​Enel, ora gli indagati rischiano il posto

Enel, ora gli indagati rischiano il posto
di Roberta GRASSI
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Giovedì 29 Giugno 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:31
Pronte le lettere di licenziamento da parte di Enel per i quattro dipendenti “infedeli” (per lo meno tali secondo l’accusa) che avrebbero fatto parte di un sistema corruttivo ruotato attorno agli appalti della centrale Federico II di Brindisi. Si tratta di coloro che sono stati sottoposti a misura cautelare il 5 maggio scorso, un quinto era stato già licenziato tempo fa: Domenico Iaboni, proprio colui il quale ieri è stato ascoltato nel corso di un incidente probatorio, dopo l’interrogatorio reso ai pm Milto Stefano De Nozza e Francesco Carluccio, dinanzi al gip Stefania De Angelis. Audizione nella quale ha fornito delucidazioni ritenute importanti dalla procura. 
Cessata la sospensione cautelare dal servizio disposta in concomitanza con l’esecuzione del provvedimento restrittivo, la società Enel, che il 12 gennaio scorso ha deciso di formulare un esposto in procura una volta appreso da un imprenditore (anche lui indagato) dell’esistenza di “anomalie” nella gestione delle gare e degli stati di avanzamento dei lavori in realtà eseguiti solo in parte o mai iniziati, avrebbe deciso di procedere ritenendo comunque gravi le condotte dei dipendenti e funzionari, così come evidenziate dall’inchiesta, tali da compromettere il rapporto di fiducia. 
Le posizioni al vaglio dell’azienda sono quelle di Carlo Depunzio; Fabiano Attanasio, 54 anni, di Brindisi; Vito Gloria, 62 anni, di Brindisi; Nicola Tamburrano, 62 anni, di Torre Santa Susanna. Sono tutti tornati in libertà. I difensori , Massimo Manfreda, Giovanni Brigante, Claudio Ruggiero e Gianvito Lillo, hanno potuto prendere parte all’incidente probatorio (il secondo dopo quello disposto per l’imprenditore Giuseppe Luigi Palma) e porre le loro domande al testimone. Presente anche l’avvocato Michele Laforgia, difensore del manager Fausto Bassi, indagato sin dal principio a piede libero come Fabio De Filippo. Il primo è direttore dell’unità di Business della centrale Enel, il secondo già capo impianto e capo manutenzione. Per questi ultimi non sono stati assunti provvedimenti dalla società elettrica. 
 
Tornando all’inchiesta giudiziaria, invece, nell’udienza di ieri sono stati acquisiti i verbali dell’interrogatorio reso ai pm da Domenico Iaboni che ha fatto parziali ammissioni, con contestuali precisazioni, e ha anche specificato di aver ricevuto indicazioni dall’alto su come gestire le certificazioni sull’avanzamento dei lavori. A Iaboni la difesa ha chiesto alcuni chiarimenti.
Tutti gli indagati in concorso con l’imprenditore sono accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Secondo le ricostruzioni, Iaboni avrebbe incassato un totale di 14mila euro, rispetto a una procedura da 266mila euro per la costruzione di un muro anti-esondazioni vicino al nastro trasportatore. Gloria e Tamburrano avrebbero percepito rispettivamente, in più tranche, 22mila e 9.750 euro, una Peugeot 308 e lavori eseguiti presso la propria abitazione. Per Attanasio il totale è di 29mila euro in contanti e assegno circolare, oltre a un iPhone. Per 
Depunzio 154mila euro, inclusi i 12mila euro interamente spesi accreditati su una carta di credito collegata direttamente al conto di Palma. Infine mobili per la propria abitazione e lavori di falegnameria per fini privati. L’ammontare complessivo è stato oggetto di sequestri. Quanto a Fausto 
Bassi e Fabio De Filippo, a Bassi, secondo l’impostazione dell’accusa, sarebbero stati destinati 50mila euro in tranche da 10mila. L’ultima da incassare prima del suo matrimonio. In cambio avrebbe fornito il placet per l’emissione di stati di avanzamento dei lavori non del tutto veritieri. Opere affidate alla Palma Asfalti ed eseguite solo in parte, talvolta inesistenti. De 
Filippo invece avrebbe ricevuto una telecamera e una reflex con accessori vari per un ammontare complessivo di 2.300 euro circa. La contropartita del presunto accordo corruttivo sarebbe stata la medesima, in tutti i casi: certificazioni di stato di avanzamento dei lavori non veritiere. A svelare il sistema l’imprenditore Giuseppe Luigi Palma, di Monteroni, ritenuto da pm e gip assolutamente attendibile. 
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