Non c’è rispetto nemmeno per i morti: al cimitero rubati i vasi in 60 tombe

Non c’è rispetto nemmeno per i morti: al cimitero rubati i vasi in 60 tombe
di Michele IURLARO
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Giovedì 21 Settembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 21:43
Alla faccia del rispetto per i morti. Alla faccia, pure, della sacralità del ricordo dei propri cari. Alla faccia delle leggi, quelle più comuni, infrante, nella notte tra martedì e mercoledì, dai misteriosi ladri capaci, dopo aver forzato il cancello posteriore del cimitero di Francavilla Fontana, di profanare il Campo Santo e asportare da alcune tombe esterne, qualsiasi tipo di decorazione in ferro, rame, bronzo, ottone e, più in generale, metallo di qualsiasi tipo. 
Un furto che ha scosso la comunità perché, a fronte di un bottino da poche centinaia di euro, ad essere preso di mira è il rispetto per chiunque, nella grande area cimiteriale a ridosso di via San Vito, custodisca il ricordo dei propri cari. I fatti, come detto, la scorsa notte. Poi, della profanazione se ne sono accorti i dipendenti già alle prime luci dell’alba di ieri quando, recatisi intorno alle 5.30 sul posto di lavoro, hanno subito capito, dopo una veloce e quotidiana perlustrazione, che c’era qualcosa che non andava. 
Sulle tombe del Campo 4, poste nella parte posteriore del cimitero, i segni evidenti della profanazione. Fiori buttati a terra, cocci di vasi sparsi sul terreno. Soprattutto, i danni sulle marmoree superfici della lapidi, con i vasi in rame, bronzo e metallo letteralmente estirpati, a forza, dalle loro sedi naturali. E poi, spariti anche i portafiori piuttosto che i piccoli oggetti decorativi posti sule lastre.
 
Un vero disastro che, oltre a produrre l’immediata segnalazione al centralino della caserma della compagnia dei carabinieri nel quartiere Peschiera, ha prodotto l’immediato sdegno delle istituzioni cittadini.
Raccontano il loro disgusto il sindaco, gli assessori e consiglieri. Lo urlano, dalle pagine Facebook, anche i cittadini, nel commentare la notizia postata dallo stesso Maurizio Bruno. La ricostruzione della dinamica, effettuata ancor prima che dai militari al comando del tenente Roberto Rampino dallo stesso personale del cimitero, parla di un lavoro studiato nei dettagli e, anche, piuttosto ardito. I furfanti senza vergogna, infatti, dopo aver raggiunto i cancelli posteriori del cimitero, hanno spaccato il lucchetto di uno dei cancelli, spalancato per permettere l’ingresso di un mezzo, forse un furgoncino dove poi, con ogni probabilità, è stata caricata la refurtiva. Vasi, portafiori, piccole cornici. Qualsiasi cosa, insomma, potesse garantire un misero, ma sicuro guadagno. Oggetto delle attenzioni dei criminali, circa 60 tombe. Potevano essere anche di più. Appare probabile, infatti, che la banda abbia agito sino alle prime luci dell’alba, per poi fuggire via all’arrivo del personale che si occupa della pulizia.
Sull’episodio, come detto, indagano ora i carabinieri della locale compagnia, in sopralluogo tra le lapidi a caccia di indizi utili a risalire all’identità dei criminali. Nel corso della mattinata, poi, sono stati in tanti a recarsi al cimitero per controllare lapidi e cappelle di famiglia. 
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