Il Mezzogiorno che non si arrende. Gli imprenditori: spazi di crescita

Il Mezzogiorno che non si arrende. Gli imprenditori: spazi di crescita
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Sabato 26 Novembre 2016, 07:25
Dopo gli analisti la parola è passata agli imprenditori. A chi ogni giorno combatte in una trincea chiamata mercato. È il ritornello è uno: puntare sull’innovazione. Lo si ripete come un mantra, per cercare di esorcizzare il ritorno ad una palude in cui il Mezzogiorno è stato per troppo tempo impantanato. E di piangersi addosso non hanno nessuna voglia gli imprenditori che ieri sera, alle 19.00, hanno preso la parola nel convegno “Il Mezzogiorno nello spazio euro – mediterraneo”, organizzato dall’associazione internazionale Guido Dorso. Anzi, c’è voglia di proporre, di fare. «La nostra azienda pensiamo sia un esempio di riscatto della Puglia - commenta Giuseppe Palumbo, amministratore della Tormaresca, azienda vitivinicola - anni fa intraprendemmo un percorso in collaborazione con docenti universitari esperti del settore vitivinicolo e decidemmo di autorizzare i cosiddetti vitigni internazionali in Puglia, per poterci confrontare con il mondo. Volevamo realizzare un’azienda in grado di confrontarsi con i mercati internazionali. Facemmo una sperimentazione quinquennale e le cose andarono bene. Dopo quarant’anni siamo al 60% di confezionato. Adesso esportiamo negli Stati Uniti, in Germania, Inghilterra. In totale in 67 paesi. Il 63% del nostro fatturato proviene dall’export. Dietro c’è una proprietà forte, con grandi tradizioni, come la marchesa Antinori. Ma noi ci abbiamo messo il nostro impegno di pugliesi».

Quando prendono la parola Ottavio Larini e Valentino Russo, fondatori della South Agro, l’innovazione è palpabile. Sono due ragazzi di 32 e 30 anni. Hanno realizzato un fertilizzante naturale proveniente dalle alghe marine e con questo prodotto hanno vinto lo Start Cup Puglia 2016. È un prodotto per agricoltura sostenibile - spiega Larini - siamo in una fase di lancio della nostra idea. Abbiamo diverse collaborazioni in corso, ad esempio con il Cnr di Taranto. In pratica stiamo realizzando per la prima volta un biostabilizzante, le alghe marine hanno un effetto energizzante per la pianta, migliorano l’assorbimento dei fertilizzanti tradizionali e quindi diminuiscono i fertilizzanti chimici. Le piante cresceranno più rapidamente, si aumenterà il fabbisogno in maniera economica e naturale. Ancora si conosce poco l’importanza delle alghe, grande scrigno di possibilità in campo industriale».

Roberto Fatano, amministratore di Interfrutta, potrebbe essere un diretto acquirente del prodotto dei due giovani imprenditori. E nel suo intervento Fatano specifica subito che il rilancio dell’imprenditoria meridionale passa proprio da un apporto sempre più importante delle nuove generazioni.

«All’imprenditore importa soprattutto un aspetto: l’utile di impresa, distrutto nel patto scellerato di cambio tra euro e lira che ha puntato soprattutto sulla finanziarizzazione - afferma Fatano - Per uscire da questa situazione dobbiamo puntare sui sogni possibili, dobbiamo avere una prospettiva. In una parola: innovazione. Servono prodotti nuovi e una nuova mentalità, anche tra i consumatori. Noi come azienda puntiamo sulla naturalità, quindi sul chemical free, auspichiamo una totale abolizione della chimica in agricoltura. Puntiamo alla salubrità degli alimenti, che fungono da cura e prevenzione della salute».

Ma quali sono le paludi che ancora bloccano l’imprenditoria meridionale? Su tutti, difficoltà di accesso al credito. Luigi Snichelotto, amministratore di Community Cooking Leader, lo dice chiaramente. “È molto difficile nelle regioni meridionali andare in banca e farsi prestare dei soldi. Poi servono competenze. L’azienda deve avere il capitale umano, da poter formare e fidelizzare. In questo è fondamentale la conoscenza delle lingue internazionali. In sostanza bisogna creare una scuola di manager. Solo così il Sud potrà competere nel mondo», conclude Snichelotto.
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