Da Paz a Manara, nel disegno il mito della femminilità

Da Paz a Manara, nel disegno il mito della femminilità
di Eleonora MOSCARA
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Marzo 2018, 18:41
A 30 anni dalla morte di Andrea Pazienza, il suo genio è ancora vivo e come tale continua ad essere celebrato. Paz, nato nel 1956 a San Benedetto del Tronto e scomparso a soli 32 anni nel 1988, ha rivoluzionato la storia del fumetto italiano e il Teatro Koreja ha inserito nel programma della stagione teatrale di Strade Maestre, una speciale rassegna tra teatro, fumetti, musica e incontri dedicati al visionario fumettista proprio nella giornata internazionale della donna. A partire dalle 18.30 ai Cantieri Koreja, avrà inizio un viaggio nel mondo femminile di Paz con Stefano Cristante, sociologo della comunicazione dell’Università del Salento che lo ha conosciuto e a lui ha dedicato uno studio intitolato “Andrea Pazienza e l’arte del fuggiasco”. Il professore analizzerà la figura di Pazienza calandola nel suo tempo e ripercorrendoun immaginario che parte da luiper arrivare a Milo Manara, fino alla transavanguardia e ai nostri giorni.

«La presenza delle donne è costante nelle tavole di Paz - sottolineaCristante – egli disegna tante donne diverse, molte sono legate alla sua vita o all’immaginario collettivo tipo la donna nel manifesto del film di Fellini La città delle donne, quella donna con quei capelli così particolari e quello sguardo così misterioso corrisponde a Elisabetta Pellerano che è stata una sua fidanzata per tanti anni, oppure la sirena a cavalcioni di uno squalo è ispirata a sua moglie Marina Comandini. Il suo ideale di bellezza femminile corrispondeva alle ragazze che avevano avuto storie più durature con lui, e spesso alludeva anche alle compagne nel senso politico del termine, erano donne adulte esperte e silenziose che mettevano in discussione la virilità dell’uomo, le donne da lui rappresentate avevano conosciuto precocemente l’iniziazione sessuale e stavano nella battaglia politica alla stessa stregua dei maschi, come si vede nelle tavole di Pentothal. Sono le donne della stagione del ‘77 che ha coinciso con il movimento rivoluzionario di quegli anni e con le prime pratiche femministe».

Pazienza amava le donne e non ne faceva un mistero: «Donna è la mia ragazza, donna è mia madre e ti dico che riposare una testa sconvolta in un grembo conosciuto e amato è quanto di più bello sia dato di vivere a un uomo dopo le sorgenti del Rio delle Amazzoni».

La “lezione” di Cristante farà luce nella tempestosa epoca di Pazienza per dimostrare come sia riuscito a mantenere un rigoroso filo narrativo in tutte le sue forme di espressione, egli, infatti, non è stato solo un fumettista, ma anche un narratore grafico che si è speso nella sperimentazione di Pentothal, in storie noir con Zanardi ma anche in una miriade di illustrazioni e vignette singole come per Il male sconosciuto o le storie di Pertini.

«Il centro della narrazione di Pazienza non è rappresentato dal rapporto con le donne ma dalle pieghe della crisi del maschio, – continua Cristante – grazie ad una ruvida autenticità e alla sua sincerità disarmante nei racconti di famiglia, c’è un superamento della narrazione abituale, dell’arrugginito e del rapporto di ostilità con la generazione precedente».

Umberto Eco diceva che se voleva rilassarsi leggeva un saggio di Hegel, mentre se voleva impegnarsi leggeva “La ballata del mare salato” di Hugo Pratt. «Riuscire a mettere insieme il senso della vista che serve per leggere e quello per interpretare i fumetti è sintomo di grande capacità di concentrazione, - conclude Cristante - Pazienza era consapevole che il fumetto fosse uno dei più complessi mezzi di comunicazione che esistono. Ecco perché è stato un riferimento per tanti fumettisti di oggi come Gipi o Zerocalcare».
 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA