Capitale italiana della cultura 2020:
Fasano gioca le sue carte. Da sola

Capitale italiana della cultura 2020: Fasano gioca le sue carte. Da sola
di Alfonso SPAGNULO
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Domenica 28 Maggio 2017, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 18:10
Fasano vuol candidarsi a capitale italiana della cultura 2020. L’ufficialità è arrivata ieri mattina dallo stesso sindaco Francesco Zaccaria. Ma non sarà una candidatura condivisa con altri Comuni: Fasano andrà avanti da sola. «Fra tre giorni, esattamente martedì prossimo - dichiara il primo cittadino fasanese -, presentiamo al Ministero dei Beni e attività culturali la candidatura di Fasano a Capitale italiana della Cultura 2020».
E spiega: «Dopo la bocciatura di Ostuni, abbiamo deciso di provarci noi perché riteniamo che Fasano rappresenti un modello di incontro virtuoso fra cultura, territorio, e offerta turistica conseguente. Vogliamo raccontare al mondo com’è Fasano e invitare i viaggiatori a godere del nostro territorio insieme alle nostre tradizioni, lingua, danza, musica ed enogastronomia. Con la cultura non solo si mangia: con la cultura si vive». Il sindaco fasanese spiega ancora meglio i motivi di questa scelta. «Abbiamo deciso di candidare la nostra città – ribadisce – perché riteniamo che abbia tutte le qualità per ottenere questo ambito riconoscimento. Egnazia e il suo parco archeologico sarà il fulcro della nostra candidatura con il museo che rappresenta uno degli attrattori culturali più importanti del sud Italia e pertanto un valore aggiunto ineguagliabile per l’intero territorio pugliese».
Francesco Zaccaria chiarisce anche il perché della scelta di andare da soli. «Avremmo voluto chiaramente essere accompagnati in questa avventura da altri Comuni ma abbiamo chiesto informazioni al Ministero – dice ancora il sindaco di Fasano -. Ebbene ci hanno risposto che una candidatura condivisa si sarebbe potuta accettare se l’unione dei Comuni fosse già esistente mentre non sarebbe stata accettata un’unione creata per l’occasione. Di qui, dunque, la decisione di provare comunque ad essere protagonisti in questa avventura». Era stato l’onorevole Nicola Ciracì di Direzione Italia a proporre un’unione di Comuni per “vendicare” la bocciatura di Ostuni. Il parlamentare aveva scritto ai sindaci di Fasano, Francavilla Fontana, San Vito dei Normanni, Ceglie Messapica, Carovigno, Cisternino, Villa Castelli e San Michele (e per conoscenza anche a quello della Città Bianca) chiedendo loro di fare sistema e di proporre la candidatura delle otto cittadine, confinanti con Ostuni, a Capitali italiane della Cultura 2020. «Cari sindaci – si leggeva nella missiva -, grandi e non ancora del tutto sopiti sono stati lo stupore e la delusione nell’apprendere, lo scorso novembre, che la nostra Ostuni, gioiello turistico e patrimonio dell’intera provincia di Brindisi, della Puglia e dell’Italia, era stata esclusa dalla short list delle città candidate a Capitale italiana della Cultura 2018, considerato anche il notevole impegno profuso dal comitato promotore con a capo il prof. Greco. Io ritengo che a quella palese ingiustizia il nostro territorio possa e debba reagire per riaffermare la sua notevole crescita in ambito culturale e per mettere in mostra, su scala nazionale, le sue enormi ricchezze archeologiche, storiche, paesaggistiche, architettoniche, museali, artistiche e musicali. Credo che questa grande opportunità vada colta dalla nostra provincia e, in particolare, dai centri confinanti con Ostuni oltre che dalle realtà associative e culturali di queste tre comunità».
 
Una coalizione che non avverrà con Fasano che si giocherà da sola tutte le carte per diventare capitale italiana della cultura 2020.
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