Un esercito di diecimila si è ribellato all'omertà

La marcia
La marcia
di Lucia PEZZUTO
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Venerdì 22 Marzo 2019, 12:25 - Ultimo aggiornamento: 12:26

Libera ha scelto Brindisi per la XXIV giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e la città ha risposto all'impegno civile e all'omertà di cui sembrava macchiata. E i protagonisti sono stati i ragazzi, un fiume di studenti e docenti che ha invaso le strade e le piazze per riprendersi il futuro, per far sentire la voce di chi non vuole arredendersi e anzi lottare per un mondo più giusto e possibile. I giovani sono stati la risposta alla violenza ed a quel clima di terrore che per decenni ha spezzato le speranze di questa terra. Tacciati spesso di omertà e indifferenza, con la loro presenza hanno voluto dare una risposta. Sono arrivati in pullman da tutta la Puglia, da Foggia, da Molfetta, da Bari, Taranto e Lecce. Difficile dire quanti erano: cinque mila secondo la questura, quindicimila secondo gli organizzatori, e come sempre forse la verità sta nel mezzo. Intere scolaresche di ogni ordine e grado, spesso accompagnate dai loro insegnanti. Con i volti segnati dai colori della pace e con uno striscione che la dice lunga sulle loro intenzioni: Sui nostri territori, sul nostro futuro, decidiamo noi.
Il lungo corteo ha attraversato così la città, tra il silenzio dei parenti delle vittime e gli slogan dei ragazzi, loro il passato e il futuro di questa terra che guarda avanti ma non dimentica. «E' molto importante che quest'anno la manifestazione regionale di Libera, la manifestazione in ricordo delle vittime innocenti di mafia sia qui a Brindisi. Perché Brindisi, la provincia di Brindisi è stata attraversata dalla nascita della Scu, è una terra dove il fenomeno mafioso si è registrato con particolare forza. Occorre sempre essere pronti, vigili, perché la mafia non è assolutamente sconfitta: lo testimoniano le annuali relazioni all'inaugurazione dell'anno giudiziario» ha detto il sindaco Riccardo Rossi, che ha partecipato al corteo. «Per questo il fenomeno va fortemente contrastato. Era quindi importante questa manifestazione dove la partecipazione dei giovani e degli studenti testimonia la volontà di mantenere alta la guardia, di trasmettere valori importanti soprattutto alle giovani generazioni».
Nei mesi scorsi proprio i giovani sono stati accusati di aver avuto un atteggiamento dimesso e poco collaborativo nei confronti delle forze dell'ordine che indagavano su gravissimi fatti di cronaca, come la sparatoria tra centinaia di ragazzi in largo Concordia. Eppure ieri ciascuno di questi ragazzi «ci ha messo la faccia», a loro il sindaco Rossi ha voluto consegnare un messaggio: «Il messaggio per i ragazzi è che ognuno deve fare la sua parte, ogni comportamento individuale costruisce un comportamento collettivo e quindi non è solo il ruolo delle forze dell'ordine, della magistratura, delle forze politiche ma ciascuno di noi è protagonista della vita dell'intera collettività e io penso che questo sia molto importante».
Mai abbassare la guardia, mai distogliere l'attenzione su quelle che sono le reali emergenze del territorio ne è convinto anche il sindaco di San Vito dei Normanni, Domenico Conte, che assieme ad altri sindaci della provincia di Brindisi ha partecipato alla manifestazione. « Che sia stata scelta Brindisi per questa manifestazione non è una coincidenza, ma è una scelta ben pensata, tenendo conto della sua storia credo che questo sia un segnale giusto per poter tenere alta l'attenzione - ha detto Conte - Bisogna anche tener conto di quello che sta accadendo, dello spostamento dell'attenzione su problematiche che attendono alla sicurezza e che si concentrano in qualche modo su quelli che sono i temi dell'immigrazione, falsi problemi. Quindi c'è bisogna riportare l'attenzione sui reali problemi quale quello della criminalità. Bisogna, invece, tenere la guardia alzata».
La manifestazione di Libera, ieri, si è conclusa con la lettura dei nomi delle vittime delle mafie.

Da un palco in piazza Santa Teresa, sindaci, studenti, semplici cittadini hanno dato un volto a quelle centinaia di uomini e donne che hanno perso la vita per mano della mafia. Tra questi nomi e questi volti è stato ricordato quello di Marcello Palmisano ucciso a Mogadiscio il 9 febbraio del 1995 in un agguato. Originario di San Michele Salentino, Marcello Palmisano lavorava per la Rai e quando perse la vita stava realizzando un servizio giornalistico con la collega Carmen Lasorella. Il figlio Davide, che vive a Londra, ieri era presente e ha letto alcuni nomi delle vittime di mafia: «E' stato importante ed emozionante leggere quei nomi perché dietro a ogni nome c'è una storia, una storia collettiva e invita a riflettere. Mio padre è stata una persona umile e mi ha insegnato il senso del dovere. Una persona normale che ha tentato di fare qualcosa di straordinario».

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