Santa Teresa, piano industriale da rifare. I lavoratori protestano sul tetto

Un lavoratore della Santa Teresa sul cornicione della sede della Provincia
Un lavoratore della Santa Teresa sul cornicione della sede della Provincia
di Roberta DENETTO
3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Febbraio 2017, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 12:38

Sono tornati sul tetto della sede della Provincia i lavoratori della società in house Santa Teresa, da dicembre in cassa integrazione. Il motivo della protesta dei lavoratori di Brindisi è dovuto alla fragilità del  piano industriale della Santa Teresa presentato dalla Provincia e validato nel corso del primo consiglio provinciale, che sarebbe sostanzialmente inutile ai fini dell’ottenimento dalla cassa integrazione. Il piano presenterebbe infatti il quadro “a pieno regime”, sarebbe cioè utilizzabile a partire dal prossimo anno e non per quella che è attualmente la situazione.


La Regione ha fornito una soluzione alternativa per poter usufruire degli ammortizzatori sociali, concedendo la cassa integrazione ad una partecipata. Ma per arrivare ad attivare realmente la procedura occorre che la richiesta di cassa sia articolata e dettagliata. Di fatto rintracciabile dal piano industriale che dovrebbe contenere informazioni in ordine al numero di persone che restano a casa e per quanto tempo, al numero di dipendenti che invece resta operativo e per quanto tempo, alle eventuali turnazioni, ai servizi realmente sostenibili attualmente e a quelli che, da piano industriale, si intendono ripristinare in futuro. Secondo i tecnici della Regione mancherebbero tutti questi elementi nel piano redatto dalla Provincia.
Da qui la necessità di meglio approfondire la questione. Domani, martedì, un dirigente regionale dovrebbe incontrare un referente provinciale. Considerando che il piano industriale non si redige con la Regione o con la Prefettura che, invece, devono solo prenderne atto, l’incontro di martedì è da inquadrarsi come un chiarimento tecnico utile ad articolare la richiesta di cassa integrazione nei termini stabiliti e attraverso una condivisione preventiva con i sindacati.

Sulla vicenda interviene il presidente della Task Force regionale per il lavoro Leo Caroli. «Chiedo alla Provincia - dichiara - di fare in fretta, soprattutto considerando che la Regione ha già offerto la soluzione tecnica al problema. I lavoratori non possono più vivere una condizione di tale incertezza rispetto al proprio futuro occupazionale e rispetto allo stipendio, alla capacità reddituale». Poi il commento sull’attività svolta dalla prefettura che Caroli definisce “formidabile” per l’impegno «nelle comunicazioni quotidiane con tutti gli interlocutori della vicenda».
Ma a riaccendere i riflettori sulla questione “Santa Teresa” ci avevano già pensato i consiglieri provinciali di opposizione. L’ultima in ordine temporale è stata Lucia Trinchera che, in una nota stampa, ha delineato uno scenario di rischio concreto per i 120 lavoratori. La Trinchera punta l’attenzione sulla delibera con la quale il consiglio provinciale ha preso atto del piano industriale e dichiara che «il problema sorge proprio nel merito di tale presa d’atto, in quanto in essa si dava per scontata, oltre all’approvazione da parte delle organizzazioni sindacali, anche quella della Regione Puglia, ed in particolare della task force guidata da Leo Caroli».
Per la consigliera fondamentale, a questo punto, applicare correttivi indispensabili a garantire l’erogazione della cassa integrazione per tutti i lavoratori, mettendo in atto tutte le iniziative necessarie a riattivare il dialogo con la Regione Puglia ed a rilanciare l’attività della Santa Teresa, senza un termine ultimo (come quello indicato del 30 aprile), ma che abbia come obiettivo quello di garantire la piena e definitiva stabilizzazione dei centoventi lavoratori. «Quegli stessi lavoratori – incalza la Trinchera – che a tutt’oggi non hanno potuto riprendere l’attività a causa di ritardi e di incompetenze di indirizzo politico nella gestione di un percorso già tracciato lo scorso mese di dicembre, grazie ad un accordo sottoscritto alla Regione con le organizzazioni sindacali e che aveva fatto registrare l’impegno diretto dello stesso Prefetto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA