Dall'anfiteatro di Lecce all'ex Fornace di Milano
un anno di riflessione sugli spazi pubblici di Quida

Dall'anfiteatro di Lecce all'ex Fornace di Milano un anno di riflessione sugli spazi pubblici di Quida
di Marinilde GIANNANDREA
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Sabato 23 Settembre 2017, 18:45
Si conclude oggi negli spazi dell’Ex-Fornace a Milano il progetto “Continuum. Processo d’interazione tra spazio ambientale e pubblico” di Raffaele Quida, a cura di Alessia Locatelli.
Era partito da Lecce nel 2016. Nell’anfiteatro romano leccese aveva collocato una pensilina degli autobus in disuso creando un cortocircuito di spazio-tempo e innestando un processo di spiazzamento per lo spettatore. Due archeologie diverse erano forzatamente a confronto e si transitava nella storia utilizzando un oggetto del presente. L’intervento di arte pubblica, curato da Lorenzo Madaro, era destinato a essere attraversato e vissuto, anche se solo per un breve spazio di tempo.
Nella seconda tappa, curata da Antonella Marino, Quida aveva dislocato dodici cisterne di plastica in Piazza del Ferrarese a Bari, collocate in modo da poter essere attraversate dai passanti. Tracciavano un percorso e segnavano anche una sequenza di ostacoli, segnalando la dimensione comunitaria dell’arte, mentre a Taranto, in un ex padiglione industriale e nel gelo dell’inverno scorso, l’artista leccese aveva orchestrato il terzo atto del suo progetto curato in questo caso da Michela Casavola. Sedici ragazzi e ragazze avevano agito in una performance in cui erano presenti urne e polvere bianca. L'attraversamento e la permanenza negli  spazi industriali diventava una riflessione simbolica sulla ciclicità dell’esistenza.
Questo processo è approdato a Milano insieme alla documentazione degli interventi pugliesi e a un’installazione di grandi carte fotosensibili, collocate nei mesi di luglio e agosto in uno spazio industriale vicino alla casa dell’artista e riposizionate a settembre nell’Ex-Fornace per interagire con la luce milanese che entra dalle finestre affacciate sul naviglio pavese. Un percorso, che “esporta” a nord una riflessione tutta contemporanea sulla dimensione pubblica e partecipata dell’arte. Che pone l’accento su emergenze architettoniche e i disastri ambientali  pugliesi, ma lo fa superando ogni consuetudine e mettendo in gioco un pensiero in transito, una narrazione a tappe in un sistema che parte dalla decontestualizzazione dell’oggetto, mobilita lo spazio urbano e approda a una riflessione sul tempo dell’esistenza. Il progetto è accompagnato da un catalogo pubblicato dall’Editrice Salentina.  
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