Petrolchimico nel caos: verso il blocco delle attività entro un paio di giorni

Petrolchimico nel caos: verso il blocco delle attività entro un paio di giorni
di Elda DONNICOLA
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Sabato 20 Maggio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10:33
Tempo un paio di giorni, tre al massimo, e tutte le attività del Petrolchimico si potrebbero fermare. A meno che non venga meno lo sciopero delle tute blu avviato da 6 giorni. Lo sciopero in atto dei metalmeccanici è stato avviato lunedì scorso per dare sostegno alla vertenza che vede coinvolti i 27 lavoratori ex Coemi dopo che a nessun risultato era giunto l’incontro che si era svolto in Confindustria e che serviva a salvare il lavoro di tutti i lavoratori interessati. È stato a quel punto che quello che era uno stato di agitazione si è trasformato in sciopero. Uno sciopero che ha trovato, e continua a trovare, una grande adesione tra le tute blu del petrolchimico, quale evidente segnale di quanto sia sentito il problema dei cambi-appalto all’interno dello stabilimento. Come dire: oggi tocca agli ex Coemi, ma domani potrebbe capitare a chiunque altro visto che da qui ai prossimi mesi sono previsti una serie di cambi-appalto. 
Ma quali e quanti sono i danni cui le grandi aziende presenti nel petrolchimico sono costrette a fare fronte? «Enormi - risponde d’impulso il segretario di Femca Cisl Emiliano Giannoccaro -, tanto importanti che se nulla cambia, la produzione si dovrà inevitabilmente fermare». E a fermarsi non sarà solo l’impianto di cracking di Versalis. 
Dal 22 al 26 maggio è stata programmata la fermata per la centrale Enipower. Si tratta di una manutenzione straordinaria che si esegue periodicamente sugli impianti. «Sono lavori - spiega il segretario Giannoccaro - programmati da almeno un anno. L’iter per la loro realizzazione è stato avviato almeno un anno fa, perché si tratta di interventi da eseguire in deroga all’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e se non si fanno, rischiano di saltare completamente». 
 
Ma non c’è solo la fermata di Enipower in programma nello stabilimento. «C’è una caldaia aperta - continua il segretario Femca - sulla quale si stanno eseguendo delle manutenzioni. Se i lavoratori non si completano, non possono intervenire gli organismi preposti per i controlli e quindi per poterla chiudere. Se questo non viene fatto ne deriva non solo un danno economico, ma anche ambientale».
E poi c’è la fermata in programma per l’impianto Pe 1.2. «Anche questi sono lavori inderogabili - spiega il sindacalista Cisl - se l’impianto non può continuare a lavorare, il combustibile che viene utilizzato dovrà necessariamente essere mandato in torcia». Tra domenica e lunedì si potrebbe fermare anche l’impianto di cracking. È il cuore del petrolchimico, è l’impianto che produce il polietilene ed il polipropilene. «Allo stato attuale sta marciando - riferisce Giannoccaro -, ma i silos di contenimento dei prodotti sono quasi saturi. Appena si riempiono, tempo un paio di giorni, il cracking si dovrà necessariamente fermare». Anche in questo caso, sarà inevitabile che il combustibile residuo sia mandato in torcia.
Tutte le attività del petrolchimico sono legate tra di loro. Basell utilizza la materia prima di Versalis. Se si ferma Versalis, si ferma anche Basell e anche Basell sarà costretta a ricorrere alla torcia per smaltire i combustibili residui. «Si tratta di un danno ambientale ed economico di grande rilevanza» aggiunge il segretario di Femca. L’autonomia dello stabilimento dunque, a meno che le attività non tornino alla normalità, si conta in 2 o al massimo 3 giorni.
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