Dai magistrati l'allarme per le minacce della Sacra corona al pubblico ministero

Dai magistrati l'allarme per le minacce della Sacra corona al pubblico ministero
di Roberta GRASSI
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Giovedì 17 Maggio 2018, 07:35 - Ultimo aggiornamento: 11:17
Solidarietà al pm preso di mira e a tutti i magistrati che svolgono un lavoro di contrasto alle mafie nei territori più contaminati. L’attestato di vicinanza al sostituto procuratore della Dda di Lecce, Alberto Santacatterina, viene direttamente dal Consiglio superiore della magistratura.
«Pieno sostegno» al pm di Lecce che si occupa per lo più del territorio brindisino e della Scu indigena «e a tutti i magistrati che quotidianamente mettono a rischio la propria vita» nella lotta al crimine organizzato è stato infatti espresso dal vicepresidente Giovanni Legnini durante il plenum di ieri mattina, il giorno successivo all’esecuzione di 12 arresti della Squadra mobile di Brindisi in una operazione che ha sgominato una presunta frangia della Scu che si era riorganizzata a partire dall’estate del 2017. Dalle indagini sono emerse, per l’appunto, «intenzioni di vendetta» nei confronti di Santacatterina. A sollevare il caso in plenum è stato il togato di Area Ercole Aprile: «I quotidiani hanno dato notizia dell’avvenuta esecuzione di una ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di dodici indagati di appartenenza ad una frangia storica della organizzazione criminale Sacra Corona Unita brindisina» ha spiegato il consigliere. «Il capo di questo gruppo mafioso aveva dal carcere programmato un’azione per colpire il pubblico ministero che sta conducendo quella indagine, il dottor Alberto Santacatterina, sostituto della Direzione distrettuale antimafia di Lecce - ha concluso - Ritengo che il Consiglio Superiore della Magistratura debba manifestare attenzione e solidarietà verso tale magistrato e verso tanti colleghi che, adempiendo ai propri doveri in silenzio, mettono quotidianamente a rischio la propria vita e l’incolumità fisica dei propri collaboratori».
Gli interrogatori di garanzia degli indagati inizieranno questa mattina alle 9.30. Saranno dapprima ascoltati coloro che sono stati materialmente tratti in arresto martedì, mentre i due presunti capi Antonio Campana e Raffaele Martena, che si trovano nel carcere di Terni, saranno sentiti per rogatoria. I verbali, qualora dovessero rispondere alle domande del gip delegato, saranno trasmessi poi al giudice Carlo Cazzella che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare. Gli altri arrestati sono: Jury Rosafio, di Brindisi, 41 anni; Igino Campana, 63 anni di Mesagne; Ronzino De Nitto, 43 anni di Mesagne; Fabio Arigliano, 47 anni di Brindisi; Mario Epifani, 37 anni di Brindisi; Andrea Martena, 32 anni di Brindisi; Andrea Polito, 29 anni di San Pietro Vernotico; Vincenzo Polito, 33 anni, di San Pietro Vernotico; Enzo Sicilia, 33 anni di Mesagne; Nicola Magli, 37 anni di Brindisi. Rispondono di associazione per delinquere di stampo mafioso.
L’inchiesta della Squadra mobile è partita proprio da accertamenti svolti all’interno dell’istituto detentivo di massima sicurezza di Terni: dai colloqui registrati è emersa una vera e propria chiamata a raccolta finalizzata a ricostituire un gruppo criminale autonomo e a fornire direttive a complici in libertà residenti in vari comuni della provincia di Brindisi.
Oltre ai classici interessi criminali, l’attività del gruppo si concentrava sull’imposizione di guadagni nei settori della pesca e della gestione dei parcheggi, anche il parcheggio dello stadio. E nella zona industriale di Brindisi. Le indagini dei poliziotti brindisini, diretti dal vicequestore Antonio Sfameni, hanno intercettato il flusso di cosiddette “sfoglie” (pizzini) tra i soggetti coinvolti e sono state supportate dalle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia. Sono emersi anche progetti di evasione dalle carceri (in una ventina di istituti sono state eseguite perquisizioni) e l’intenzione di introdurre nelle celle dei minuscoli seghetti, i cosiddetti capelli d’angelo, utili a vincere qualsiasi materiale.
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