Rifiuti, ancora uno sciopero. E la nuova azienda non arriva

Rifiuti, ancora uno sciopero. E la nuova azienda non arriva
di Roberta GRASSI
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Domenica 19 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17:38
Una nuova bomba a orologeria, fatta di spazzatura, rischia di esplodere. I dipendenti della Ecologica Pugliese hanno dichiarato lo stato di agitazione dopo che non è stato pagato loro lo stipendio di marzo, che avrebbero dovuto ricevere il 16. Nubi all’orizzonte, per via dell’assenza del Durc (il documento unico di regolarità contributiva) che non consente al Comune di sopperire, intervenendo direttamente nella corresponsione degli emolumenti. Intanto si attende l’esito dell’udienza di merito del Tar, fissata per il 21 marzo, il prossimo martedì, da cui ne deriverà un provvedimento che tuttavia potrebbe non essere risolutivo: si parla delle contestazioni mosse da Ecologica nei confronti del Comune per l’affidamento con una gara ponte alla nuova ditta, la Falzarano. Sin dal suo insediamento, procedendo sullo stesso solco del commissario prefettizio, l’amministrazione retta dalla sindaca Angela Carluccio ha chiarito l’intenzione di interrompere i rapporti con la ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti dal novembre 2014, da quando l’ex sindaco Mimmo Consales ha firmato l’ordinanza contingibile e urgente. Ora, anche se il Tar, che finora in fase cautelare ha tenuto in gioco l’Ecologica Pugliese, dovesse nel merito accogliere le osservazioni dell’ente municipale, che nei mesi scorsi ha destinato una raffica di contestazioni e sanzioni alla società affidataria, ci sarebbe comunque un’altra incognita: la Falzarano non ha ancora presentato tutti i documenti per poter avviare il servizio. E i termini sono scaduti. 
 
I netturbini sono pronti a incrociare le braccia. L’unica notizia confortante, per i brindisini, riguarda la Tari: al contrario di quanto si temeva e prevedeva negli scorsi giorni, non dovrebbero esserci aumenti. L’imposta non calerà, ma la spesa sostenuta nel 2016 per il costo della raccolta e anche dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, non è risultata superiore a quella del 2015. Non vi saranno ulteriori salassi. 
I nodi del comparto rifiuti restano ancora lì, difficili da districare. Il pericolo, concreto, è che la spazzatura torni ad ammassarsi agli angoli di strada. 
L’allarme lo ha lanciato il sindacato Cobas, i cui rappresentanti hanno incontrato nei giorni scorsi i responsabili della Ecologica Pugliese. In questa situazione di stallo, dovuta a una serie di fattori, spicca il dato della raccolta differenziata, ferma a quota 23,99 per cento nel mese di febbraio. Si tratta di uno degli addebiti, forse il principale, mossi dal Comune alla ditta incaricata, un rilievo che sarà riproposto anche ai giudici amministrativi. Un dato che oltre a discostarsi dalle previsioni del capitolato d’appalto, crea un ulteriore danno: solo gli enti che centreranno quota 65 per cento potranno ottenere dei risparmi in termini di Ecotassa. 
La programmazione a lungo termine resta impresa ardua, insomma, anche per l’Ambito di raccolta ottimale che deve partorire la gara decennale e che non può farlo senza il nulla osta degli altri cinque comuni che ne fanno parte (Brindisi è capofila) e che preferirebbero continuare a gestire i servizi per conto proprio, visti i risultati raggiunti. 
Gli scenari che si presentano nell’immediato non sono affatto confortanti. Riepilogando, la situazione nel complesso è ben più che difficile: l’amministrazione comunale non è soddisfatta del lavoro svolto dall’Ecologica. Ha tentato per diverse vie di interrompere i rapporti e non ci è riuscita, per l’intervento del Tar che in più riprese l’ha rimessa in gioco. Ha indetto una procedura per coprire il servizio per due anni, ma anche in questo caso ne è sorto un contenzioso. I netturbini sono nel frattempo senza stipendio, per difficoltà interne alla ditta che ha però più volte lamentato l’eccesso di sanzioni subite e quindi una serie di difficoltà nel poter provvedere alla copertura dei costi del personale. 
Restano nel frattempo “out”, e questo ha una importanza in riferimento al computo delle imposte per gli anni a venire, gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti: il sito di biostabilizzazione e produzione Cdr e Css della via per Pandi e la discarica di Autigno. Sono sotto sequestro, dopo che la magistratura ha rivolto la propria attenzione anche al ciclo dei rifiuti, soffermandosi su una presunta tangente percepita dall’ex sindaco Mimmo Consales che dopo l’arresto, nel febbraio 2016, si è dimesso. Ci sono progetti in itinere (con costi fino a 2 milioni) per il ripristino degli stessi. Non si vedrà la luce, però, questo è assicurato, prima del 2018. Il mancato funzionamento rende ancor più grave la situazione se si pensa che la percentuale di raccolta differenziata è ai minimi storici: dal 38 per cento del 2014, prima del cambio di ditta, è scesa al 20, considerate la media delle performance dei primi mesi dell’anno. E quindi la porzione di indifferenziato da smaltire fuori provincia (a Cavallino e Poggiardo e Statte), con tariffe di 135 euro a tonnellata. Ed Ecotassa che per Brindisi si aggirerà attorno ai 25 euro a tonnellata.
Qui si innesta anche un’altra problematica: quella che riguarda i 40 lavoratori ex Nubile, la società che gestiva (contra legem, secondo la procura) gli impianti, che attendono il versamento di alcuni stipendi arretrati. Il sussidio di disoccupazione sta per terminare e sono senza lavoro. Sono tutelati dalla clausola sociale, ma gli impianti restano chiusi e inutilizzabili. Finché non saranno riaperti, non avranno la possibilità di tornare ad avere un impiego. E uno stipendio. 
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