Scuola, fuga dei prof con quota 100: allarme per 45mila cattedre vuote

La fuga dalla scuola con Quota 100 allarme per 45 mila cattedre vuote
La fuga dalla scuola con Quota 100 allarme per 45 mila cattedre vuote
di Michele Di Branco e Umberto Mancini
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Venerdì 22 Febbraio 2019, 00:56 - Ultimo aggiornamento: 13:59
Fuga dalla scuola. A una settimana dalla scadenza dei termini per le domande di pensionamento anticipato con quota 100, sono circa 8.500 le richieste, tra professori e personale tecnico-amministrativo, raccolte dall’Inps. Una platea che si aggiunge ai 27 mila che hanno già utilizzato la finestra ordinaria, chiusa il 12 dicembre scorso, per poter andare a riposo sulla base dei requisiti della legge Fornero.


Considerato il flusso, a settembre la scuola potrebbe dunque trovarsi con circa 40-45 mila lavoratori in meno: un elemento che costringerà il governo ad accelerare con le assunzioni. La quota di personale della scuola pronto a lasciare, fanno notare fonti del Miur, è perfettamente in linea con le previsioni formulate dal dicastero a inizio anno. Negli ultimi mesi, infatti, si erano diffuse stime a dir poco allarmanti sul numero delle uscite: si era parlato anche di 70 mila insegnanti che nel corso di quest’anno avrebbero raggiunto i requisiti anagrafici per accedere al pensionamento anticipato. Ma a quanto pare poco più della metà dei possibili interessati ne beneficerà. 

I LIVELLI
Com’è noto, gli stipendi del comparto sono molto bassi, anzi i più modesti di tutta la Pa, con la conseguenza che il peso delle penalizzazioni legate al calcolo contributivo (tra il 5 e il 21% sull’assegno finale in base agli anni scontati rispetto alla Fornero) stanno spingendo molti a rimanere. Quelle, invece, che potrebbero scegliere di andare via sono soprattutto maestri e maestre della scuola dell’infanzia o della primaria, vista l’attività usurante alla quale sono sottoposti. In ogni caso l’uscita di 40 mila insegnanti sarebbe comunque difficile da gestire per il Miur. Vuoi perché sarebbe un turnover più alto rispetto ai 30 mila verificatosi nel 2018, vuoi perché sempre quest’anno, su oltre 50 mila assunzioni in programma, circa la metà è andata vacante.

Ancora fonti del Miur confermano che l’intenzione del governo è a lavoro per far partire, con l’ok di Mef e Funzione pubblica, i concorsi. L’obiettivo è quello di offrire una corsia preferenziale ai precari di terza fascia. Infatti, tra gli emendamenti al Decretone presentati in Commissione Lavoro al Senato, attualmente in fase di conversione in legge, figura una proposta ad hoc del leghista Mario Pittoni. La norma prevede che le graduatorie di merito siano predisposte attribuendo ai titoli posseduti un punteggio fino al 40% di quello complessivo. Tra i titoli valutabili è particolarmente valorizzato il servizio svolto presso le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione, al quale è attribuito un punteggio fino al 50% del punteggio attribuibile ai titoli. Un emendamento che riguarda tutti i docenti che vantano un servizio di insegnamento, anche nelle scuole paritarie, e che risponde, appunto, alla volontà di dare risposte al personale di terza fascia attraverso il raddoppio del punteggio relativo al servizio. Quello che riguarda la scuola, peraltro, è solo un pezzo dell’esodo di statali.


La pubblica amministrazione italiana ha un’età media decisamente elevata, che ha superato ormai i cinquant’anni (52 per l’esattezza) e secondo le stime del precedente governo, nel triennio appena cominciato, ben 450 mila dipendenti pubblici raggiungeranno i requisiti per il pensionamento. A questi, adesso, si aggiungeranno coloro che potranno lasciare il lavoro con quota 100, il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 di contributi. Si tratta di una platea, per il solo 2019, di altri 140 mila statali, anche se, secondo le stime del governo, solo 120 mila di loro utilizzeranno effettivamente lo scivolo. A questi si aggiungeranno, ovviamente, coloro che nel 2019 hanno raggiunto i requisiti della legge Fornero. Si tratterebbe di altre 90-100 mila persone. Insomma, quest’anno potrebbero lasciare i ranghi delle amministrazioni più di 200 mila statali.
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