Agguato mortale per il controllo del commercio di droga: 6 arresti

Il luogo dell'agguato
Il luogo dell'agguato
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Mercoledì 22 Marzo 2017, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 12:29

Sei arresti nel cuore della notte. Con una pioggia di manette scatenata dai carabinieri per segnare la nuova svolta nelle indagini sullo spietato omicidio di Francesco Galeandro, assassinato a colpi di arma da fuoco il 22 luglio dello scorso anno alla periferia di Pulsano. I militari del comando provinciale di Taranto hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare spiccata per sei persone accusate, a vario titolo, di concorso in omicidio premeditato aggravato, ricettazione, porto e detenzione in luogo pubblico di armi comuni e da guerra e favoreggiamento personale.  

In manette sono finiti Antonio Serafino, classe ‘44, residente a Pulsano, pensionato; Giuseppe Giaquinto, classe ‘89, residente a Pulsano, operaio; Vincenzo Caldararo, classe ‘71, residente a Crispiano, operaio; Giuliano Parisi, classe ‘81, residente a Francavilla Fontana, operaio; Andrea Rizzo, classe ‘90, residente a Taviano, commerciante; Giovanni Rizzo, classe ‘68, residente a Taviano, operaio. Tutti sono finiti in carcere, tranne i due Rizzo che hanno avuto gli arresti domiciliari.
 

 

Nel corso della retata, che si è sviluppata tra Taranto, Lecce, Brindisi e Roma, sono state eseguite numerose perquisizioni. In azione una task force di quaranta militari con il supporto di un elicottero del 6° Elinucleo Carabinieri di Bari Palese ed unità cinofile antidroga ed antiesplosivo del Nucleo
Carabinieri Cinofili di Modugno.

Galeandro venne assassinato mentre rientrava a casa a bordo della sua Smart. La vettura venne crivellata di colpi. L'uomo cercò di sfuggire alla furia dei sicari, uscendo dalla macchina e rifugiandosi in un terreno, ma venne raggiunto è finito a colpi di arma da fuoco. Per il terribile agguato di mala, inquadrato in una faida da clan rivali di Pulsano, a settembre erano state arrestate tre persone: Vito Nicola Mandrillo, quale esecutore materiale dell’omicidio; Maurizio Agosta, quale mandante, e Giovanni Pernorio, quale favoreggiatore e custode delle armi. Nel corso delle indagini era stata inoltre rinvenuta e sequestrata una pistola semiautomatica calibro 7.65 parabellum con matricola abrasa e relativo munizionamento.

Le indagini dei carabinieri, tuttavia, non si sono concluse con il fermo dei tre, ma sono proseguite allo scopo di individuare il secondo killer, la cui esistenza era apparsa da subito assai verosimile, poiché Galeandro era caduto sotto il fuoco di una pistola cal.9x21, ma anche di munizioni cal.7.62 per Kalashnikov. Così gli inquirenti hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di Parisi, quale secondo componente del gruppo di fuoco, insieme a Mandrillo, che portò a termine l’agguato mortale.
Secondo gli investigatori Agosta sarebbe stato ideatore, mandante e finanziatore dell’omicidio voluto per il controllo criminale di Pulsano. Egli insieme a Serafino, Caldararo, Giaquinto e Mandrillo, avrebbe organizzato il fatto di sangue con sopralluoghi e summit riservati, fornendo ai killer le armi utilizzate per l’omicidio.
Giovanni e Andrea Rizzo, rispettivamente padre e figlio, sono accusati invece, dopo l’esecuzione del delitto, di aver aiutato i due sicari Mandrillo e Parisi, offrendo ospitalità ai due killer in fuga, presso la propria abitazione di Taviano, al fine di evitare accertamenti tecnici per esaltare tracce di polvere da sparo.

Galeandro pare fosse diventato figura scomoda nella spartizione degli affari illeciti derivanti dallo spaccio di sostanze stupefacenti in Pulsano e comuni limitrofi, al punto da indurre Agosta a emettere l’ordine di eliminarlo.
 

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