Influenza, colpite dal virus quasi 8mila persone. Il picco è ancora alle porte

Influenza, colpite dal virus quasi 8mila persone. Il picco è ancora alle porte
di Maurizio DISTANTE
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Lunedì 15 Gennaio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:31
Il picco dell’influenza è ormai alle porte: anche in provincia di Brindisi, infatti, i numeri relativi l’epidemia stagionale certificano un’impennata che, per quanto fisiologica, ha messo a letto parecchie migliaia di persone. Tra l’inizio di dicembre 2017 e la prima settimana di quest’anno, oltre tre milioni di italiani sono rimasti a letto per influenza, una cifra da capogiro che non si registrava da ben 15 anni. Nella prima settimana del 2018 si è avuto ancora un aumento del numero di casi (circa 800mila), alimentato soprattutto dai giovani adulti e dagli anziani. Le riunioni familiari delle festività natalizie e dei primi dell’anno hanno contribuito a mettere ko circa 200mila pugliesi a causa della malattia legata alla stagione invernale.
«Mettendo a confronto i dati relativi al periodo in corso con quelli degli anni precedenti raccolti dai medici sentinella della rete Influnet, il sistema di monitoraggio epidemiologico che tiene sotto controllo l’evolversi dell’epidemia influenzale - conferma il direttore del servizio di igiene e sanità pubblica dell’Asl di Brindisi, Stefano Termite - si nota un notevole incremento del numero dei casi rispetto alle precedenti stagioni influenzali, col superamento anche del picco della pandemia 2009/2010». Lo stesso aumento si osserva anche attraverso la sorveglianza dei casi gravi confermati di influenza, ricoverati in terapia intensiva, che dall’inizio della sorveglianza in Puglia sono in totale 20 di cui 6 deceduti. 
Non si registrano casi gravi o decessi tra i cittadini della provincia di Brindisi. Restando sul nostro territorio, il livello di incidenza della malattia in Puglia nella prima settimana di quest’anno è stato pari al 14,7 per mille assistiti, leggermente superiore rispetto al dato nazionale (13,11). Questo significa che, in base a quanto notificato dai medici sentinella, sono stati stimati circa 7800 casi di contagio sul territorio provinciale, 1900 dei quali in città. Approfondendo la statistica a un livello di dettaglio maggiore, si nota come la malattia trovi una minore resistenza nella fascia d’età compresa tra gli 0 e i 4 anni, con 38,4 casi ogni mille assistiti alla prima settimana. E non è ancora finita, poiché sono previsti per il mese di gennaio ancora migliaia di casi, anche se piano piano si andrà scemando. Il ceppo prevalente è di tipo B nell’83% dei casi e di tipo A nel 17% dei casi. Il 90% dei ceppi di tipo B appartengono alla variante Yamagata. Dei ceppi di tipo A, il 67% è di sottotipo H1N1, variante Michigan. La novità epidemiologica sull’influenza è che è spuntato anche il “virus australiano” del tipo H3N2, non arrivato in Italia ma che desta preoccupazioni per le possibili complicazioni che possono derivare dalla diffusione di questo nuovo ceppo della malattia.
 
«In questa situazione di emergenza sanitaria – prosegue Termite - è da rilevare come nota positiva che abbiamo distribuito tutto il vaccino acquistato, per cui le coperture vaccinali dovrebbero essere soddisfacenti, seppur ancora non vicine all’obiettivo minimo, fissato al 75% degli assistiti ultrasessantacinquenni». 
I sintomi dell’influenza di quest’anno sono spesso improvvisi e si manifestano con febbre molto alta (fino a 40°C), mal di gola, tosse, raffreddore, dolori articolari, riduzione dell’appetito e debolezza. Nei bambini sono stati notati frequenti casi di vomito e diarrea. «In questa fase di picco epidemico è importante ricordare che, poiché la trasmissione del virus avviene sia per via aerea, attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie, una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie può giocare un ruolo importante per ridurre il contagio. Inoltre bisogna evitare colpi di freddo e rimanere a riposo, bere molta acqua e mangiare frutta fresca ricca di vitamine e sali minerali. Generalmente sono sufficienti tre o quattro giorni per la remissione della sintomatologia ma per evitare ricadute è sempre meglio attendere qualche giorno in più prima di uscire e tornare alla vita quotidiana. Se la febbre supera i 39°C, l’uso di antipiretici è necessario per far abbassare la temperatura. Per contrastare i sintomi si possono anche assumere farmaci, dopo la valutazione del medico di fiducia. Non si dovrebbero usare antibiotici, a meno che il medico non li ritenga strettamente necessari qualora ravvisasse la presenza di infezioni batteriche».
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