Delitto Stasi, il racconto dei genitori: «Paolo spirato tra le nostre braccia»

Delitto Stasi, il racconto dei genitori: «Paolo spirato tra le nostre braccia»
di Eliseo ZANZARELLI
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Giovedì 26 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:54

«Paolo era ancora vivo quando io e mia moglie ci affacciammo per le scale di casa». Papà Pino Stasi e mamma Nunzia D’Errico hanno riferito ai carabinieri che il loro figlio Paolo, 19 anni, fosse ancora cosciente dopo essere stato centrato al petto ed ad una spalla da due colpi di pistola di piccolo calibro, quel 9 novembre intorno alle 17.30 sull’ingresso della loro casa di via Occhibianchi, a Francavilla Fontana.
Suo padre chiamò i soccorsi alle 17.35 e il personale del 118 giunse una decina di minuti dopo, poi Paolo si spense: almeno uno i quei proiettili esplosi dalla pistola, forse a tamburo - gli era stato fatale. I genitori di Paolo udirono il rimbombo delle esplosioni e si precipitarono di sotto per controllare cosa fosse accaduto, mai pensando di doversi trovare di fronte a una simile tragedia. Il portoncino di casa era chiuso e Paolo di spalle, poggiato a quello stesso portoncino ma con lo sguardo stanco e quasi perso. Dopo poco - sempre stando alla ricostruzione dei familiari - si sarebbe accasciato su quelle stesse scale, mentre mamma e papà gli adagiavano il capo su di una coperta, in attesa dei soccorsi e cercando di tenerlo sveglio. 
Il suo corpo fu poi portato in strada al fine di agevolare le manovre i rianimazione degli operatori sanitari del 118. Nella rampa delle scale furono trovati e sequestrati frammenti dei proiettili partiti da quell’arma impiegata dall’assassino per freddare Paolo. Niente bossoli, pare solo schegge. E di proiettili non ne sono stati recuperati neppure nel corpo di Paolo, sul quale il medico legale Raffaele Giorgetti - professore ordinario presso l’Università delle Marche - eseguì l’esame autoptico dieci giorni dopo l’omicidio

Le indagini

I risultati di quell’autopsia non sarebbero ancora stati depositati dal professionista, a suo tempo incaricato dal sostituto procuratore Giuseppe De Nozza della Procura presso il Tribunale di Brindisi, titolare dell’inchiesta condotta a quattro mani con la collega della Procura per i minorenni di Lecce, Paola Guglielmi, poiché c’è anche il nome di un ragazzo che all’epoca non aveva ancora compiuto i 18 anni sul registro degli indagati che riporta due nominativi per l’ipotesi di reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili.


Si continuano a seguire diverse piste per dare un senso e principalmente un colpevole a quel delitto.

La pista principale sarebbe quella della droga - marijuana e hashish - e di un presunto “sgarro” maturato in quell’ambiente. Sì, ma quale? Il principale indagato resta un neo - 18enne amico di Paolo, difeso dall’avvocato Leonardo Andriulo. In casa dell’indagato sono stati trovati e sequestrati una pistola a gas e circa 9mila euro in contanti, sequestrati per l’ipotesi che sia denaro accumulato con lo spaccio di droga e indicati dalla difesa quali regali di compleanno e redditi da lavoro dipendente presso l’impresa edile dello zio (tesi rigettata dal Tribunale del Riesame che ha confermato il sequestro). 


La famiglia Stasi è assistita dall’avvocato Domenico Attanasi che, confidando nell’operato dei carabinieri e della magistratura, preferisce al momento restare defilata. Emergono man mano alcuni particolari dalla delicata inchiesta, come quello che Paolo era ancora in vita quando si rintanò in casa per sfuggire alla furia omicida del suo esecutore. Di quest’ultimo, del killer, ancora nessuna traccia certa. Chi fu e perché a sparare a Paolo? Una matassa che a due mesi e mezzo dalla sua morte fatica ancora a essere sbrogliata. Paolo quel giorno ricevette una chiamata di 20 secondi, poco dopo per lui e per i suoi cari sopraggiunse il buio: una trappola per farlo uscire per strada, la pista battuta dalle due Procure e dai carabinieri. Papà Pino, mamma Nunzia e la sorella Vanessa invocano ancora giustizia e con loro un’intera comunità tuttora scossa da ciò che accadde in via Occhibianchi nella prima serata di quel funesto 9 novembre 2022.

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