Rapina in una gioielleria a Venezia: quattro arresti tra Brindisi e Lecce

Rapina in una gioielleria a Venezia: quattro arresti tra Brindisi e Lecce
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Sabato 21 Aprile 2018, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 18:57
Dall'alba di questa mattina, nelle province di Brindisi e Lecce, i Carabinieri dei Comandi Provinciali di Venezia e Brindisi stanno eseguendo misure di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Venezia nei confronti di quattro persone già note alle forze dell'ordine.
Sono ritenute responsabili di una rapina a mano armata in una gioielleria di Dolo (Venezia),avvenuta il 13 ottobre del 2017 con modalità particolarmente cruente.

In carcere sono finiti Francesco Andriola, 39 anni, Luciano Pagano, 34, Ugo Ugolini, 32, e Cannalire Maurizio, 57, tutti con precedenti e residenti nel brindisino, raggiunti da un provvedimento restrittivo del gip lagunare Roberta Marchiori su richiesta del pm Giorgio Gava- Sono accusati a vario titolo di rapina pluriaggravata in concorso e porto e detenzione illegale di arma da fuoco. I militari veneziani, avevano subito volto le indagini sul gruppo dopo la rapina alla gioielleria «Canova» di Dolo dove due malviventi, a volto scoperto e sotto la minaccia di un'arma, avevano brutalmente malmenato la proprietaria del negozio ed un cliente, entrambi poi immobilizzati a terra con mani e piedi legati. I banditi fuggirono con gioielli ed orologi per un valore complessivo di circa 45.000 euro. La rapina era stata segnalata al 112 da due adolescenti che si trovavano a passare per la zona i quali, incuranti delle possibili conseguenze, avevano seguito a distanza i malviventi. I giovani avevano inoltre riferito ai carabinieri che uno dei rapinatori era fuggito a piedi, mentre l'altro si era allontanato con una Fiat Punto fornendo, tra l'altro, parte della targa (poi individuata interamente grazie alle telecamere di videosorveglianza installate nella zona). Gli investigatori sono così riusciti ad identificare i due autori della rapina e a scoprire che si erano avvalsi di due complici che avevano avuto funzioni di appoggio operativo e logistico, e che si erano occupati di ricettare il bottino. Gli indagati dopo il 'colpò erano rientrati subito in Puglia dove è stata piazzata la refurtiva
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