Vent'anni di Comicon nel nome del Fumetto

Vent'anni di Comicon nel nome del Fumetto
di Francesco DI BELLA
6 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Febbraio 2018, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 17:53

Quando per la prima volta a Napoli comparvero i manifesti che annunciavano l’esordio di una nuova manifestazione denominata Comicon, tre giorni di rassegna dedicata al fumetto, non furono in molti, forse, a scommettere su un suo roseo futuro. Troppe le iniziative analoghe nate e svanite in un batter di ciglia, troppe le speranze deluse tra gli appassionati della “nona arte” in un Sud Italia apparentemente incapace di far mettere radici a saloni in grado di mutuare, anche solo in parte, i fasti delle rassegne da tempo presenti nel Settentrione, a partire da quel primo esperimento che nel 1965 vide la luce in quel di Bordighera, in Liguria. 
Fu un anno importante per il fumetto in Italia quel 1965: nelle edicole, ad aprile, fece la sua comparsa una rivista che per la prima volta univa “politica”, sociologia e fumetti d’autore, italiani e d’importazione. Si chiamava “Linus” e tra le “menti” che l’avevano pensata c’erano personaggi del calibro di Umberto Eco, allora giovane semiologo che da qualche mese aveva dato alle stampe il suo “Apocalittici e integrati”, raccolta di saggi sulla cultura di massa in cui, tra l’altro, spiegava come e perché il fumetto non potesse più essere considerato “roba per bambini”.

Fu quello perciò, il 1965, l’anno in cui il fumetto diventò “adulto”, come aveva preannunciato qualche settimana prima anche il Primo salone internazionale dei Comics di Bordighera. 
Nella città ligure vi rimase solo quella volta, perché l’anno successivo fu trasferito a Lucca dove si radicò e crebbe a tal punto che nel 1973 la Francia inviò una delegazione per “studiarlo”. Nel 1974 il “modello Lucca” divenne il punto di partenza per il nascente Festival de la bande dessinée di Angoulême, una città che persino nella sua struttura era simile al borgo toscano.

Ma dicevamo di Napoli. Era il 1998, il 2 ottobre, quando un timido Comicon muoveva i primi passi nello splendido contenitore di Castel Sant’Elmo, attirando nelle stanze e nei corridoi della fortezza, tra dibattiti e banchi di rivenditori, più curiosi che veri e propri appassionati e collezionisti di fumetti. Fu una scommessa, quella volta. Che fosse in grado di diventare una scommessa vinta lo ha dimostrato il tempo.
Nel corso degli anni il Comicon è cresciuto, tanto da dover cambiare sede e trasferirsi nel più ampio complesso della Mostra d’Oltremare, capace di accogliere il numero sempre crescente di visitatori. L’anno scorso sono stati 130mila, ed è stato l’ennesimo record.

Quest’anno è il ventennale, edizione importante. Vent’anni di Salone Internazionale del Fumetto, che saranno celebrati sempre alla Mostra d’Oltremare dal 28 aprile all’1 maggio prossimi. Ed è un cerchio che si chiude, poiché il “magister” di questa edizione (il Comicon da alcune edizioni a questa parte ne ha uno diverso ogni anno, Guido “Silver” Silvestri, il papà di Lupo Alberto, nel 2016, Roberto Recchioni nel 2017) è Lorenzo Mattotti, uno tra i fumettisti e illustratori italiani più famosi al mondo, amato anche per le sue copertine del New Yorker. A lui e alla sua arte fumettistica, in quella prima edizione del 1998, fu dedicata una mostra nelle stanze di Castel Sant’Elmo. Ora, per il ventennale, sarà lui a indirizzare e coordinare il programma culturale della manifestazione. A cominciare dal “logo” di questa edizione.

«Volevo riprendere un archetipo di Napoli, e anche se può sembrare una scelta banale, ho sempre pensato che Pulcinella fosse un personaggio forte, iconico, misterioso e metafisico, ma allo stesso tempo sbracato e popolare, perfetto per rappresentare le tante anime del Fumetto – spiega Mattotti – volevo ovviamente allontanarmi dallo stereotipo del supereroe (anche se porta una maschera) ed è per questo che ho scelto di interpretare in chiave moderna, anche psichedelica, un personaggio della cultura e della tradizione partenopea».

Al programma si sta ancora lavorando, ma già si conoscono i primi tre ospiti: Art Spiegelman e José Muñoz, invitati direttamente dal Magister, e Vittorio Giardino, maestro imprescindibile del fumetto italiano. Art Spiegelman è condirettore della rivista di fumetti e grafica Raw e Premio Pulitzer con il capolavoro indiscusso Maus. José Muñoz è un maestro del bianco e nero di tradizione ispano-americana, nel solco di autori del calibro di Alberto Breccia e Hugo Pratt. Vittorio Giardino, 40 anni circa di carriera, tradotto in tutto il mondo, è un maestro della “linea chiara” di tradizione franco belga e al Comicon presenterà l’ultimo attesissimo volume delle avventure di Jonas Fink.

Molti altri ospiti e nuove sorprese saranno annunciate nelle prossime settimane anche per le altre numerose sezioni in cui si articolerà il Comicon 2018: CartooNa (tra Animazione, Cinema, Serie e Web), Cosplay, Gamecon (con Giochi e Videogiochi), Asian Village, Musica, Mercato (con le ultime proposte editoriali), ComiconKids.
D’altro canto le novità di questa ventesima edizione sono tante e non riguardano solo il programma ma anche la logistica, che non sarà racchiusa soltanto all’interno della Mostra d’Oltremare. Una nuova e illustre location, infatti, sarà nel centro della città: Castel dell’Ovo ospiterà la mostra “Vent’anni di Fumetto in Italia 1998–2018”, che racconterà l’evoluzione della Nona Arte nel nostro Paese in un viaggio tra case editrici, autori, temi e personaggi.
Villa Pignatelli di Napoli, invece, dal 6 aprile al 27 maggio ospiterà nei suoi spazi espositivi la mostra “Seguendo le Tracce”, di cui sarà protagonista lo stesso Lorenzo Mattotti.

La festa dei 20 anni del Comicon, quindi, coinvolgerà in più momenti la città partenopea, nel nome di quei fumetti diventati adulti in quel lontano 1965 e che continuano ad albergare in molti di noi (che lo si ammetta o meno), allora ragazzi, oggi un po’ più attempati, mantenendoci giovani. Perché, come scriveva Umberto Eco nell’intervista allo scrittore Elio Vittorini pubblicata proprio sul primo numero di Linus, «molte volte quando si cerca di spiegare a qualcuno, che non è abituato ai fumetti, che essi sono importanti, questo qualcuno tende a giudicarli così come giudicherebbe una pagina di romanzo, una pagina letteraria. Legge un brano isolato, due o tre pagine e non vi trova effettivamente nulla. Per giudicare i fumetti per quello che valgono realmente, bisogna tener conto proprio della loro tecnica di distribuzione e di consumo, così come certe epiche popolari di un tempo trovavano il loro sviluppo proprio attraverso il ripetersi delle avventure. È quindi impossibile giudicare il fumetto con i criteri che si applicano alla letteratura normale. Questo non significa che il fumetto non possa essere un prodotto letterario: solo che esso va giudicato in un “sistema” di lettura (e quindi anche di creazione) diverso».
 

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA