PUGLIA MON AMOUR/Catena Fiorello: «Salento al profumo di fiori d'arancio»

PUGLIA MON AMOUR/Catena Fiorello: «Salento al profumo di fiori d'arancio»
di Valeria BLANCO
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Lunedì 25 Agosto 2014, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 6 Ottobre, 15:10

Il mestiere di scrittrice le consente ampia libertà negli spostamenti, così ormai Catena Fiorello - da qualche anno legata all’avvocato Paolo Spalluto, di Squinzano - passa molto più tempo a Lecce che a Roma. Del Salento ama più l’entroterra che le località turistiche più blasonate e alle atmosfere glamour preferisce quelle meno patinate ma più veraci. Grazie anche a un carattere gioviale ed estroverso, tra Lecce e provincia Catena ha conquistato tutti. E ormai si sente così amata in Puglia, che non solo ha preso casa nella zona di piazza Mazzini, ma sta addirittura progettando il proprio matrimonio in uno dei paesini della Grecìa salentina, che adora. E sempre qui potrebbe ambientare uno dei suoi prossimi romanzi, dopo che già ha scelto Squinzano e Campi Salentina per ambientarvi “Casca il mondo, casca la terra”.

Si è innamorata prima del Salento o prima del suo attuale compagno?

«Le prime volte che sono stata in Puglia ero al seguito di mio fratello Rosario, che faceva degli spettacoli, e ancora non conoscevo Paolo. Questa terra mi ha affascinato da sempre, ma è da quando ho trovato l’amore che l’ho eletta a mia seconda “patria”. Ho preso casa a Lecce, vicino piazza Mazzini, e ormai sto più lì che a Roma».

Conta di trasferirsi in Puglia stabilmente?

«Farò di più: per il mio matrimonio ho pensato a due cerimonie. Mentre quella religiosa sarà in Sicilia, quella civile vorrei farla in uno di quei paesini della Grecìa salentina che trovo incantevoli».

Pregi e difetti dei salentini.

«Intanto, bisogna distinguere i leccesi dai salentini. I primi, soprattutto nella classe borghese, prestano molta attenzione alle apparenze e hanno un po’ la puzza sotto il naso, uno snobismo che patisco molto.

Credo, invece, che nei paesini la gente sia più verace. Un pregio, che fa somigliare molto il Salento alla mia Sicilia, è che la gente apre con facilità le porte di casa ed è molto solidale. E poi, c’è tanto talento».

Un esempio?

«“In grazia di Dio” di Winspeare è un film da Oscar che tutti i salentini dovrebbero vedere».

Quale aspetto della “salentinità” esporterebbe altrove?

«Ai salentini invidio un po’ l’intelligenza di aver saputo esaltare la propria terra, fino a farla diventare la meta turistica più ambita in Italia, senza mai esagerare. Un esempio: in tutto il Sud abbiamo la tarantella, ma solo nel Salento si è riusciti a fare della pizzica e della musica popolare un evento mondiale come la Notte della Taranta. Adesso occorrerà essere saggi e sfruttare questo buon momento rimanendo modesti e con i piedi per terra».

Cosa pensano i suoi fratelli e la sua mamma del Salento?

«Anche mia mamma ama molto l’eleganza e la raffinatezza di Lecce, tanto che ormai aspetta di venire qui persino per fare shopping. Beppe è molto amico di Edoardo Winspeare e dei fratelli Capasa, e ci viene spesso. Rosario, invece, ci è stato solo per lavoro, ma sono sicura che, non appena ci verrà in vacanza, anche lui si farà conquistare da tutta questa bellezza».

Ha un luogo del cuore?

«Ce ne sono tanti, difficile sceglierne uno solo. Almeno tre: in provincia, amo la grotta della poesia di Roca Vecchia, una delle piscine naturali più belle del mondo. A Lecce adoro quel dedalo di viuzze attorno alla Chiesa Greca. E consiglio a tutti di visitare il santuario della Madonna del Garofano a Squinzano».

Qual è il suo piatto salentino preferito?

«Senza dubbio al primo posto ci sono i cecamariti, una variante delle fave e cicorie, e poi i pomodorini “scattarisciati”. La mamma del mio fidanzato me li cucina sempre: li mangerei anche a colazione e ho anche imparato a cucinarli».

E il ricordo più bello?

«Le prime presentazioni del mio romanzo, “Casca il mondo, casca la terra”. Sin da allora, il Salento mi ha circondato di un affetto commovente, pari solo a quello che trovo nella mia Sicilia. Addirittura, a Squinzano c’è una persona che organizza ogni anno una festa in mio onore».

Dove si può incontrare Catena Fiorello, quando è in Puglia?

«Al mare vado sempre al Lido York di San Cataldo. Ci sono molto affezionata perché è uno dei primi posti in cui sono andata nel Salento: un giorno, avevo il desiderio di andare al mare, ma anche la necessità di rimanere molto vicino a Lecce. Quando ho visto questa costruzione rossa anni ’70, mi è piaciuta molto. Ci sono entrata e sono rimasta molto colpita dal fatto che il titolare, che solo più tardi ho scoperto essere Alfredo Prete, il presidente della Camera di Commercio, lavorava tanto quanto i suoi dipendenti. Poi mi ci sono affezionata e vado quasi sempre lì. Quando voglio fare un po’ la vip, invece, vado al lido Tabù di Porto Cesareo. Un ristorante di fiducia quello dell’amico Sanna a San Foca, perché fa una cucina semplice e salutista e il pesce è cucinato in maniera eccellente. A Lecce, invece, quando non ho voglia di cucinare, vado dalle Zie».

Cosa c’è nella sua valigia quando va via da Lecce?

«Le mandorle “muddrise” che trovo solo da un fruttivendolo a Squinzano, i tarallini e i pasticciotti che mi porta sempre anche Paolo quando viene a Roma».