«Renzi? Vuol piazzare i suoi». Scoppia la bufera su Emiliano

«Renzi? Vuol piazzare i suoi». Scoppia la bufera su Emiliano
di Francesco GIOFFREDI
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 13:44
Sul sentiero di guerra alla fine è scesa l’artiglieria pesante renziana, a cominciare dal vicesegretario nazionale del Pd. Michele Emiliano sferra ancora una volta l’attacco frontale, e stavolta però all’ambizione coltivata (nemmeno troppo segretamente) di candidarsi alla segreteria Pd e al corredo di critiche alla gestione targata Matteo Renzi, il governatore affianca molto di più. E cioè l’accusa al veleno: «Il segretario non si dimette perché ha un sacco di soldati e salmerie da collocare, ha da salvaguardare un sacco di persone. E se dovesse perdere la possibilità di fare le liste, non so se quei sondaggi sarebbero uguali perché questi sondaggi sono così adesso che il segretario ha il potere di fare le liste, e quindi tiene insieme tutte le infinite correnti del Pd». Immediata la sventagliata di repliche renziane, a cominciare da quella del più alto in grado nella segreteria nazionale (ovviamente dopo Renzi):

«Non passa giorno - commenta Lorenzo Guerini senza che Emiliano provi ad aprire fronti nel partito alla cui guida, “suo malgrado”, vorrebbe candidarsi. Ogni giorno un attacco frontale al segretario e al partito. La dialettica è assicurata nel Pd e la polemica, anche aspra, può essere a volte utile. Ma in questi giorni - aggiunge Guerini - sta assumendo livelli pericolosi, nel solco di esperienze già fatte in passato di tentativi di indebolire il leader di turno», con tanto di invito alla «lealtà». Risponderanno anche Ernesto Carbone, Andrea Marcucci, Teresa Bellanova e Alberto Losacco, un po’ tutti rimarcando la necessità del maggior «rispetto verso la comunità del Pd».
 
Di certo, Emiliano sta martellando senza sosta. In alcuni frangenti monopolizzando i riflettori: per la terza domenica consecutiva il governatore è stato intervistato su una tv nazionale, e ieri - dopo La7 e RaiTre - è stato il turno di Sky. Nel menu c’è tutto: le dimissioni di Renzi, il congresso anticipato che non può essere «sostituito da una simulazione come le primarie», la raccolta firme per il referendum tra le file Pd, la scissione «da evitare, e il congresso è l’unico modo», persino il sostegno a Renzi «anche sulle questioni che meno mi convincono se dovesse essere riconfermato segretario». «Non ci tengo affatto (alla candidatura alla segreteria Pd, ndr), se potessi evitare di potermi impegnare nel congresso sarebbe meglio per tutti. Ma purtroppo la recente gestione del Pd ci ha portato a rovinose sconfitte, è dovere di tutti i militanti fare qualcosa. Ovviamente non vuol dire che lascerei la Regione, è successo anche al mio predecessore di essere sindaco di Firenze e segretario...».

Emiliano però non s’accontenta di primarie di coalizione, a cui probabilmente comunque si candiderebbe: «Non sono previste dallo statuto del Pd, sarebbero una frettolosa invenzione di marca renziana di una specie di congresso che in realtà non si celebra. Il congresso ha le sue regole, parte dai circoli, coinvolge tutti i militanti, poi c’è una fase in cui votano i tesserati e solo dopo ci sono le primarie. È un processo che dura quattro mesi e che ha incoronato Renzi segretario». A questo punto, secondo il governatore, «le dimissioni sono l’unico modo per avviare il congresso. Renzi potrebbe persino restare in carica per gli affari ordinari e per avviare la fase congressuale». Con un avvertimento: la raccolta firme per indire il referendum «si sta svolgendo da parte di tutte le aree del partito, anche da parte di molti renziani che si rendono conto che il congresso è necessario». Congresso necessario «per cambiare verso al Pd e riportalo ad essere il partito delle persone che non contano niente, non dei petrolieri, finanzieri, banchieri». «Negli ultimi anni siamo sembrati interessati solo ai potenti, siamo apparsi come il partito dell’establishment», Renzi «non ha mai mostrato attenzione verso i luoghi della sofferenza, lo ha fatto solo dopo la sconfitta».

Tranciante la risposta di Guerini: nel Pd oltre a regole statutarie «esistono soprattutto regole fondamentali di rispetto e lealtà senza le quali una comunità non può esistere. Sarebbe bene che tutti lo ricordassero». «Renzi a dicembre aveva esplicitato l’intenzione di anticipare il congresso, ma l’assemblea nazionale ha deciso di andare alla scadenza naturale anche per abbassare i toni della discussione. In questi giorni ha dato la disponibilità alle primarie. Ma anche questo non va bene». «La nostra comunità ha regole statutarie che tutti dovrebbero rispettare». Caustico Ernesto Carbone: «Emiliano dovrebbe credere un po’ di più in se stesso e candidarsi alle primarie anziché battere in ritirata al primo sondaggio letto dando poi la colpa a Renzi. Da buon magistrato dubito che non abbia compreso le regole dello statuto. È incredibile come creda di non aver mai sbagliato nulla. Di cosa vuole incolpare Renzi? Di aver perso esattamente quale elezione? Le regionali che lo hanno eletto in Puglia? Le europee da cui lui è fuggito appena sostituito dal posto di capolista?». «Basta ipocrisie, Renzi vi sta stretto nonostante abbia regalato percentuali di successo a questo partito sconosciute ai più».
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