Scontro sull'impianto: «Elevati rischi per la salute», l’esposto contro l’inceneritore

Scontro sull'impianto: «Elevati rischi per la salute», l’esposto contro l’inceneritore
di Domenico DICARLO
4 Minuti di Lettura
Lunedì 8 Maggio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 11:37

Cosa contiene l’esposto alla Procura da parte di 24 associazioni che si oppongono alla realizzazione dell’inceneritore NewO nella zona industriale di Bari? Il dossier è ampio e variegato ma i punti toccati sono numerosi e vanno dalle questioni ambientali e sanitarie a quelle meramente tecniche. 

Gli ambientalisti


Intanto, va detto che gli ambientalisti avrebbero deciso di percorrere una strada parallela a quella del sindaco di Bari Decaro, dell’Aro e del Comune di Modugno che hanno presentato ricorso al Tar. Pur appoggiando l’idea del ricorso, tra i comitati comincia a serpeggiare più di qualche malcontento nei confronti di Antonio Decaro: secondo le associazioni, infatti, nonostante Decaro scriva che i Comuni sono stati messi di fronte al fatto compiuto, in realtà non poteva non sapere (ed è questo l’hashtag che sta circolando tra le chat). Ad ogni modo, veniamo all’esposto che l’avvocato Caterina Grittani ha preparato con dovizia di particolari. 
Intanto, tutti d’accordo su un aspetto: ambientalisti, attivisti e sindaci sostengono che i dati forniti dall’azienda non siano completamente trasparenti e ci sono preoccupazioni per la salute dei residenti della zona circostante l’impianto, affermando che il sistema di filtraggio non sarebbe sufficiente a prevenire l’emissione di sostanze nocive nell’ambiente circostante.

Senza dimenticare che, a poche centinaia di metri in linea d’aria, c’è l’ospedale San Paolo. 


Dal punto di vista meramente tecnico, l’ossicombustione non risolve in realtà il problema delle emissioni inquinanti, in quanto le ceneri prodotte contengono metalli pesanti e sostanze tossiche. Una delle principali preoccupazioni sui rischi dell’impianto riguarda la difficile tracciabilità dei rifiuti speciali da parte della NewO, con il pericolo che non arrivino da un ciclo pubblico. Dietro il codice europeo “191212” si cela un gran numero di possibilità, comprendente “Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico”, quindi sia urbani che speciali. Tuttavia, per questi ultimi è estremamente difficile assicurare la tracciabilità, come dimostrato dalle indagini condotte in diverse regioni d’Italia in passato. Questo aspetto è stato evidenziato anche dai sindaci dell’Aro2 che hanno diffidato la Regione a rivalutare l’origine dei materiali da incenerire. Inoltre, nella valutazione di impatto ambientale rilasciata nel 2018, si specificava che «i rifiuti ammessi al trattamento dovranno essere esclusivamente originati dal ciclo urbano», ma non è chiaro se questo vincolo sarà rispettato. 

I rilievi


Anche Puglia Sviluppo, nella dichiarazione di ammissibilità al finanziamento pubblico da 10 milioni, aveva evidenziato che la NewO aveva dichiarato che «il principale fornitore sarà Amiu Puglia» e che «dalla descrizione del business plan, l’iniziativa appare orientata esclusivamente ai rifiuti solidi urbani». Tuttavia, come sottolineato dai sindaci, di tutti questi particolari non c’è traccia nella documentazione in possesso della Regione e dei Comuni, il che alimenta dubbi e preoccupazioni sui reali flussi di rifiuti che giungeranno all’impianto. Altro argomento che trova spazio nell’esposto è la questione delle perle vetrose, nome evocativo assegnato allo scarto risultato del processo di ossidocombustione dei rifiuti che NewO vuole vendere come materia prima e che chiuderebbe il ciclo dei rifiuti. Secondo le associazioni, rischia di essere l’ennesimo prodotto contaminante di un processo industriale. Qualcuno lo ha definito il nuovo amianto. L’Arpa ha sollevato dubbi sulla composizione di queste perle, affermando che potrebbero contenere elementi nocivi. I comitati stessi denunciano una mancanza di trasparenza sul processo di vitrificazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA