Sentenza Raggi, le telefonate di Grillo e Luigi ai legali di Virginia: «Com'è messa davvero?»

Sentenza Raggi, le telefonate di Grillo e Luigi ai legali di Virginia: «Com'è messa davvero?»
di Simone Canettieri
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Mercoledì 7 Novembre 2018, 07:27 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 08:43

Dal nostro inviato
AMBURGO - Non chiamano lei, per parlare di queste cose. Ma i suoi avvocati. E le telefonate, udienza dopo udienza, assumono toni sempre più preoccupati: «Secondo te, Virginia, com'è messa?». Oppure: «Oggi in aula com'è andata?». Per finire la conversazione, prima di buttare giù la cornetta, con la solita domanda di chi vorrebbe essere, sotto sotto, rincuorato: «Quindi cosa ci dobbiamo aspettare?». Dietro le quinte, e con la massima discrezione, Beppe Grillo e Luigi Di Maio hanno anche loro la testa sul processo Raggi.
Un'attenzione aumentata nelle ultime settimane, quelle che stanno portando la sindaca di Roma verso la sentenza di sabato. Ultimamente chi si occupa degli affari legali del M5S si trova sempre più spesso a rispondere a quesiti di questo tenore appena incrocia un parlamentare, un sottosegretario o un ministro: «La condannano, secondo te?».

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CERCHIA RISTRETTA
Gli avvocati grillini una ristretta cerchia di professionisti che si occupa di tutte le annose cause legate al simbolo o agli espulsi che fanno ricorso - sono sicuri di no. Ma allo stesso tempo, nelle chiacchierate riservate, fanno anche un altro tipo di ragionamento: «Non è una sentenza normale perché impatta con il nostro codice etico, unico caso in Italia, che prevede le dimissioni in caso di condanna. Per Virginia l'appello sarebbe inutile, dunque, al massimo un'assoluzione in secondo grado se la potrebbe attaccare in camera, ma non sarebbe già sindaca da un bel pezzo». Un modo per dire, senza dirlo, che potrebbe essere una sentenza politica.



PUNTI DI CADUTA
Sia Grillo e sia Di Maio hanno bene in mente lo scenario e i punti di caduta di questo processo. Anche se in pubblico finora hanno evitato di parlarne. Lo hanno fatto appunto in privato e separatamente qualche giorno fa.
E dunque, seppur con ruoli ormai totalmente diversi, nell'ombra si interessano, telefonano, si confrontano con gli avvocati pentastellati. Alcuni di loro, a turno, hanno seguito la parte finale del dibattimento, tra il pubblico. E quindi sono un'antenna in più per i vertici. Il Garante e fondatore, Beppe, nell'ultimo periodo ha stretto un rapporto quasi «da amico» con Virginia e Roma per lui ha un significato cruciale e romantico e potrebbe essere l'affermazione di un principio di purezza e diversità rispetto agli altri partiti.
Invece il capo politico e vicepremier, Luigi, è quello ovviamente più preoccupato, almeno così lo descrivono, perché sa che una condanna potrebbe impattare non solo sul M5S e su Roma ma anche sulla tenuta del governo, visti gli appetiti della Lega, pronta al balzo della tigre in Campidoglio.

FINALISSIMA
Grillo e Di Maio convergono entrambi su un punto: se dovesse andar male non esiste un piano B. O di sicuro, anche per scaramanzia, al momento vogliono non pensarci.
Chi è al centro di questa finalissima dentro o fuori è lei, Virginia Raggi. Che addirittura si è imposta di non pronunciare nemmeno la parola processo. Non lo ha fatto ieri un video postato di prima mattina sui social network da Cracovia per dire che la manifestazione a suo sostegno prevista venerdì in Campidoglio «non è opportuna» chiedendo e ottenendo che venisse annullata. Non lo ha fatto dall'ex scuola di Amburgo, dove vennero uccisi venti bimbi dai nazisti. «Oggi non parlo di queste cose», poi è ritornata a Roma di gran fretta, lasciando l'assessore al Sociale Laura Baldassarre a completare questo Viaggio della memoria.
In questo gioco di silenzi, sussurri e scongiuri, la sindaca ha ottenuto appunto un risultato: la cancellazione dell'evento Sempre con Virginia senza nemmeno troppe polemiche da parte degli organizzatori che hanno assecondato la richiesta di basso profilo della sindaca («Vi ringrazio, è un gesto pieno di affetto»)
Il rischio di veicolare un messaggio contro le toghe alla vigilia di una sentenza comunque storica ha avuto la meglio. «Significa sdrammatizza un assessore che al massimo organizzeremo una festa di piazza per l'assoluzione di Virginia, questo sì».
 

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