I soldi di Riina investiti nel Salento:
sequestri a Brindisi e a San Pancrazio

I soldi di Riina investiti nel Salento: sequestri a Brindisi e a San Pancrazio
di Roberta GRASSI
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Giovedì 20 Luglio 2017, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 18:21
Non solo un luogo in cui risiedere. Non un posto in cui ritirarsi a vita estremamente riservata per sfuggire al clamore mediatico che accompagna il cognome Riina, come spesso è stato detto anche per evitarlo, quel clamore. Per l’Antimafia di Palermo e Trapani, il Salento è uno dei lembi di terra in cui sono state impiegate le risorse del capo dei capi. Di Totò Riina che si trova nel carcere di Parma, in regime di 41 bis e lì resterà, considerato che proprio ieri mentre gli venivano sequestrati beni per 1 milione e mezzo di euro, il Tribunale di Sorveglianza di Bologna rigettava la richiesta di scarcerazione proposta per gravi motivi di salute dagli avvocati dopo l’annullamento con rinvio della Corte di Cassazione.
A Brindisi, Lecce e San Pancrazio Salentino, attraverso Antonino Ciavarello, marito di Maria Concetta Riina (che vive a San Pancrazio dal 2012), sarebbero state gestite tre società “create con denaro sporco”, secondo quanto emerso dalle indagini patrimoniali compiute dalle procure di Palermo e Trapani, dai Ros e dai carabinieri del comando provinciale del capoluogo siciliano. Il provvedimento di sequestro del Tribunale di Palermo riguarda oltre alle società, una villa, 38 rapporti bancari e, soprattutto, numerosi terreni del padrino corleonese. L’inchiesta nasce dai redditi dichiarati negli anni da Riina e dai suoi congiunti da cui è stato possibile ipotizzare l’utilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite. La famiglia del capomafia, detenuto dal 1993, avrebbe potuto contare su molto denaro, malgrado i numerosi sequestri di beni subiti nel tempo e a fronte dell’assenza di redditi ufficiali. La moglie del padrino, Ninetta Bagarella, è riuscita a emettere tra il 2007 e il 2013 assegni per oltre 42.000 mila euro a favore dei congiunti detenuti.
Le imprese su cui sono ricaduti i sequestri di quote sono la Rigenertek, AC Service e Clawstek. Il legale rappresentante di due di esse è un brindisino, S.M, che risulta al momento estraneo a ogni tipo di contestazione.
Gli investigatori sono partiti dai versamenti in contanti di Ciavarello: tra il 2003 e il 2010 complessivi 136.328 euro, di cui 97.293 nel periodo compreso tra il 2003 e il 2008.
 
Il sequestro è stato disposto per il 95 per cento dell’intero capitale della Clawstek di San Pancrazio Salentino, operante nel settore delle riparazioni meccaniche di autoveicoli. E’ intestata a Ciavarello, è stata costituita il 30 gennaio del 2014 con un capitale sociale di 6mila euro sottoscritto e interamente versato dal genero del boss. La società ha aperto una unità locale a Brindisi, in via Enrico Fermi, operante nel settore dell’attività di revisione e riparazione di componenti di autoveicoli.
“La segnalata sproporzione rende palese – scrivono i magistrati – di come il nucleo famigliare di Maria Concetta Riina e Antonino Ciavarello non disponesse dei capitali necessari per la costituzione della società in questione, né per l’avvio della stessa, tenuto conto che il saldo tra entrate e uscite era negativo per oltre 277mila euro”.
Poi la Rigenertek, attiva nel settore del commercio per corrispondenza di autoricambi: costituita nel 2013 con un capitale sociale di 500 euro. Sempre interamente versato da Ciavarello. Poi posta in liquidazione, sempre con la contestuale nomina a liquidatore di S.M, di Brindisi.
Nel 2015 la perdita era pari a 115.121 euro. Alle dipendenze della ditta hanno lavorato i coniugi Riina ma anche altre persone del posto.
Infine la Ac Service, con sede a Lecce in viale Cipro: settore commercio all’ingrosso e al dettaglio di autovetture, ricambi e accessori. Nel 2015 produzione pari a 0: “E’ significativo – sostengono i magistrati – che la Ac operi nel medesimo settore della Rigenertek e che nel corso del 2015 presentava debiti tributari per 162.203 euro e ancora che la sede legale della stessa coincida con l’unità locale della Clawstek”.
Infine: “I capitali impiegati per la sua costituzione non sono giustificati dalle disponibilità finanziarie lecite del nucleo famigliare di Maria Concetta Riina e di Antonino Ciavarello che al 31/12/2014 presentava un saldo progressivo tra entrate e uscite negativo per oltre 279mila euro”.
 
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