Pioggia di istanze al Riesame: gli indagati chiedono la libertà

Pioggia di istanze al Riesame: gli indagati chiedono la libertà
di Roberta GRASSI
3 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Ottobre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 20:16
 A scaglioni, già a partire da oggi, saranno valutati gli altri ricorsi al Riesame avanzati per ottenere la libertà. Tutti più o meno incentrati sullo stesso punto: il difetto di una motivazione approfondita e autonoma da parte del gip relativamente alle esigenze cautelari. In soldoni sulla eccessiva somiglianza (affermano i legali) tra l’ultimo provvedimento restrittivo e il precedente. Si parla della tribolata inchiesta Omega, quella in cui nel dicembre scorso è stata disposta una prima ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 58 persone, quasi tutte scarcerate dal Riesame per la rilevata assenza di un vaglio critico da parte del gip Vincenzo Brancato. Ordinanza poi riemessa il 20 settembre nei confronti di 50 persone. 
Mercoledì mattina il Tribunale della Libertà (presidente Silvio Piccinno) ha disposto l’annullamento della misura cautelare per cinque indagati e l’ha confermata solo per uno dei ricorrenti. 
La questione sollevata dagli avvocati è sempre la stessa. Le motivazioni del collegio saranno depositate in un termine di 45 giorni, ma il punto nodale sembra essere sempre quello: le argomentazioni del giudice in raffronto alla richiesta della Dda. 
Le porte del carcere si sono riaperte nel frattempo per Benito 
Clemente, Francesco Francavilla (detenuto per altra causa), Salvatore Arseni, tutti difesi dall’avvocato Ladislao Massari, per Daniele Rizzo, assistito da Dario Budano e Pasquale di Natale, per Gabriele Ingusci, da Cosimo D’Agostino. Confermata la misura solo per Cosimo Mazzotta, difeso da Antonio Savoia. Alcuni di essi rispondono di associazione di stampo mafioso, per la presunta appartenenza alla Sacra corona unita. 
Il distinguo fatto dal Riesame, che non ha assunto la medesima decisione per tutti, fa ritenere che le valutazioni possano essere differenti a seconda dei singoli addebiti. 
L’inchiesta, per altro già giunta a conclusione lo scorso aprile (è stato notificato a 65 indagati l’avviso di fine indagine), tratta di mafia, omicidio, droga, armi e di un attentato in danno di un maresciallo dei carabinieri. 
 
La posizione di maggior rilievo è senza dubbio quella di Carlo Solazzo che risponde in concorso con persone non identificate dell’omicidio di Antonio Presta, figlio di Gianfranco, collaboratore di giustizia.
Il delitto risale al 5 settembre del 2012, fu compiuto nel centro di San Donaci. 
A Solazzo i carabinieri del Reparto operativo sono giunti attraverso l’analisi di conversazioni captate in carcere e in seguito all’acquisizione del racconto di un testimone oculare. Solazzo, difeso dall’avvocato Stefano Prontera, fu arrestato a dicembre, poi scarcerato (per l’appunto) per difetto di motivazione autonoma dell’ordinanza. E’ ritornato in cella pochi giorni fa. Stessa istanza, la sua. Riproposta anche in merito alla nuova ordinanza. Il ricorso è stato presentato lunedì, l’udienza non è ancora stata fissata ma potrebbe esserlo la prossima settimana. Il verdetto è certamente il più atteso dagli inquirenti che hanno lavorato sodo per ricostruire le fasi dell’omicidio e che ritengono che sia proprio lui uno dei killer di Presta. Il resto si saprà nei prossimi giorni, per poter giungere alla fine a un bilancio complessivo. Già oggi, via alla seconda tranche. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA