Brindisi, la latitanza nel trullo con una donna: catturato boss della Scu

Un momento del blitz di luglio
Un momento del blitz di luglio
3 Minuti di Lettura
Martedì 26 Settembre 2023, 09:03 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 07:55

Arrestato nelle campagne fra Ostuni e Cisternino il boss Cosimo Lamendola, 51 anni, di Brindisi, sfuggito al blitz di fine luglio nell'inchiesta condotta dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia (Dda), Carmen Ruggiero, e dai carabinieri della compagnia di San Vito Dei Normanni. Ora all'appello manca solo il figlio Gianluca, 25 anni, dopo che giovedì della scorsa settimana  era stato catturato in Germania Rosario Cantanna, 49 anni, di Mesagne, indicato insieme ai Lamendola padre e figlio all'apice dell'organizzazione di stampo mafioso erede degli interessi (droga ed estorsioni) e dei metodi (violenza fisica e minacce) della Scu prima maniera. Con Cosimo Lamendola è stata arrestata anche una donna rumena accusata di favoreggiamento della latitanza. E' difesa dall'avvocato Danilo Cito, Lamendola è assistito da Andrea D'Agostino e da Gianvito Lillo.

Il ruolo

Risponde, Cosimo Lamendola, dell'accusa di associazione di stampo mafioso, tra le altre cose: «Organizzatore dava il suo contributo concorrendo con il figlio Gianluca alla adozione delle decisioni relative alle strategie operative del clan, gestiva la base operativa sita in Contrada Mascava, quale luogo di occultamento dello stupefacente e delle armi, vigilandola costantemente anche mediante ronde notturne, contribuiva alla gestione del traffico di stupefacenti», il ruolo ritagliato dall'inchiesta denominata Wolf (lupo).

Le accuse

Clan così delineato: «Il clan Lamendola - Cantanna, facente parte della frangia mesagnese della sacra corona unita avente come referenti Vitale Antonio, Pasimeni Massimo e Vicientino Daniele a cui era affiliato Carlo Cantanna già condannato per associazione mafiosa, nonno di Lamendola Gianluca: - connotata dalla notorietà criminale acquisita nel tempo con la lunga e stabile presenza nei territori di competenza di Brindisi, San Vito dei Normanni, Latiano, Fasano, San Pancrazio Salentino, Carovigno e San Michele Salentino e da una forte carica di intimidazione (estrinsecatasi in estorsioni, esecuzione e programmazione di sequestri di persona, violenza privata, lesioni personali, tra i quali quelli contestati ai capi che seguono) connotata da rituali di affiliazione e di inflizione di pene corporali quale il taglio della spalla praticati nei confronti dei partecipi infedeli o di terzi, dalla conseguente condizione di assoggettamento ed omertà sia interna che esterna al clan; dalla esistenza di vincoli di solidarietà tra i partecipi e di una cassa comune alimentata dalle attività illecite attraverso la quale veniva garantito il mantenimento agli affiliati e ai familiari nonchè il finanziamento di attività lecite riconducibili ai partecipi; - finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti (tra i quali i delitti contestati ai capi che seguono) con particolare riferimento a estorsioni, tentate estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti pretendendo i partecipi il pagamento del “punto” sul profitto conseguito dagli spacciatori e imponendo propri canali di rifornimento, onde acquisire e consolidare il controllo del mercato degli stupefacenti nei territori di competenza, la gestione delle relative attività illecite e il controllo di una serie di attività lecite nel settore della vendita delle autovetture, e così realizzare profitti e vantaggi ingiusti». 

Il figlio

Manca all'appello ora solo Gianluca Lamendola.

Il giovane rindicato come il nuovo boss della Scu che nelle intercettazioni di questa inchiesta si vanta di gaudagnare dai cinquemila ai settemila euro alla settimana con le estorsioni ai commercianti e agli spacciatori che non gli avrebbero versato il "punto".

© RIPRODUZIONE RISERVATA