Intervista (impossibile) a Conrad: «Parole esotiche sugli abissi della mente»

Illustrazione di Giulia Tornesello
Illustrazione di Giulia Tornesello
di Stefano CRISTANTE
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Domenica 26 Novembre 2017, 19:33 - Ultimo aggiornamento: 19:34
Intervistatore: Signor Conrad, è la sua prima volta nel Salento?
Joseph Conrad: Sì, mai stato tanto a Sud di Roma e Napoli.
I: Se non ha nulla in contrario la porto a San Cataldo, il mare di Lecce.
JC: Ho dato un’occhiata alla mappa. Non sembrerebbe dietro l’angolo.
I: Andremo in automobile, naturalmente.
JC: Non sono ancora abituato alla vostra modernità. Sinceramente preferirei fare due passi a piedi.
I: Eppure mi sembra impossibile parlare con lei senza avere davanti agli occhi il mare.
JC: Il mare è talmente potente che per averlo davanti allo sguardo basta immaginarlo. Mi dia retta: passeggiamo.
I: Come vuole: scelga lei l’itinerario.
JC: Se non le spiace, amerei andare a caso.
I: A proposito di “caso”: ho visto che il titolo di una nuova e recente traduzione del suo romanzo Chance (1913) è proprio “Il caso”. Mi sembra una coincidenza curiosa.
JC: Mi dica: è cambiata la traduzione titolo compreso?
I: Sì. Ho una vecchia edizione il cui titolo è “Destino”.
JC: Perbacco, non conosco bene la vostra lingua ma mi sembrano due titoli – e due concetti – molto diversi.
I: Non c’è dubbio. Con il titolo Destino si annuncia una narrazione “fatalista”, forse persino “provvidenziale”, mentre con Il caso si disegna tutt’altra strategia: l’imprevisto e l’inaspettato irrompono in una molteplicità di scelte possibili per i personaggi. Ne vogliamo parlare un attimo, dei suoi personaggi?
JC: Se non le spiace preferirei che i lettori si avvicinassero direttamente al mio testo, se ne avessero voglia: i riassunti dei romanzi non fanno per me, e non stimolano la curiosità del lettore. Per entrare nel merito delle mie costruzioni letterarie occorre una decisione del lettore, accompagnata dalla scelta di una poltrona comoda e di una luce giusta. Con magari un buon bicchiere a portata di mano.
I: Se vuole, rientriamo in una conversazione più casuale.
JC: Buona idea. Le posso chiedere come mai in queste splendide stradine dove mi sta conducendo non ci sono marciapiedi per i pedoni eppure le automobili sfrecciano a pochi centimetri dai nostri cappotti?
I: Non ho una risposta, caro Conrad. Forse in questa città si preferisce che sia il caso a risolvere gli equilibri di una giornata, e non il buon senso.
JC: È un peccato però: senza macchine avreste uno dei centri storici più preziosi d’Italia. Ho visto tanti posti diversi in giro per il mondo, si fidi.
I: Non me lo dica, Joseph. Sono totalmente d’accordo con lei, ma le osservazioni delle persone sensate non sempre sono tenute in considerazione da queste parti.
JC: Brutta bestia la politica. Lo dico per saltare tutta una serie di possibili ragionamenti scontati sulla difficoltà di amministrare la modernità.
I: Brutta bestia anche la prima globalizzazione occidentale del mondo che fa da sfondo ai suoi romanzi, se è per questo.
JC: Certamente. Vedere nuovi mondi e congiungerli ai nostri mondi precedenti non è mai un’operazione indolore. L’esotico in cui crescono i miei personaggi e i loro dilemmi psichici ed esistenziali non impedisce certo di fare i conti con i propri fantasmi, anche se esalano da mangrovie e capanne della giungla africana e non da una tranquilla fattoria normanna o da una villetta newyorkese.
I: Mi pare che le sue parole siano quasi un preludio all’apparizione del fantasma di Kurtz, il protagonista di Cuore di tenebra, il suo romanzo del 1902, considerato da molti il suo capolavoro. Kurtz era un agente di commercio dell’avorio a capo di una filiale collocata nei meandri del fiume Congo, che finì per mettersi a capo di una specie di regno folle e crudele. Gli indigeni lo adoravano, ma lui non vedeva che orrore nel mondo, e il suo rimedio era combattere l’orrore con orrore ancora maggiore.
JC: Aggiungerei che in Kurtz è presente la visionarietà. Vi è una certa grandezza nella sua abiezione.
I: Le è capitato di vedere Apocalypse now, il film ispirato da Cuore di tenebra?
JC: Ne ho solo sentito parlare.
I: Vede, nel film la situazione è molto diversa da quella descritta nel suo romanzo.
JC: Mi spieghi.
I: Il grande regista Francis Ford Coppola sposta tutto in avanti, durante la disastrosa guerra americana in Vietnam, a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del XX secolo. Poi cambia anche lo scenario: qui siamo in Estremo Oriente, e non in Africa. Nel suo romanzo la voce narrante è Marlow, un giovane incaricato dall’agenzia commerciale di ritrovare Kurtz nella giungla e di riportarlo alla civiltà, mentre nel film il compito del protagonista (un militare specializzato in missioni segrete e ad alto rischio) non è di riportarlo a casa, ma di eliminarlo.
JC: Non dica proprio tutto, magari qualche lettore che vuole gustarsi Cuore di tenebra c’è ancora.
I: Ha ragione, gli spoiler sono indigesti. Resta comunque il fatto che la mia generazione ha visto il film di Coppola durante la prima giovinezza, un’epoca della vita in cui le cose rimangono impresse indelebilmente.
JC: Sia più chiaro.
I: Il militare incaricato di uccidere Kurtz è un grande attore, Martin Sheene. Ma Kurtz è interpretato dall’attore forse più complesso e affascinante di tutta la storia del cinema, Marlon Brando. L’eco della sua scrittura, caro Conrad, nella trasposizione di Coppola produsse un’enorme impressione: sullo schermo si respirava l’odore del male, e quando Martin Sheene afferrava il machete per interrompere il delirio di Kurtz ammazzandolo in modo cruento e ancestrale, tutta la sala cinematografica aveva un sobbalzo.
JC: Mi sta dicendo che il cinema moderno ha un potere di suggestione superiore alla scrittura?
I: Non le nascondo che ho spesso questa sensazione.
JC: Non so che dirle: ai miei tempi il cinema era ancora più o meno un fenomeno da baraccone. Ora vedo che i cinematografi sono quasi dei templi.
I: Purtroppo non sono più così frequentati come sembra. Oggi a dettare legge sono le serie televisive.
JC: Ne ho sentito parlare. Secondo lei i miei lavori si presterebbero a una trasposizione televisiva?
I: Giovani avventurosi, luoghi estremi ed esotici, commerci e storie di mare, segreti e mali dell’anima: mi stupisce anzi che nel mondo della produzione audiovisiva non abbiano già pensato a lei.
JC: Le posso confessare una cosa?
I: La prego.
JC: Mentre parlava ho avuto un ripensamento.
I: Mi dica.
JC: Mi porterebbe a vedere il mare?



Nota a piè di pagina:
Joseph Conrad, nato Józef Teodor Nałecz Konrad Korzeniowski (Berdyciv, 3 dicembre 1857 – Bishopsbourne, 3 agosto 1924), è stato uno scrittore polacco naturalizzato britannico. Anche se l’inglese era solo la sua terza lingua dopo il polacco e il francese, in questa lingua raggiunse dei vertici stilistici e di profondità introspettiva ritenuti, anche dai puristi, di grandissima levatura. Dopo una vita di viaggi per mare e dopo varie altalene sociali, il suo originale stile narrativo e i suoi personaggi anti-eroici hanno influenzato molti scrittori, tra cui Ernest Hemingway, David Herbert Lawrence, Graham Greene, William S. Burroughs, Joseph Heller, V.S. Naipaul e John Maxwell Coetzee. Ha ispirato inoltre diversi film, tra cui Lord Jim e Apocalypse Now. Mentre l’Impero britannico raggiungeva l’apogeo, Conrad mise a frutto la sua esperienza prima nella marina francese e, successivamente, in quella britannica, per scrivere romanzi e racconti che riflettono aspetti di un impero “globale” e, allo stesso tempo, esplorano gli abissi della mente umana. Tra le sue opere principali, ricordiamo Cuore di tenebra (prima edizione su rivista: 1899), Lord Jim (1900), Il caso (1913), La linea d’ombra (1917).

 
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