Per l’olio un’altra stagione da dimenticare, la siccità fa alzare il costo di produzione

Per l’olio un’altra stagione da dimenticare, la siccità fa alzare il costo di produzione
di Danilo SANTORO
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Lunedì 21 Agosto 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:11
 Una doppia emergenza da fronteggiare per gli ulivi: l’allarme siccità e la diffusione del contagio da Xylella, un pericolo che resta reale e minaccia costantemente le piante millenarie nel brindisino. Olivicoltori già sul campo da settimane per preparare la prossima stagione, dopo un’annata, quella del 2016, da cancellare in fretta. Ed i buoni propositi per lasciarsi alle spalle l’ultima nefasta campagna olearia c’erano tutti, dopo le temperature primaverili che avevano favorito un’ottima fioritura. Ma il caldo torrido delle ultime settimane, ora, rischia seriamente di influire sulla prossima produzione. Obiettivo è preservare la qualità. «Dopo la campagna 2016-2017 la peggiore degli ultimi 10 anni l’olivicoltore aveva qualche speranza in più nella produzione per il 2017-18: gli olivi si sono presentati in primavera con un’ottima fioritura che facilitata dalle fresche temperature di maggio e dai venti provenienti da nord si è convertito in una buona mignolatura soprattutto per gli olivi secolari millenari di varietà oliarola.
«I problemi sono iniziati a giugno e luglio dove il caldo e l’inesistenza di precipitazioni hanno mandato in stress idrico le piante determinando cascola e aborto di prodotto. La mancanza di pioggia continua – spiega Michele Martucci giovane imprenditore ostunese ai vertici di Assitol (Associazione Italiana dell’Industria Olearia)- e non si prevedono precipitazioni diffuse. Se da un lato questo riduce l’attacco da parte della mosca garantendo una buona qualità sulle olive lasciandole sane dall’altro l’indurimento del nocciolo, l’ingrossamento della drupe e l’inolizione senza acqua non vengono in alcun modo facilitato». 
Allarme lanciato anche dalla Cia di Brindisi con il presidente Giannicola D’Amico.
 
«La situazione per l’olivicoltura brindisina sta peggiorando giorno per giorno. Siamo seriamente preoccupati. Non piove ormai da mesi: al momento si stima una perdita di produzione di olive almeno del 50% a causa della siccità». In tanti hanno deciso di irrigare gli uliveti, per fronteggiare le alte temperature, ed alleviare le sofferenze delle piante, soprattutto quelle più giovani. «Da diverse settimane, ormai, gli agricoltori brindisini stanno ricorrendo alle irrigazioni di soccorso. Il che, ovviamente, sta determinando un aumento esponenziale di costi di produzione. E la nostra preoccupazione è ancora maggiore perché se, come accaduto negli anni passati, le piogge dovessero presentarsi in maniera intensa a fine agosto e a settembre, oltre ad arrecare danni alle infrastrutture, potrebbero favorire l’insorgere di problemi di natura fitosanitaria negli oliveti, con attacchi di mosca ed altri patogeni. Per il futuro – conclude D’Amico -la nostra proposta è di costituire un fondo assicurativo per tutelare le aziende agricole dagli eventi naturali e dalle crisi di mercato, in parte coperto dalla fiscalità generale ed in parte dai fondi del Psr».
Comparto oleario costretto a fronteggiare, così, pericoli provenienti da più latitudini. «Per salvare il nostro patrimonio olivicolo stretto dalla morsa dell’avanzamento della Xylella da un lato e dalla scarsità idrica dall’altro, all’olivicoltore – afferma Martucci - non resta che la speranza nella sua dedizione e passione. Solo lui è in grado di salvare un paesaggio unico con la maggiore concentrazione mondiale di olivi millenari e per il resto sperare nella clemenza metereologica». 
Operatori del nord brindisino che vivono con la paura quotidiana di un’avanzata ancora più forte verso Nord del batterio. «Già 10 milioni di olivi sono stati infettati dalla Xylella; in questi mesi chissà quanti lo saranno e nel prossimo anno ne vedremo i sintomi. Ritengo - dichiara Corrado Rodio imprenditore di Ostuni sempre attento al futuro del settore - che le buone pratiche imposte dalla Regione servono solo a rallentare l’avanzata. Ma la cosa peggiore è la mancanza di comunicazione: oltre alla buone pratiche agricole si dovrebbe comunicare un minimo di buon senso soprattutto ai conto terzisti. Andare a lavorare in una zona infetta con una trattore o una trebbiatrice o qualsiasi attrezzo significa portarsi a casa la sputacchina, che è l’insetto vettore della Xylella. D’altra parte ritengo comunque che sia una lotta impari: la sola speranza che abbiamo è che i ricercatori trovino al più presto la cura».
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