Il cecchino della rotatoria ha usato una calibro 9: unica arma per tre agguati

Il cecchino della rotatoria ha usato una calibro 9: unica arma per tre agguati
di Salvatore MORELLI
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Domenica 15 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:47
Il proiettile e i tre bossoli recuperati dai carabinieri venerdì scorso sul luogo della misteriosa sparatoria avvenuta intorno alle 14.30 nei pressi del viale Leonardo da Vinci, al quartiere Sant’Elia, appartengono a una pistola calibro 9. Lo stesso tipo di munizionamento usato per gambizzare la notte tra il 3 e il 4 ottobre scorso il 29enne Christian Ferri: furono i carabinieri a rinvenire ben nove bossoli sotto il cavalcavia che da via Palmiro Togliatti conduce al quartiere Sant’Elia, tre di calibro nove e sei di calibro 38.
Quindi, emerge ora un dettaglio non di poco conto per chi indaga su un filone che ha visto consumare in città, nonché tra i vicini quartieri Sant’Elia e Sant’Angelo, ben tre agguati in meno di due settimane: l’altra gambizzazione (la prima in ordine di tempo, avvenuta la sera del 1 ottobre proprio in via Sant’Angelo) portò al ferimento del 24enne Stefano Borromeo, anche se sul luogo dell’agguato non vennero recuperati bossoli dalle forze dell’ordine.
Ebbene, proprio studiando il “caso Ferri”, gli investigatori stanno ora cercando di mettere a confronto il munizionamento recuperato venerdì scorso sulla collinetta che divide viale Leonardo da Vinci da via Dalbono, luogo dove al riparo di una cabina elettrica si era appostato un “cecchino” armato di pistola, pronto a fare fuoco contro un’auto che dopo aver imboccato un rondò si è dileguata per le strade del quartiere Sant’Elia. Ora, per scoprire se a sparare è stata la stessa pistola, toccherà a un esperto balistico effettuare una comparazione sui bossoli calibro 9 rinvenuti sul teatro dei fatti: durante lo sparo ogni arma lascia diverse impronte caratteristiche che servono a ricondurre al modello usato.
Inoltre, al vaglio delle indagini che riguardano la nuova sparatoria sono finite le telecamere di videosorveglianza presenti in due zone del quartiere Sant’Elia: quelle posizionate prima del cavalcavia di Sant’Angelo e che dopo l’impianto semaforico arrivano a “sorvegliare” anche l’inizio di via Dalbono, la strada percorsa l’altro giorno dall’auto misteriosa, e quella che si trova a metà percorso di viale Leonardo Da Vinci.
 
Quest’ultima, inoltre, si allarga fino a quasi “colpire” in lontananza la zona dove è avvenuta la sparatoria.
In merito al “tiro al bersaglio” contro l’auto attesa al varco dal “pistolero”, nulla è certo per quanto riguarda la fuga dei vari personaggi coinvolti: dal rondò che ricorda il nome del poeta dialettale brindino Pino Indini si può infatti proseguire verso il prolungamento di via Delbono che dello stesso viale Leonardo da Vinci, finendo in questo caso a tiro della telecamera. Senza aver finora raccolto una minima testimonianza, l’enigma che forse mette insieme le tre sparatorie potrebbe quindi arrivare attraverso un lavoro d’immagini che in passato, proprio dalle parti del quartiere Sant’Angelo, ha visto risolvere nel maggio 2012 l’attentato presso la scuola “Morvillo-Falcone” dove perse tragicamente la vita la 16enne Melissa Bassi.
Non manca quindi il sospetto che le tre sparatorie rientrino in un unico contesto criminale che vede in atto un duro scontro all’interno della malavita locale. Dopotutto, già di una presumibile sparatoria tra più persone si era parlato quando i carabinieri avevano scoperto sul luogo della gambizzazione di Ferri i bossoli di due pistole differenti. Quella notte, dopo l’arrivo in ospedale, alcuni abiti del 29enne furono trattenuti dagli investigatori per accertamenti che stabiliranno se contengono tracce di polvere da sparo. Insomma, è in atto un lavoro d’intelligence tra polizia e carabinieri per cercare di capire chi spara e per cosa.
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