Banca Etruria, fidehjussioni inefficaci: le 12 accuse di Bankitalia

Banca Etruria, fidehjussioni inefficaci: le 12 accuse di Bankitalia
di Valentina Errante
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Sabato 9 Gennaio 2016, 20:31 - Ultimo aggiornamento: 20:30
dal nostro inviato

AREZZO - Dalle «Carenze di governo, gestione e controllo dei rischi» alle politiche «di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari». Sono dodici le contestazioni che Bankitalia muove a Pierluigi Boschi, padre del ministro Maria Elena, e ad altri sette componenti dell'ultimo cda di banca Etruria, in carica fino a febbraio, quando è stato disposto il commissariamento. «L'accertamento ispettivo – sottolinea Bankitalia che ha avviato la procedura sanzionatoria – si è concluso con risultanze sfavorevoli. L'analisi ispettiva ha evidenziato un elevato shortfall patrimoniale (carenza di bilancio ndr), riflesso in larga parte delle maggiori perdite emerse in corso di ispezione sul portafoglio crediti deteriorati». È in base a questi rilievi che Palazzo Koch ha stabilito di sanzionare Lorenzo Rosi, già presidente, Pierluigi Boschi e Alfredo Berni, entrambi vice presidenti, e i consiglieri Claudia Bugno, Andrea Orlandi, Luciano Nataloni, Luigi Nannipieri e Claudio Salini. Le cifre delle nuove multe saranno “quantificate” entro il 16 marzo. Tutto il cda è ritenuto responsabile, invece, delle «politiche e prassi di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi bancari», anche i consiglieri Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori, Anna Maria Nocentini, Ilaria Tosti, Alessandro Besocci, Carlo Catanossi e Rossana Bonello sono quindi sottoposti a procedura sanzionatoria.

I DANNI
Sono 517 le perdite calcolate da Bankitalia. Scrivono gli ispettori che sottolineano come la vigilanza abbia dovuto riclassificare alcune voci di bilancio: «Tali ulteriori esiti dubbi, che si aggiungono a quelli già contabilizzati durante l'anno, hanno determinato per il 2014 rettifiche su crediti complessive per 672 milioni, che hanno concorso a generare la perdita d'esercizio, segnalata ai fini Finrep di 517 milioni di euro», mentre, per la vigilanza, ammonta a 590 milioni di euro lo shortfall. «Gli elementi di marcata anomalia – scrivono gli ispettori – già evidenziati negli accertamenti ispettivi conclusisi il 6 settembre 2013 e la sostanziale inerzia degli organi di governo dell'ispezionata nell'attivare, come richiesto dall'organo di vigilanza con nota del 3 dicembre 2013, adeguate misure correttive per risanare la gestione, si sono riflessi nell'ulteriore peggioramento della situazione tecnica, già gravemente deteriorata. Ne è conseguita una significativa erosione delle esigue risorse patrimoniali, da tempo non i grado di soddisfare il previsto capital conservation buffer».

IL VERTICE RISTRETTO
Il cda ha «per lo più ratificato scelte e decisioni che sono state assunte in altre sedi. Al riguardo merita attenzione il ruolo svolto dalla “Commissione consiliare informale” (composta dal presidente, dai due vice presidenti, dai consiglieri Santonastaso Nataloni e Salini, quest'ultimo pure presidente della controllata Federico Del Vecchio che, insieme ai consulenti, ha determinato i percorsi da intraprendere in merito al processo di integrazione e le condizioni alle quali esso si sarebbe potuto realizzare. L'assenza di qualsiasi verbalizzazione delle attività svolte da tale “commissione” ha concorso a rendere poco trasparente il processo decisionale». E tra le contestazioni c'è anche la mancata aggregazione con la Banca popolare di Vicenza «mai portata all'attenzione dell'Assemblea dei soci». E ancora, scrivono gli ispettori: «Le garanzie consortili sono risultate non attivabili nel 23 per cento dei casi», «le fidejussioni rilasciate dai garanti nel 91 per cento dei casi erano prive di efficacia ai fini del recupero, anche a causa della mancanza di monitoraggio sui beni degli stessi».