Un giallo "politico" per Sara la detective

Un giallo "politico" per Sara la detective
di Ida PALISI
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Lunedì 11 Marzo 2019, 21:19
Le scarpe basse, i vestiti sformati, i capelli color argento. E due occhi azzurri che scavano dentro. Cinquantacinque anni, invisibile e bellissima a modo suo, Sara Morozzi è il nome del futuro per Maurizio de Giovanni, il papà del celebre Commissario Ricciardi ma anche dei Bastardi di Pizzofalcone, approdati in tv. A Sara la detective, già protagonista di Sara al tramonto, ora De Giovanni dedica un nuovo romanzo, Le parole di Sara (Rizzoli, pagine 352, euro 19, con un racconto in appendice) da domani in libreria, e compie con lei una piccola rivoluzione nell'universo narrativo cui ci aveva abituati finora. Temi nuovi, personalità singolari, un linguaggio secco e veloce che si emancipa dalla retorica dei sentimenti con cui aveva conquistato il grande pubblico, una città attraversata dalla solitudine che è Napoli ma potrebbe essere anche New York, Londra, Parigi. E, soprattutto, un romanzo politico, il primo del genere per lo scrittore napoletano, che racconta dello sfruttamento dei migranti, di uomini di potere senza scrupoli, di istigazione alla violenza e di proposte di leggi regionali con l'obiettivo di arginare l'immigrazione.
«L'idea di fondo e che, con l'economia in crisi e in un territorio disastrato come il nostro, non c'è lavoro per tutti e quindi, quando i migranti arrivano, hanno fame e devono pensare alla famiglia, finendo cosi per ingrossare le fila della criminalità organizzata. Perciò, se si vuole combattere sul serio la mafia, gli immigrati vanno cacciati. Senza se e senza ma», fa dire nel libro. Ma l'aggancio a una realtà inquieta e ansiogena non ingombra un racconto che è corale e su più livelli narrativi. Perché è la storia dell'amicizia tra due donne, ruvide e non convenzionali, che dà moto alla vicenda: una, Sara, la Mora ex agente di un'organizzazione super segreta per la sicurezza dello Stato che ha abdicato alla vita dopo la morte del capo, l'amato Massimiliano (unica voce fuori campo del libro, un piccolo leit motiv narrativo, misto di amore e di saggezza) e l'altra, Teresa, la Bionda coetanea e collega molto più appariscente, invece, che il suo stile lo grida in faccia a tutti nelle prime pagine: «Niente figli e niente marito, sesso a volontà, se serve, eccome se serve, ma sempre rigorosamente occasionale, una botta e via, al massimo due, mai una terza». Ma si innamora di Sergio, uno stagista fascinoso e ambiguo, che scompare all'inizio, e per ritrovarlo coinvolge Sara nell'inchiesta.
E poi è anche una vicenda intergenerazionale, un confronto tra una schiera di vecchi (tra cui un certo Lembo dei servizi segretissimi, deus ex machina occulto o forse, anche lui, nelle mani di qualcun altro) e giovani irrisolti come Viola, la nuora di Sara che l'aiuta nelle indagini e cerca un nuovo amore negli appuntamenti al buio, o Rachele, la fidanzata dello stagista, che non vuole rinunciare a una vita di agi costruita sullo sfruttamento del lavoro, e Sergio stesso, rampollo senza troppi scrupoli.
«Persone inquiete che vivono in un mondo che non capiscono» dice de Giovanni, che rinuncia all'edonismo spinto di certe figure femminili alla Monica Bellucci cui ci aveva abituato altrove, ma non al suo umorismo, sfogandolo con qualche citazione sopra le righe di canzoni e canzonette italiane e, soprattutto, con l'ispettore Davide Pardo, sfortunatissimo con le donne e schiavizzato dal suo enorme cane Boris, impacciato come il ladro Dortmunder nato dall'ironia in chiave noir di Donald Westlake, cui dichiaratamente l'autore si ispira. E se il piccolo Massimiliano, il nipotino di Sara, è una spia di tenerezza, il cieco Andrea, che aiuta nelle indagini e sa leggere senza occhi, è un tributo al suo immaginario di personaggi con i super-poteri che si nascondo sempre sotto le spoglie di gente qualunque.
Ma guai a dirgli che questa Sara è l'erede di Luigi Alfredo Ricciardi, il commissario che vede i morti e che in estate finirà il suo ciclo esistenziale (ucciso in guerra? Ancora non si sa), in attesa di essere portato in tv. «Sara non è una poliziotta e, a differenza di Ricciardi e pure di Lojacono e dei Bastardi - dice - ha mosso tutta la sua vita in maniera collaterale, guardando la realtà dall'esterno, non si fa coinvolgere. Lei è un'osservatrice, non entra nel merito delle cose per cambiarle».
Nel gioco delle sottrazioni, dove la città è la Napoli del Vomero e della periferia ma anche non lo è, i personaggi si mettono in moto ma si tengono fuori, la verità è importante ma non a tutti i costi, il nuovo De Giovanni non ci fa rimpiangere i suoi gialli sentimentali né il sintagma di fame, amore e soldi che pone alla base degli altri suoi libri. Sara ha gli occhi azzurri di Valeria Golino, il fascino di Maria Pia Calzone, la semplicità di Carla Signoris, «bellissime e sexy senza maschere e senza infingimenti».
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