Sospeso il vertice a Bari: Provincia e sindacati costretti a trovare l’accordo sul caso “Santa Teresa”

Sospeso il vertice a Bari: Provincia e sindacati costretti a trovare l’accordo sul caso “Santa Teresa”
di Roberta DENETTO
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Martedì 16 Maggio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17:27
Obiettivo concertazione. Con questa necessità il presidente della Task Force regionale per il lavoro Leo Caroli ha sospeso l’incontro barese, convocato ieri per il monitoraggio della questione “Santa Teresa”. Pare che, al di là del merito puramente tecnico, sia mancata la condivisione tra sindacati, Provincia e azienda sul piano relativo all’ultima proroga ai lavori, concessa grazie ai fondi nazionali e che ha permesso alla partecipata di prolungare le attività almeno sino alla fine di giugno.
L’incontro nella sede dell’assessorato regionale alla Formazione era stato calendarizzato da tempo e rientrava nella regolare azione di monitoraggio che la Task Force esercita sull’accordo tra le parti sottoscritto lo scorso 28 febbraio e che ha stabilito, in sostanza, la rotazione lavorativa tra tutti i dipendenti, oltre a interventi mirati di formazione e riqualificazione professionale. Alla riunione hanno preso parte i rappresentanti di tutte le sigle sindacali, il consigliere provinciale delegato Giovanni Barletta, il vicepresidente della Provincia Domenico Tanzarella, i referenti della Santa Teresa.

«Ho sospeso la seduta – ha dichiarato Leo Caroli – perché la Task Force ha preso atto della mancata condivisione in merito al piano industriale per i prossimi due mesi. I sindacati non ritengono rispettato, in questo piano, il principio della rotazione e pur avendo apprezzato il cosiddetto “emendamento Tanzarella” non lo reputano sufficiente». Dunque nulla di fatto. Almeno per il momento, visto che lo stesso Caroli ha aggiornato il confronto al prossimo 29 maggio. Ma prima di quella data sindacati, Provincia e società dovranno necessariamente rivedersi, sedersi nuovamente intorno ad un tavolo ed entrare nel merito degli affidamenti delle attività, servizio per servizio. Letteralmente nome per nome, dipendente per dipendente andando ad analizzare ogni passaggio e condividendo il dettaglio delle scelte operate.
 
«Quello di condividere il piano di formazione e la riorganizzazione generale – ha ribadito Caroli – è un impegno sfidante che caratterizza l’intesa del 28 febbraio. La sfida sta proprio nella concertazione, nella volontà delle parti coinvolte di sedersi e alzarsi solo quando sarà trovato un punto comune».
Come a dire che finché non si troverà la quadratura, la Regione e la Task Force poco potranno fare, se gli interlocutori istituzionali e sindacali non sono sulla stessa lunghezza d’onda su un accordo che hanno determinato e sottoscritto.
Nel corso dell’ultimo consiglio provinciale fu approvata all’unanimità la delibera che consentiva il proseguo delle attività per ulteriori due mesi. Prima della seduta il presidente della Provincia Maurizio Bruno convocò una riunione con i sindacati per il confronto propedeutico sul piano approntato. Ma dal mondo sindacale arrivò un secco rifiuto a prendere parte all’incontro rimandando tutto proprio alla giornata di ieri, quando il tavolo è stato riconvocato in sede barese. Al centro della discussione la rotazione, secondo le sigle sindacali disattesa dalla configurazione provinciale.
Di contro il consigliere delegato Giovanni Barletta torna a ribadire l’impegno nel salvaguardare tutti i dipendenti. «Nei primi due mesi – ha dichiarato Barletta – hanno lavorato tutti i dipendenti della Santa Teresa. Questa volta ci sono circa trenta operatori che restano in cassa integrazione. Con i pochi soldi arrivati dal Governo centrale – ha sottolineato – si è cercato di garantire i servizi essenziali come la manutenzione delle strade e delle scuole. Ma per tutti coloro che rimarranno fermi la Provincia e la Santa Teresa hanno già elaborato un piano di formazione e riqualificazione professionale con i 200mila euro messi a disposizione dall’assessorato regionale alla formazione. Peraltro siamo in ordine con il cronoprogramma. La partecipata ha approvato il proprio bilancio e adesso è nelle condizioni di aprirsi all’esterno per implementare le entrate». Poi il passaggio squisitamente politico. «Ho chiesto al mio segretario nazionale – dice Barletta – in qualità di rappresentante dell’Udc, di farsi portavoce di fronte al Governo centrale che deve dare un senso all’esito del referendum costituzionale. Le province esistono e devono essere destinatarie delle risorse economiche necessarie per il proprio funzionamento». 
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