Ospedali: si prepara la piazza in difesa del “Melli”

Ospedali: si prepara la piazza in difesa del “Melli”
di Cristina PEDE
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Lunedì 27 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:15
Si torna a manifestare in maniera incisiva contro il riordino ospedaliero a San Pietro Vernotico. Sabato primo aprile si scende in piazza. Una decisione presa a margine di quello che doveva essere il Consiglio monotematico dello scorso 18 marzo, andato deserto per l’assenza del sindaco Maurizio Renna e di gran parte della maggioranza di governo. Poco più di un anno fa, il 27 febbraio del 2016, c’era anche il sindaco tra i quasi tremila cittadini al corteo contro la chiusura del nosocomio sanpietrano. In quel contesto nacque un comitato spontaneo “Salviamo l’ospedale Ninetto Melli”. La partecipazione popolare alle azioni successive a difesa del nosocomio è andata via via scemando, mentre il grido del comitato sulla convocazione di un Consiglio comunale monotematico è rimasto inascoltato fino allo scorso 24 febbraio quando il consigliere di maggioranza Davide Marangio depositò formale istanza alla quale si unirono i consiglieri Piero Solazzo e Maria Lucia Argentieri insieme alla minoranza Pasquale Rizzo, Orlando Nasta, Giuliana Giannone e Michele Lariccia. 
Al Consiglio del 18 non potevano presiedere il direttore generale della Asl Giuseppe Pasqualone e il presidente della commissione Sanità Pino Romano, per cui il primo cittadino ritenne di non dover essere presente, non essendo la persona deputata a dare risposte, disse, nonostante la presenza dei suoi omologhi di Torchiarolo e Squinzano e la partecipazione dell’onorevole Elisa Mariano. In quella circostanza, anche per quello che molti presenti considerarono uno sgarbo istituzionale, il consigliere di minoranza Pasquale Rizzo propose di scendere in piazza e manifestare contro il piano di riordino e contro l’arroganza con cui era stato condotto l’iter che ha portato a ratificare un accordo tra il sindaco Renna, la Asl e la Regione, senza mettere al corrente la cittadinanza di quanto stava avvenendo.
 
«Un accordo che mi ha reso impopolare – ha poi urlato il sindaco in un successivo incontro di Alleanza Nazionale nell’aula consiliare, lo stesso giorno in cui fu presentato l’accordo in conferenza stampa a Bari – sarò additato come il sindaco che ha chiuso l’ospedale che in realtà apre con un piano di riordino che può essere oggetto di modifica a seconda delle proposte che vengono fatte».
Solo qualche modifica dunque perché indietro non si torna, lo ha detto chiaramente anche il dg Pasqualone nel monotematico di Fasano dell’altro giorno, dove si lotta per lo stesso principio e dove il nosocomio sarà un Pta insieme a San Pietro e Mesagne. Unica differenza tra i tre centri sono i finanziamenti: 8 milioni di euro per Mesagne e Fasano, 14milioni e 800mila euro a San Pietro. Una cifra considerevole se si pensa che il riordino rientra nell’ottica della spendig review per la quale la sanità pubblica al collasso si è dovuta ridimensionare. «Sarebbe bello sapere chi gestirà tutti questi soldi e come saranno investiti» aveva detto il consigliere di Forza Italia Michele Lariccia, domande che si potranno porre nel Consiglio monotematico che con molta probabilità si farà il prossimo 5 aprile secondo quanto stabilirà oggi la conferenza dei capigruppo convocata dal presidente Giordano. Nonostante la manifestazione di sabato sarà priva di bandiere politiche per decisione degli organizzatori, i contraccolpi dell’affaire ospedale si ripercuotono sull’amministrazione alla quale sono venuti meno due sostenitori dell’alleanza elettorale: la parte dem del Pd con la Mariano e i tre consiglieri Marangio, Solazzo e Argentieri e Nuovo Centro Destra che ha espresso l’assessore Giuseppe Di Taranto al quale potrebbe essere tolto il simbolo di partito. Ci sottraiamo alle logiche di un “governo fantoccio”, dicono. Più moderato il gruppo locale di Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale dopo le dichiarazioni di Saccomanno a favore del sindaco: «ma è solo una provocazione – dice il coordinatore locale Franco Negro – vediamo che sanno fare».
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