Scuola negata ai disabili: «Mia figlia resta a casa»

Scuola negata ai disabili: «Mia figlia resta a casa»
di Maria Chiara CRISCUOLO
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Sabato 7 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:48
Scuola e disabilità: la lista dei diritti negati è infinita. Nonostante proclami e annunci da parte della Provincia, ad oggi il servizio di assistenza specialistica a favore degli studenti disabili che frequentano gli istituti superiori, non è ancora partito. Tante le storie di dignità calpestate. Famiglie costrette ad autodiagnosticare i bisogni dei loro figli, ad elemosinare un aiuto che invece è un diritto inviolabile. Sandy Valeriano, una ragazza di 23 anni affetta dalla nascita da una tetraparesi spastica con un ritardo psicomotorio, attende dal 15 settembre scorso di iniziare il suo ultimo anno di scuola. Studentessa dell’istituto commerciale “Flacco-Marconi”, Sandy è costretta a rimanere a casa perché in classe non c’è nessuno che può prendersi cura di lei. La dirigente scolastica dell’istituto, Clara Bianco, ha purtroppo le mani legate da una burocrazia sorda incapace di rispondere alle esigenze dei più deboli. 
«Mia figlia è sulla carrozzella - afferma Valerio Valeriano, papà di Sandy - e noi combattiamo per lei da quando andava all’asilo. Dalla Provincia ci avevano assicurato che, per un caso grave come quello di mia figlia, non ci sarebbero stati problemi ad avere l’assistenza specializzata. Invece così non è stato e lei è costretta a trascorrere a casa intere giornate».
Valerio e sua moglie Luana sono due genitori speciali con un ruolo da supereroi. In questi anni hanno dovuto combattere e lottare contro tutto e tutti per dare alla loro bimba una buona qualità di vita. 
 
«Il vero problema - aggiunge Valerio - è che non è stato fatto a monte uno studio sulla gravità di ogni singolo studente. A mia figlia hanno riservato solo dodici ore di assistenza ma con un operatore socio sanitario da dividere con altri cinque ragazzi. È assurdo, parliamo di una persona che ha bisogno di una assistenza continua nel corso di tutta la giornata scolastica». I genitori di Sandy sono arrabbiati. Non sono da compatire, ma da ascoltare. Fanno parte di quelle famiglie costrette a vivere in un mondo parallelo a causa dell’indifferenza diffusa delle istituzioni. 
«Ci siamo sentiti addirittura rispondere - riprende Valerio - che gli operatori sanitari avranno cura di istruire i bidelli per affrontare ogni singolo caso. Parliamo di persone totalmente inesperte in materia. Mia figlia è in carrozzella e se accadesse qualcosa durante il trasporto con chi dovremmo prendercela?». Intanto Sandy resta a casa ed è mamma Luana a farle da insegnante nell’attesa che qualcuno, dall’alto, decida sul da farsi. 
«Quest’anno avrebbe dovuto partecipare - conclude Valerio - ad un progetto di alternanza scuola lavoro nelle associazioni. Una grande occasione di integrazione che avrebbe potuto arricchire la sua vita anche dal punto di vista sociale e personale. E invece è costretta a rimanere a casa, lontana dai suoi compagni perché mancano gli assistenti igienico personali e personale qualificato in grado di rispondere alle esigenze dei nostri figli».
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