Sicurezza, no dei sindaci al decretro. La Puglia punta sul tavolo col governo

Sicurezza, no dei sindaci al decretro. La Puglia punta sul tavolo col governo
di Nicola QUARANTA
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Venerdì 4 Gennaio 2019, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 17:42
«Se l'Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge sull'immigrazione e sulla sicurezza, ben venga la richiesta di un incontro con il governo, al quale anche il presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell'Interno». Così Palazzo Chigi punta a ricucire lo strappo con i sindaci sul Decreto legge sicurezza, accogliendo di fatto la proposta lanciata dal presidente dell'Anci Antonio Decaro, affinché sia attivato un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi alla norma. Partendo da una premessa: «Così com'è non tutela i diritti delle persone», rimarca il sindaco di Bari, numero uno dell'associazione nazionale dei Comuni.

Il governo apre al dialogo ma al tempo stesso ammonisce i ribelli: «Inaccettabili sono le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato. Il nostro ordinamento giuridico non attribuisce ai sindaci il potere di operare un sindacato di costituzionalità delle leggi. Disapplicare una legge che non piace equivale a violarla, con tutte le conseguenti responsabilità». Con il ministro dell'Interno che da Facebook rincara la dose: «È finita la pacchia e se c'è qualche sindaco che non è d'accordo si dimetta». Il riferimento è alla fronda guidata dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando e che vede già schierati, tra gli altri, i sindaci di Napoli, Firenze, Parma e l'amministrazione di Milano: con la decisione di sospendere gli effetti del decreto sicurezza ordinando ai rispettivi dirigenti dell'anagrafe di continuare a iscrivere nel registro dei residenti i migranti con regolare permesso di soggiorno, sfidano apertamente il ministro Salvini, padre del provvedimento. Tra i due fuochi, l'Anci, che per il momento chiede ascolto al governo. Ma lo stesso Decaro avverte: «Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia, come ha dichiarato anche in queste ore, siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare».

Tra i sindaci pugliesi, nell'attesa, prevale la prudenza. A Brindisi e Mesagne, già da qualche tempo ormai, hanno approvato in consiglio comunale appositi ordini del giorno per chiedere la sospensione del decreto Sicurezza. Pur condividendo la battaglia dal punto di vista politico, tuttavia, il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi (sostenuto da una maggioranza di centrosinistra e movimentista) spiega di stare ancora valutando l'effettiva fattibilità di una iniziativa di disobbedienza come quella messa in atto dall'ala guidata dal sindaco di Palermo. «Ho già più volte espresso forti critiche ricorda Rossi nei confronti del decreto Sicurezza ed il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno chiedendone il ritiro, perché genera in realtà insicurezza, mette in estrema difficoltà realtà di accoglienza come gli Sprar e, in ultima analisi, rende più difficile l'integrazione. Sul piano politico, quindi, condivido la posizione di Orlando, De Magistris, Nardella, i sindaci che per primi hanno messo in atto questa iniziativa. Noi, qui, stiamo verificando se è praticabile, se può portare risultati concreti, insomma se davvero possiamo realizzare un'iniziativa del genere. E spero davvero che si porti di fronte alla Consulta, per verificarne la costituzionalità, questo decreto che porta disparità notevolissime ed è frutto di propaganda per racimolare voti».

Critico verso il decreto ma in linea con la posizione espressa dall'Anci, il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci: «Già in occasione dell'affaire Aquarius, da uomo di mare, sollevai forti dubbi sul palese mancato rispetto di leggi e convenzioni internazionali da parte dell'attuale Governo italiano. Di fronte alla vita degli esseri umani dovrebbe prevalere il buon senso e la massima aderenza alla carta costituzionale. I provvedimenti attuali generano grave preoccupazione negli amministratori, sarà impossibile applicarli serenamente ed efficacemente, hanno il sapore di una mera propaganda. Attenderò con impazienza le determinazioni del tavolo promosso da Anci».

Schierato con la linea Decaro, anche il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini: «Della iniziativa di Orlando e altri sindaci apprezzo lo spirito, ma non vorrei che un tema così delicato finisca per essere affrontato nella solita cornice di contrapposizione mediatica. Cioè iniziative simboliche, dato che i sindaci non possono esimersi dall'applicare la legge, né possono obbligare funzionari comunali a farlo, a cui il ministro contrappone dirette social. Più efficace mi sembra la posizione espressa dal presidente Anci Decaro, che ha messo in rilievo le difficoltà nelle quali si troveranno i sindaci in seguito alle disposizioni dell'articolo 14, proponendo un tavolo di confronto istituzionale che faccia chiarezza, nel rispetto dei principi costituzionali ai quali tutti noi ci sentiamo legati. Sarà poi la Corte costituzionale, e io auspico ciò possa avvenire al più presto, cioè l'organo che detiene il compito di giudicare la legittimità degli atti dello Stato a pronunciarsi definitivamente sulla costituzionalità della Legge Salvini.

Dal punto di vista politico, Salvemini bolla come sbagliato il decreto Salvini: «Crea condizioni di maggiore insicurezza nella città, aumenta il numero delle persone che saranno per strada senza poter accedere a percorsi di inclusione, intacca il sistema dell'accoglienza, che rappresenta la necessaria infrastruttura che tutti noi abbiamo per gestire un fenomeno epocale come le migrazioni. Esprime una visione di società nella quale non mi riconosco, una società della paura e della diffidenza, degli egoismi nazionali, nella quale non c'è posto per la solidarietà verso gli ultimi e i più bisognosi».
Anche i sindaci della Grecìa Salentina (Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano d'Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Sogliano Cavour, Soleto, Sternatia e Zollino), chiedono l'apertura di un tavolo di confronto in sede ministeriale: «Siamo convinti - affermano in coro - che la norma così come è formulata, non riesca a tutelare i diritti delle persone e la sicurezza dei cittadini. Noi siamo in piena sintonia con Anci e con la Commissione Immigrazione della stessa che già prima dell'entrata in vigore della legge, ha manifestato unanimemente un parere negativo sul provvedimento. Da primi cittadini abbiamo potuto constatare quanto il modello Sprar sia quello che riesca a coniugare le esigenze, tutte legittime, di sicurezza con quelle del rispetto dei diritti fondamentali dell'essere umano».
 
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