Il figlio assunto in Parlamento ma non c'è mai, il sottosegretario Rossi rimette le deleghe dopo un servizio delle Iene

Il figlio assunto in Parlamento ma non c'è mai, il sottosegretario Rossi rimette le deleghe dopo un servizio delle Iene
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Martedì 3 Ottobre 2017, 18:32 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 08:57

Il sottosegretario alla Difesa, Domenico Rossi, ha rimesso le proprie deleghe dopo un servizio della trasmissione televisiva Le Iene da cui emerge che un parlamentare - il deputato Mario Caruso (Democrazia solidale - Centro democratico ma eletto con la lista dell'ex premier Mario Monti) - avrebbe formalmente assunto il figlio, che però non si presenterebbe mai al lavoro, per fargli un favore, e che lo stipendio in realtà gli arriverebbe dal padre.

Nel servizio una giovane assistente parlamentare ha dichiarato di aver lavorato senza contratto e senza retribuzione per un anno e mezzo per Caruso. Nell'intervista a Le Iene la ragazza (volto oscurato e nome sconosciuto) racconta di aver cominciato con uno stage di tre mesi e di essere andata avanti da allora senza retribuzione, subendo anche qualche avance sessuale dal deputato. «Una sera, al ristorante, l'onorevole mi ha fatto capire che se fossi andata a letto con lui mi avrebbe aiutato». La ragazza mostra anche un messaggino inviatole dal deputato qualche giorno dopo, a mezzanotte: «Sono a casa, valuta te cosa fare».

La ragazza ha anche registrato in video un suo colloquio con il deputato. «Non è che se ti avessi detto di sì mi avresti dato il lavoro?». «No, quelle sono cose separate e distinte», la replica di Caruso.



Pressato dalle Iene, il deputato Caruso nega di aver chiesto alla sua collaboratrice prestazioni sessuali, sostiene che la ragazza ha fatto solo uno stage di tre mesi e dice di aver assunto il figlio del sottosegretario Rossi dopo aver fatto «una valutazione delle sue capacità».

Riguardo al figlio del sottosegretario Rossi, il deputato Caruso - sempre a telecamera nascosta - spiega che lo avrebbe assunto per fare «una cortesia» al padre perché lui non poteva assumerlo direttamente e che comunque «lo paga il padre».

«Sono accuse infondate e lesive della mia persona», afferma dopo aver annunciato le dimissioni Rossi. «Insinuazioni che infangano, ancora una volta, la mia reputazione. Mio figlio ha un regolare contratto di assistente parlamentare con un deputato della Camera. Il documento, consultabile, conferma l'assenza di un rapporto di dipendenza dal mio ufficio contrariamente a quanto riportato nel servizio. Un incarico di natura fiduciaria che non prevede vincoli di orario lavorativo e anche per questo con una minima retribuzione». 

«In ogni caso - aggiunge Rossi - al fine di non coinvolgere l'Amministrazione che rappresento e per svolgere ogni azione in piena libertà e con maggiore serenità, ho deciso di rimettere le deleghe conferitemi dal Ministro della Difesa». «Con questa iniziativa - prosegue il sottosegretario - voglio fare chiarezza per evitare che queste informazioni siano strumentalizzate: le spese relative ai collaboratori sono rendicontate, e questo basta per dimostrare da chi realmente dipende l'impiegato e viene retribuito».

«Ho dato mandato a uno studio legale al fine di tutelare l'immagine mia e di mio figlio ed esaminare la possibilità di contestare le accuse che mi sono state rivolte nelle opportune sedi legali», continua Rossi.

Pressato dalle Iene, il deputato Caruso nega invece di aver chiesto alla sua collaboratrice prestazioni sessuali, sostiene che la ragazza ha fatto solo uno stage di tre mesi e dice di aver assunto il figlio del sottosegretario Rossi dopo aver fatto «una valutazione delle sue capacità».

«La situazione messa in evidenza dal servizio delle Iene è inaccettabile. La violazione dei diritti di un lavoratore o di una lavoratrice è grave sempre, ma lo è ancor più se a rendersene responsabile è chi siede in Parlamento». Così la presidente della Camera Laura Boldrini che chiederà «al Collegio dei Questori una approfondita ricostruzione dell'accaduto, per valutare eventuali iniziative da assumere sia sulla specifica vicenda, sia in merito a una diversa regolamentazione di tutta la materia». 

La vicenda, aggiunge la presidente della Camera, «ripropone anche la necessità di una differente regolamentazione dei rapporti economici tra i deputati e i collaboratori parlamentari. Attualmente è il singolo deputato che provvede a retribuire chi collabora con lui, ma più trasparente sarebbe un rapporto nel quale fosse la Camera a erogare il compenso in presenza di un contratto regolarmente registrato. È quello che da tempo, giustamente, chiede l'Associazione che rappresenta questi lavoratori e lavoratrici. Quando li ho incontrati ho apprezzato le loro proposte, ma non ho riscontrato tra i gruppi il consenso necessario per giungere a una decisione, trattandosi di una materia sulla quale deve deliberare l'Ufficio di Presidenza».

Per la vicenda raccontata dalle Iene l'associazione degli assistenti parlamentari è sul piede di guerra. «Il caso raccontato dalla trasmissione Le Iene riguardante gli abusi del deputato Mario Caruso su una collaboratrice parlamentare - commenta Josè de Falco a nome dell'associazione dei collaboratori parlamentari - è di una gravità assoluta ed è doveroso che il Parlamento appuri e sanzioni ogni violazione e aggiramento delle - invero scarne - regole vigenti».



 

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