in Italia non ci è stata data la possibilità di difenderci e per questo la Corte ha accolto la trattazione prioritaria. La Corte dei Diritti dell'Uomo ha accertato le violazioni e ha sentenziato che lo Stato italiano ponga fine nel più breve tempo possibile. A tal fine ha demandato al Comitato dei Ministri europei il compito di vigilare perché tale sentenza venga rispettata».
Tutte da valutare le ricadute di questa decisione nel complesso quadro tarantino, in cui si intrecciano e si scontrano tutela dell'ambiente, diritto alla salute e diritto al lavoro e si viaggia alla continua ricerca di decisioni che coniughino tutte le varie facce delle emergenze connaturate all'attività dell'acciaieria più grande d'Europa. «Arcelor Mittal ha firmato un contratto vincolante, arricchito da questo governo in materia ambientale, cosa che non era stata fatta precedentemente», ha commentato ieri il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa a SkyTg24. «La Corte europea - ha detto il governatore pugliese, Michele Emiliano - ha affermato oggi quello che sosteniamo da quando sono diventato presidente: cioè che l'Italia non ha protetto la salute dei cittadini di Taranto. È una giornata importante per la Puglia e per le battaglie che stiamo portando avanti»
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