Le concessioni nel mirino. I titolari pagano poco e investono anche meno

Un lido
Un lido
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Domenica 17 Marzo 2019, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 09:52
Concessioni demaniali regalate a fronte di guadagni stellari. Così il contestato imprenditore del lusso Flavio Briatore ha descritto il settore degli stabilimenti balneari, i cui affitti secondo proprietario del Billionaire e del Twiga, andrebbero almeno triplicati. E così, sulla scorta del dibattito nazionale, anche a Brindisi e provincia si discute di prezzi delle concessioni e servizi offerti agli utenti.
Partendo innanzitutto da un presupposto: le concessioni hanno il medesimo costo sostanzialmente in tutta Italia, ovvero 1,30 euro al metro quadro per le aree scoperte e 2,20 euro al metro quadro per le aree coperte con opere rimovibili. Questo significa che ogni stabilimento paga un determinato prezzo annuo in base all'estensione della concessione ma anche alla maggiore o minore presenza, per esempio, di aree destinate a cabine o a servizi come bar o ristoranti. Diversi lidi tra l'altro, non solo a Brindisi ma anche nel resto della provincia, si trovano in parte su aree in concessione ed in parte su aree private, cosa che rende la situazione ancora più complessa.
Mediamente, sulla costa brindisina gli stabilimenti balneari presenti non sono di dimensioni particolarmente ridotte e pagano, quindi, circa 10mila euro all'anno. Per quelli più piccoli, invece, la cifra è più bassa. Dal punto di vista numerico, la maggior parte dei lidi privati si trova sul litorale nord mentre quello a sud della città sconta la presenza della zona industriale e della centrale Enel.
Nella zona di Ostuni, è il versante nord del litorale l'area in cui è presente il maggior numero di stabilimenti e lidi privati. In particolare ai confini tra i territori della Città bianca e di Fasano. Qui gli imprenditori, dal Pilone fino a Torre Canne, oltre osservare quelle che sono le disposizioni a livello statale, e quindi in materia di demanio, sono a stretto contatto con un'area naturale, ed in particolare il parco Dune Costiere, il cui perimetro ricade tanto sulla fascia costiera del nord brindisino, quanto anche nell'entroterra. Una ricerca continua dell'equilibrio tra la salvaguardia dell'habitat naturale e gli investimenti privati a pochi passi dal mare negli ultimi tempi ha portato ad una condivisione di esempi virtuosi di buone pratiche socio-economiche.
Sul versante sud della Città Bianca, invece, sono pochi gli interventi, con i lidi organizzate, che offrono agli avventori estivi la possibilità di giornate intere di relax. Su questo fronte, solo poche strutture ricettive hanno voluto ampliare la propria offerta, recuperando un'area del demanio anche nell'ottica di garantire un servizio diverso, ed adeguata ad un ben specifico target di clientela. Lidi presenti anche lungo il litorale di Carovigno, tra Santa Sabina ed all'interno di un'altra riserva naturale: Torre Guaceto.
Anche dal punto di vista dei costi, tra Carovigno e Fasano la situazione è simile a quella di Brindisi. La media si aggira tra i 5mila ed i 7mila euro ma in alcuni casi si arriva fino a 15mila euro all'anno.
Per il Twiga, Briatore paga 17.619 euro all'anno ma dice che quella concessione dovrebbe valerne almeno 100mila. Se la stessa proporzione dovesse essere utilizzata per tutti gli stabilimenti balneari, probabilmente i lidi diventerebbero tutti extra-lusso e pochissimi potrebbero permetterseli.
Non a caso, il Codacons ha recentemente presentato a Procura della Repubblica e Corte dei conti un esposto sugli stabilimenti balneari di lusso nei quali si arriva a pagare mille euro per un presidential gazebo ma che poi allo Stato pagano di concessione la stessa identica cifra di tutti gli altri lidi. E nell'elenco è finito anche il Brinsisino con Borgo Egnazia, dove una cabana costa 120 euro al giorno (ma comprende il servizio di acqua a volontà e frutta).
La messa a bando delle concessioni per come sono attualmente concepite invece, ovvero l'adeguamento anche di questo settore alla cosiddetta direttiva Bolkestein, non rischierebbe di far aumentare i prezzi, se non nelle zone più ambite. Il governo, però, ha concesso una ulteriore proroga, dopo quella concessa dai governi precedenti, di quindici anni. Fino al 2034, dunque, la situazione rimarrà la stessa.
Brindisi, tuttavia, ha molti altri problemi da affrontare per arrivare ad avere un litorale realmente fruibile. Innanzitutto, infatti, la maggior parte della costa è interdetta alla balneazione per gli elevati rischi di crollo della falesia. Per non parlare dell'assoluta mancanza di parcheggi, che costringe chi frequenta (a proprio rischio e pericolo, visto il divieto) le poche spiagge libere della costa nord a lasciare l'auto ai bordi della litoranea. Il tutto in attesa del via libera, da parte della Regione, al Piano comunale costiero, che risale ormai a qualche anno fa.
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