Pensioni, quota 100: gli statali VIA a luglio e finestre mobili per controllare la spesa

Pensioni, quota 100: gli statali VIA a luglio e finestre mobili per controllare la spesa
di Andrea Bassi
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Giovedì 13 Dicembre 2018, 10:13 - Ultimo aggiornamento: 12:27
Con la trattativa con la Commissione europea incanalata sul binario giusto, il governo ora potrà procedere più speditamente sulle sue due riforme bandiera: la riforma «Quota 100» delle pensioni e il Reddito di cittadinanza. Il superamento della legge Fornero vedrà la luce come un emendamento nella manovra. Le regole di «Quota 100», dunque, entreranno in vigore dal prossimo primo gennaio. Il meccanismo orami è definito. Chi ha maturato, entro il 31 dicembre del 2018, il doppio requisito di un'età anagrafica di 62 anni e 38 anni di contributi, potrà lasciare il lavoro in anticipo nel 2019. Per i dipendenti privati ci sarà una finestra di tre mesi. Significa che le prime pensioni saranno liquidate il primo aprile. Per gli statali, invece, la finestra sarà di 6 mesi e, dunque, i primi assegni saranno versati a inizio luglio. Chi anticipa la pensione non potrà cumulare redditi oltre i 5 mila euro. Il divieto di cumulo varierà al variare degli anni di anticipo. Se il pensionamento avviene un anno prima, il divieto agirà per un solo anno, se gli anni di anticipo sono due anche il divieto sarà di due anni, e così via fino ad arrivare al limite dei 5 anni. L'accesso alla pensione con «Quota 100» sarà una misura sperimentale per il triennio 2019-2021. Il requisito dell'età anagrafica sarà adeguato agli incrementi della speranza di vita. Viene anche previsto uno stop all'adeguamento della speranza di vita per la pensione anticipata lasciandola a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne anche nel 2019.

IL VANTAGGIO
Sarà però applicata la finestra trimestrale per cui il vantaggio reale sarà solo di due mesi (l'incremento dell'aspettativa che scatta per la vecchiaia l'anno prossimo è di cinque mesi). Non ci saranno graduatorie per la «Quota 100» con vantaggi per chi ha maturato requisiti più alti ma saranno introdotte clausole di garanzia per limitare la spesa nel caso di andamento delle domande di ritiro superiore al previsto: con finestre di uscita che da tre mesi potrebbero raddoppiare a sei se sorgesse la necessità di frenare gli esborsi. Il governo stima una propensione all'utilizzo della misura dell'85% degli aventi diritto ma tecnici vicini al dossier assicurano che il tiraggio sarà più basso perché una parte consistente della platea è formata da dipendenti pubblici (circa 170.000) che avranno probabilmente un interesse più basso dei privati all'anticipo della pensione. Inoltre, in via sperimentale per il 2019 e il 2020 si potranno riscattare i periodi non coperti da contribuzione per i quali non sussista obbligo contributivo, come per esempio gli anni della laurea. Sarà possibile solo per chi è interamente nel sistema contributivo e quindi non ha anzianità contributiva precedente il 31 dicembre 1995. L'onere sarà detraibile dall'imposta lorda (non è ancora definito se sarà il 50% o il 65%). C'è poi una norma per favorire chi è interamente nel sistema contributivo: l'abbassamento da 2,8 a 2 volte rispetto all'assegno sociale del limite della pensione contributiva che consente di potersi ritirare a 62 anni. Non è ancora però certo che questo comma riuscirà ad entrare nel testo definitivo. Ci sarebbe ancora un supplemento di verifica sui costi necessari a finanziare la manovra. Confermata invece l'Ape sociale, la misura per gli over 63 in condizione di difficoltà con almeno 30 anni di contributi se disoccupati e 46 se impegnati in lavori gravosi è prorogata al 31 dicembre 2019, e Opzione donna.

 
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