Appalti e tangenti, l’inchiesta s’allarga
Indagati anche due dirigenti dell’Enel

Appalti e tangenti, l’inchiesta s’allarga Indagati anche due dirigenti dell’Enel
di Roberta GRASSI
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Giovedì 18 Maggio 2017, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 22:55
Sale di livello l’inchiesta sul presunto giro di tangenti sugli appalti della centrale Enel Federico II di Cerano: punta anche ai dirigenti, due almeno, uno dei quali secondo l’accusa avrebbe chiesto denaro per 50mila euro a un imprenditore. L’altro avrebbe ricevuto una telecamera e una reflex.
La procura scopre le carte e con l’esecuzione di decreti di perquisizione e sequestri, e contestuale informazione di garanzia, diventa noto anche ad altri due indagati il proprio coinvolgimento nell’indagine per corruzione. I provvedimenti sono stati notificati a Fausto Bassi, di Pistoia, 46 anni, direttore dell’unità Business dell’impianto di Brindisi e a Fabio De Filippo, 40 anni, originario del Napoletano e residente in provincia della Spezia, già capo manutenzione e capo centrale. I decreti portano la firma dei pm Milto Stefano De Nozza e Francesco Carluccio che hanno delegato i militari della guardia di finanza del Gruppo di Brindisi a prelevare documenti e materiale vario non solo nelle abitazioni degli indagati ma anche nella sede della centrale. Le fiamme gialle hanno anche chiesto l’acquisizione dell’organigramma in cui sono indicate con esattezza le cariche ricoperte da tutto il personale della Federico II.
Gli indagati, a questo punto sono otto: il 5 maggio scorso erano stati tratti in arresto cinque dipendenti e funzionari Enel, Carlo Depunzio, 47 anni, di Mesagne, del settore ambiente e sicurezza, che è finito in carcere; Domenico Iaboni, 59 anni, di Roma; Fabiano Attanasio, 54 anni, di Brindisi; Vito Gloria, 62 anni, di Brindisi; Nicola Tamburrano, 62 anni, di Torre Santa Susanna. Rimasto a piede libero Luigi Giuseppe Palma, 47 anni, di Monteroni di Lecce, titolare della Palma Asfalti.
È “l’uomo chiave” dell’inchiesta: ha svelato il presunto sistema, risponde come gli altri di concorso in corruzione, da solo dell’emissione di fatture false per operazioni inesistenti.
Il supplemento investigativo, che trae comunque origine dalle dichiarazioni di Palma che ha iniziato a parlare con gli inquirenti nel novembre 2016 e alle quali è seguito poi l’esposto di Enel (che risale al 12 gennaio scorso), narra di ulteriori somme richieste e promesse o in un caso di utilità effettivamente incassate.
A Bassi, secondo l’impostazione dell’accusa, sarebbero stati destinati 50mila euro in tranche da 10mila. L’ultima da incassare prima del suo matrimonio. In cambio avrebbe fornito il placet per l’emissione di stati di avanzamento dei lavori non del tutto veritieri. Opere affidate alla Palma Asfalti ed eseguite solo in parte, talvolta inesistenti.
De Filippo invece avrebbe ricevuto una telecamera e una reflex con accessori vari per un ammontare complessivo di 2.300 euro circa. La contropartita del presunto accordo corruttivo sarebbe stata la medesima: certificazioni non veritiere.
I pm non nutrono alcun dubbio sull’attendibilità delle dichiarazioni di Palma, tanto quelle che hanno funzione di “autodenuncia”, quanto quelle che risultano essere una chiamata in correità. L’imprenditore di Monteroni risponde in concorso tanto con Bassi, quanto con De Filippo (e con tutti gli altri) dell’accusa di corruzione continuata per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Ci sarà una ulteriore mole di documenti da analizzare, per ricostruire i fatti. Ancora carte, oltre a quelle che sono state consegnate da Enel e da Palma che ha fornito copie di assegni e decine di mail inviate e ricevute. Il focus giudiziario sulla vicenda Enel, è tutt’altro che concluso. Via gli omissis, si va avanti con le acquisizioni e con i riscontri.
I finanzieri hanno già apposto i sigilli, così come previsto dal provvedimento del gip Stefania De Angelis, a somme per un totale di 230mila euro.
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