Pianificare il futuro della città: «Quello che manca è la visione» ma sindaco ed ex sindaco si difendono

Una veduta di Brindisi
Una veduta di Brindisi
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 06:38

Mancanza di una visione ad ampio respiro nella pianificazione urbanistica della città. Questo, per l’architetto brindisino, trapiantato a Modena, Claudio De Gennaro, è stato ed è ancora uno dei principali problemi di Brindisi.

Visione

Per il professionista, che in questo periodo si sta occupando del restauro dell’Accademia militare di Modena, uno degli edifici più importanti nel panorama militare nazionale, «il grosso problema è che non abbiamo mai avuto un’urbanistica che sia visionaria. Nelle altre città, il piano regolatore non è solo fare delle norme ma anche riuscire ad avere un progetto, un’idea, gli assi principali su cui realizzare il futuro. La sensazione, invece, è che la gestione della città sia stata fatta sempre a pezzi, per emergenza, ma serve un respiro molto più ampio».

Logica

Una tesi condivisa dal presidente dell’Ordine degli architetti di Brindisi Maurizio Marinazzo. Per il quale, tuttavia, questo non è un limite esclusivamente della pianificazione urbanistica a Brindisi. «Condivido pienamente - commenta infatti l’architetto Marinazzo - ma questo è il limite della nostra urbanistica italiana. Noi, solitamente, andiamo avanti per singoli progetti, anche pregevoli, ma che non hanno logica. Progetti senza una visione unitaria, una strategia, una programmazione. E invece dovresti sapere quale idea di città, quale futuro vuoi costruire. Qui, però, si è sempre fatto il contrario». Tra l’altro, aggiunge, «siamo passati dalla stagione dei grandi piani, che prevedevano 200mila abitanti, agli 82mila di oggi. Questo cambia tutto. Perché devi pensare a quello che hai già costruito, alla città esistente, per riqualificarla partendo proprio dai luoghi dismessi». In questo senso, «la visione è importante. La strategia è importante. Sapere qual è l’idea di città che vuoi realizzare è importante. In base a quello puoi pianificare e realizzare tutti gli altri interventi, che vanno canalizzati coerentemente con quella idea».

L'Ordine

E l’Ordine degli architetti, rivendica Marinazzo, in questo ha sempre fatto la sua parte, cercando di evidenziare ciò che andava e ciò che non andava. «Noi come Ordine - ricorda - abbiamo scritto tante volte. Sul Waterfront, sul capannone ex Montecatini, sul collegio Tommaseo, sulla costa. L’obiettivo è quello di pensare a tutelare la nostra città diversamente da come si è fatto nel passato e coerentemente con una visione, con una strategia, che sia di ampio respiro, non asfittica». Oggi, prosegue il presidente, si parla di rigenerazioni urbane. Ma gli strumenti urbanistici presto cambieranno. E dovrà cambiare la logica. Il punto, però, resta sempre quello: bisogna avere una visione, mi piace questo termine. Noi come Ordine stiamo lavorando in questo senso. Non solo a Brindisi ma con tutte le amministrazioni del territorio. In un periodo in cui ancora si parla di leggi in deroga, di condoni, il rischio è che accada proprio quello che diceva De Gennaro, ovvero che si operi a pezzi, sulle emergenze mentre noi ci battiamo perché si arrivi ad avere una strategia, una visione della città».

Priorità

Sul nuovo Piano urbanistico generale va aperto un dibattito con la città. Ma prima bisogna procedere con l’adeguamento del vigente Piano regolatore generale al Pptr, il Piano paesaggistico territoriale della Regione Puglia, approvato nel 2015. A sostenerlo è il sindaco Giuseppe Marchionna commentando le parole dell’architetto De Gennaro. «La prima questione, quella che ci siamo dati come priorità, è di portare - esordisce il primo cittadino - in consiglio comunale le osservazioni al Pptr per definire questo strumento senza il quale non abbiamo moltissime capacità operative. Il problema è che, avendo avuto un approccio “macro”, e di questo parlai anche con la Barbanente (vice presidente della Regione ed assessore all’Urbanistica ai tempi della redazione e approvazione del Pptr, ndr), è chiaro che non poteva avere elementi puntuali e di dettaglio. Cosa che, però, inibisce qualunque tipo di iniziativa. Invece, se riusciamo a fare questa cosa dell’adeguamento, avremo superato i limiti del Putt. Ma soprattutto, in quella occasione dobbiamo risolvere una contraddizione in termini che sta nei nostri strumenti urbanistici, ovvero il fatto che alcune norme del Putt sono transitate nelle norme tecniche di attuazione, che dobbiamo liberare da questo anacronismo».

Il Pug

Questa dunque, per Marchionna, «è la grande questione. Fermo restando che stiamo correndo rispetto alla definizione del nuovo Pug, per il quale abbiamo un accordo con il Politecnico di Bari, con la professoressa Barbanente. Perché le cose buone noi le confermiamo. La Barbanente, infatti, al di là delle sue posizioni, è un’ottima professionista. E su questo fronte, dunque, dobbiamo continuare a correre. Ma prima dobbiamo fare quello che ho già detto, altrimenti non avremmo una base tecnica sulla quale lavorare». Da qui, conclude, «bisogna partire per definire una nuova idea di Brindisi che, ovviamente, sarà oggetto di un grande dibattito con la città. In quell’occasione, tutte le rappresentanze, industriali, sindacali, gli Ordini professionali potranno contribuire. Però, ripeto, dobbiamo partire da questo aspetto sul quale l’amministrazione si è un po’ arretrata. E dico l’amministrazione al di là di chi, pro tempore, la rappresenta. La cosa è un po’ precedente ma lo capisco, per carità: c’è stato il Covid, che ha rallentato tutto. Però questo è essenziale. Il dibattito che si dovrà sviluppare dalle osservazioni al Pptr per arrivare alla fase progettuale del nuovo Pug. In cui va coinvolta tutta la città. E anche chi, da lontano, probabilmente ha anche una maggiore lucidità rispetto a noi. Certe volte è una cosa positiva che chi è legato alla città e la guarda da fuori abbia una percezione forse più neutrale rispetto a noi che la viviamo.

Ma, lo ripeto, ci vuole una fase nella quale si debba aprire un grandissimo dibattito».

La difesa del passato

A difendere quanto fatto dalla precedente amministrazione è l’ex sindaco, oggi capogruppo in consiglio comunale di Brindisi Bene Comune e Alleanza Verdi-Sinistra, Riccardo Rossi. «Io credo innanzitutto - dice - che noi abbiamo avuto come assessore uno dei principali urbanisti italiani. Dopo di che, abbiamo avviato un discorso con un Dpp ed una serie di documenti programmatici per la rigenerazione urbana che, di fatto, delineavano una strategia. Certo, parliamo di un documento preliminare. Dopo di che andranno prodotte anche la parte strutturale e quella programmatica del Pug. Ma di certo possiamo dire che avevamo una visione non legata alla risoluzione del singolo problema immediato ma di ampio respiro. Perché, lo ripeto, come assessore avevamo uno dei migliori urbanisti italiani». Che, rivendica Rossi, una visione ce l’aveva eccome. Ed è forse stata proprio questa visione ad attirargli le critiche dell’allora opposizione. «In quegli anni - ricorda Rossi - c’è sempre stata una grandissima strumentalizzazione politica. Di ogni frase. E, anzi, con l’opposizione che trascinava il discorso su bassissimi livelli. Ricordiamo tutti il dibattito sul porto e sull’adeguatezza delle opere. Dibattito nel quale si diceva che noi volevamo difendere gli uccelli. Salvo poi che anche i pareri della Soprintentenza vanno giù duro sulla modifica del paesaggio del porto attraverso l’uso spropositato di colmate».

Accuse

Quindi, sostiene l’ex sindaco, «laddove ci sono professionisti seri, il livello della discussione si alza. Noi, invece, abbiamo avuto un’opposizione che trascinava tutto verso il basso per mera speculazione politica e per incapacità di avere idee di sviluppo che si potessero coniugare con un porto che ha una storia millenaria. E così, oggi siamo passati dal professor Borri, uno dei principali urbanisti italiani, al vice sindaco Massimiliano Oggiano. Con tutto il rispetto». Oggiano che, conclude il consigliere comunale di opposizione, «all’epoca ogni giorno aveva da dire qualcosa sulla pianificazione. E invece adesso da otto mesi abbiamo il silenzio assoluto sulle pianificazioni. Ecco, ora tocca a lui. Sappiamo che si vuole fare un accordo con il Politecnico di Bari. Va bene, ci mancherebbe. Ma quale è l’idea, la visione politica dell’assessore e dell’amministrazione. Non è dato di saperlo. Allora, il vice sindaco si può comprare le patatine e la Coca Cola e andiamo avanti sulla strada impostata da noi. Poi, se è in grado di farci sapere la sua idea da urbanista gliene saremo tutti grati».

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