«Chiedeva denaro per un posto di lavoro»: sindacalista sotto processo

«Chiedeva denaro per un posto di lavoro»: sindacalista sotto processo
di Roberta GRASSI
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Martedì 28 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 18:11
Tutto è iniziato da un esposto, poi dopo le indagini, il pm ha chiesto il rinvio a giudizio di un sindacalista di Francavilla Fontana che avrebbe chiesto denaro in cambio della promessa di un posto di lavoro. 
L’uomo, Roberto Lucchese, 60 anni, risponde di millantato credito: avrebbe ricevuto somme, fino a 18mila euro (circa) in contanti con il pretesto di intercedere presso alcune altre persone che avrebbero potuto assumere in diverse società importanti, del calibro di Alenia o perfino all’Onu di Brindisi, società ed enti che risultano naturalmente estranee alla vicenda. 
Sono quattro le persone offese che potranno costituirsi parte civile. L’udienza preliminare è fissata per il 30 marzo prossimo dinanzi al gup Stefania De Angelis. 
Le indagini sono state condotte dai militari della guardia di finanza di Francavilla Fontana, coordinati dal pm Simona Rizzo. A fornire un quadro completo, a raccogliere la documentazione e a depositare l’esposto, l’avvocato Roberto Palmisano, che assiste alcune delle parti lese e che ha scavato a lungo, una volta ricevuto l’incarico di assisterle, con l’accorata richiesta di ottenre verità e giustizia. 
La vicenda è stata riassunta dal pm in un unico capo di imputazione. Lucchese avrebbe ricevuto denaro “con il pretesto di dover comprare il favore di pubblici ufficiali e impiegati addetti ai pubblici servizi, al fine di consentire alle persone offese di essere assunta presso vari enti”. 
 
I fatti risalgono al 2013. Tempi tutto sommato recenti, un’epoca quella contemporanea in cui la disoccupazione alle stelle trasforma in un’impresa la ricerca di un posto di lavoro. 
La trama della triste storia su cui si sono concentrate le indagini, racconta dello stato di necessità dei disoccupati, della loro disponibilità a pagare somme a più zeri pur di ottenere l’ambito impiego e infine anche della promessa di risolvere la pratica con versamenti in denaro, sì da minare la loro fragile considerazione delle istituzioni. 
Gli importi versati sarebbero pari a 14mila euro in un caso, 5mila, 8mila, 17.850, euro. 
La giustificazione addotta era la seguente: dover “oliare” dei meccanismi. Oppure “dover piazzare le bandierine per arrivare prima e oliare il sistema”, ottenendo così il favore di chi avrebbe potuto garantire un’assunzione come impiagati. 
In un caso sarebbe stato un padre, disperato, a versare dei soldi per garantire un posto fisso al figlio “in un non meglio precisato dente di tutoaggio per i fondi europei 2014-2020”. Le indagini sono state chiuse nel novembre scorso. Secondo quanto rilevato Lucchese avrebbe millantato conoscenze o favori presso i funzionari pubblici e privati. Gli incontri sarebbero avvenuto in alcuni bar della zona, tra Villa Castelli e Francavilla Fontana. A chiedere aiuto persone anche laureate, in difficoltà nel reperire una occasione professionale. 
Il dramma dei tempi, quello occupazionale, divenuto l’oggetto di un approfondimento investigativo, per effetto delle denunce di chi dopo aver perso laute somme in denaro ha deciso di rivolgersi all’autorità giudiziaria. 
A quanto è stato accertato dalla Finanza, Lucchese è conosciuto come sindacalista, operante nella provincia di Brindisi, nel settore scolastico. A conferma di ciò sono bastate le visure eseguite dai militari delle Fiamme gialle che hanno dato anche conferma del fatto che molte persone si erano negli anni rivolte al sindacalista per essere supportati nell’espletare le pratiche di natura lavorativa o previdenziale. 
Le parti offese sono state tutte ascoltate dai militari. In allegato alle denunce ci sono distinte di pagamento, ma anche ricevute di prelievo dai conti correnti, copie di assegni circolari e messaggi di testo. 
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