A caccia degli ultimi voti: il Pd pronto al congresso

A caccia degli ultimi voti: il Pd pronto al congresso
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Mercoledì 26 Aprile 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:33
Mancano ormai pochi giorni alla resa dei conti interna al Partito Democratico. Domenica, infatti, si celebrerà con le primarie la seconda parte del congresso dem che vede la sfida per la segreteria nazionale e, secondo le regole attuali del partito, la candidatura a presidente del Consiglio dei ministri tra l’uscente Matteo Renzi, dimessosi prima da premier (dopo la sconfitta nel referendum costituzionale) e poi da segretario, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ieri non ha potuto partecipare ad un’iniziativa a Mesagne nella quale era prevista la sua presenza, ed il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano.
A differenza di quanto accaduto nella prima fase, destinata ai soli tesserati del Pd, domenica i seggi saranno aperti per tutti dalle 8 alle 20. Potranno votare, dunque, tutti gli elettori che si riconoscono nella proposta politica del Partito Democratico, che accettano la registrazione nell’albo degli elettori del Pd e versano almeno 2 euro come contributo alle spese di organizzazione. L’età minima per votare è 16 anni. Possono votare anche le persone che studiano, lavorano o si trovano per altri motivi in una provincia diversa da quella di residenza. Queste ultime, tuttavia, per poter votare, devono pre-registrarsi entro le 12 di giovedì 27 aprile sul sito www.primariepd2017.it.
 
Per esprimere la propria preferenza bisogna recarsi materialmente al seggio (a Brindisi è nel salone Mario Marino Guadalupi di palazzo di città) con un documento d’identità, la tessera elettorale o la registrazione online. Il voto si esprime tracciando un segno su una delle liste collegate al candidato segretario prescelto. Quelle a favore di Emiliano sono tre, con capilista Maurizio Bruno, Antonella Vincenti e Tommaso Gioia mentre sia Orlando che Renzi ne hanno una a testa, con capilista rispettivamente Angelo Melpignano ed Elisa Mariano.
La fase aperta delle primarie potrebbe - questa è la speranza degli sfidanti di Renzi, che nelle convenzioni ha ottenuto a livello nazionale il 66 per cento dei voti contro il 25 di Orlando e l’8 di Emiliano - cambiare le carte in tavola rispetto a quanto accaduto solo poche settimane fa nel chiuso dei circoli Pd.
Nella fase delle convenzioni, infatti, Emiliano è arrivato ultimo nella provincia di Brindisi nonostante che, almeno in teoria, giocasse in casa visto il ruolo ricoperto in Regione ed i suoi trascorsi da magistrato antimafia nel capoluogo messapico. Eppure, il governatore della Puglia ha ottenuto solo il 24,96 per cento contro il 29,87 di Orlando ed il 45,16 di Renzi.
Se si esclude Ostuni, dove ha ottenuto addirittura lo 0,76 per cento delle preferenze da parte dei tesserati, la batosta peggiore per Emiliano è stata quella del capoluogo, dove il governatore ha superato di poco l’8 per cento. Ma la vera sorpresa, nel capoluogo, è stato l’exploit del ministro della Giustizia, che ha raccolto oltre il 65 per cento del consenso, lasciando il segretario nazionale uscente ed ex premier al 26,23.
Sono in molti, tuttavia, a credere che la fase aperta delle primarie possa mutare, in alcuni casi anche radicalmente, i risultati dei tre candidati. Un conto, infatti, sono gli “apparati” di partito che spesso - ma non sempre - sono fedeli al segretario uscente e un altro conto è il popolo degli elettori e dei simpatizzanti, che scelgono utilizzando parametri molto diversi rispetto a quello della fedelta al leader. O di chi, anche da non elettore del Pd, ritiene addirittura di poter guadagnare facendo passare un candidato piuttosto che un altro.
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