«Apprendiamo - ironizzano i democratici - che da qualche giorno Brindisi ha un nuovo sindaco. Anzi, ha “il” sindaco: il notaio Michele Errico». Il Pd, letta l’ordinanza di nomina, sostiene infatti che Errico «non è un semplice “consigliere politico” della Carluccio, ma il vero alter ego che sarà libero di agire molto liberamente, all’interno ed all’esterno di palazzo di città, con il pretesto di garantire “il rispetto del sistema delle garanzie per la legalità e la trasparenza e delle relative attività di controllo”». Ma i democratici, rappresentati in consiglio comunale da Antonio Elefante e Damiano Flores, fanno notare al sindaco che sia il responsabile della trasparenza che quello dell’anticorruzione del Comune già esistono e sono il dirigente Angelo Roma e la segretaria generale Paola Giacovazzo. Ma anche il diritto di Errico di «rivolgersi ai servizi ed agli uffici dell’ente non come “quisque de populo”, ma come persona delegata, legittimata e qualificata a ricevere dagli stessi», per il Pd è «assolutamente fuorilegge».
L’aspetto più preoccupante però, secondo il Pd, è la facoltà di rappresentanza su tavoli istituzionali e di utilizzare mezzi, strumenti e strutture del Comune. «Significa - spiegano - che il sindaco Carluccio potrà stare comodamente seduta alla sua scrivania, o magari proseguire le sue ferie, mentre il notaio Errico farà in tutto e per tutto le veci del primo cittadino. Occupando anche un apposito ufficio all’interno del palazzo. Sempre in nome delle tanto decantate trasparenza e legalità. Sindaco Carluccio, se non aveva né le capacità nè la voglia di fare il “Sindaco”, perché mai ha accettato di candidarsi? La sua coalizione poteva direttamente candidare il notaio Errico che, sin dalle prime battute, era chiaro ed evidente che bramasse per tornare a sedere sullo scranno più alto di piazza Matteotti». Infine, il Pd annuncia una segnalazione alla Corte dei conti.
Per Curto, invece, Brindisi è da considerare «il primo Comune d’Italia ad avere introdotto la figura dell’amministratore delegato, in poche parole, del capo azienda, cioè, di colui che detiene il potere reale nella gestione dell’ente che gli ha attribuito la carica. A Brindisi, l’ad, e quindi il capo azienda c’è, ha un nome e un cognome: si chiama Michele Errico».
Evidentemente, per il coordinatore provinciale dell’Udc, «Angela Carluccio è già appagata dal fatto di essere “chiamata” sindaco, mentre le interessa un po’ meno “esserlo” effettivamente. Ma se questa situazione può andar bene per lei, molto meno bene può essere accettata da quei brindisini che l’hanno votata in buona fede, per nulla ipotizzando di mettere la città nelle mani di chi, da venti anni a questa parte, utilizza la città per il proprio convulso egocentrismo».
Infine, una stoccata nei confronti dei partiti che l’hanno sostenuta. «Resterebbe da capire – incalza infatti l’ex senatore – dove sia andato a finire il ruolo delle forze politiche che hanno sostenuto la Carluccio nella sua corsa a sindaco. Delle due l’una: o sono ormai inflaccidite e prive di una autentica spina dorsale che consenta loro di esercitare la propria insostituibile e delicatissima funzione, oppure sono già appagati di ciò che hanno ricevuto o stanno per ricevere in termini di bassissima cucina politica. In qualsiasi caso, uno spettacolo per nulla edificante sul quale è opportuno che la opposizione, e non solo, vigili costantemente».