Inps, un algoritmo deciderà le visite fiscali: un computer scoverà gli assenteisti

Inps, un algoritmo deciderà le visite fiscali: un computer scoverà gli assenteisti
di Andrea Bassi
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Martedì 29 Agosto 2017, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 11:26

ROMA Un algoritmo in grado di elaborare degli indici di rischio sui lavoratori che si assentano per malattia, ma malati non sono. L’arma segreta per combattere l’assenteismo, soprattutto nella pubblica amministrazione, è il cervellone dell’Inps. È uno degli effetti del Polo unico delle visite fiscali che sarà presentato domani dall’Istituto di previdenza e che accenderà ufficialmente i motori il primo settembre. Molto cambierà per i dipendenti pubblici, meno per quelli privati. Per questi ultimi, del resto, i controlli sulle malattie sono già da tempo effettuati dall’Inps. Per gli statali invece, le competenze da venerdì prossimo passeranno ufficialmente dalle Asl all’Istituto guidato da Tito Boeri. La prima novità, rispetto al passato, è che i controlli sulle assenze dei dipendenti pubblici, potranno essere effettuate anche d’ufficio. Fino ad oggi non era così. Era il dirigente che doveva chiedere il controllo da parte del medico fiscale. I controlli “random”, a campione, sono proprio una delle innovazioni dalle quali si attendono i maggiori risultati. Il software «Savio» in dotazione dell’Inps, e il data mining, permetteranno di effettuare quei controlli «selettivi» previsti dalla riforma del pubblico impiego.

L’OBIETTIVO
L’obiettivo è di sconfiggere soprattutto il fenomeno delle «assenze seriali», quelle del lunedì o quelle a cavallo delle festività e dei ponti. Del resto la riforma delle visite fiscali è nata proprio per rispondere ad alcuni casi di cronaca che hanno fatto particolare scalpore, come l’assenza di massa dei vigili urbani di Roma alla vigilia del capodanno di due anni fa. Per adesso, invece, gli orari di controllo resteranno immutati. Il ministero del lavoro ha inviato al Consiglio di Stato il decreto interministeriale che disciplina le nuove visite fiscali. Il testo conferma che l’orario di reperibilità per gli statali resti di sette ore, dalle nove alle tredici la mattina, e dalle quindici alle diciotto il pomeriggio. Per i lavoratori privati, invece, i controlli potranno essere effettuati, come già accade oggi, dalle dieci alle dodici e dalle diciassette alle diciannove. Non è escluso, però, che in futuro si proceda con una armonizzazione. La riforma del pubblico impiego prevede anche che le visite possano essere «ripetute». Significa che il medico potrà bussare alla porta di casa del lavoratore anche più volte se la malattia ha una durata di diversi giorni. L’altra novità per gli impiegato pubblici, è che in caso di assenza, saranno convocati per una visita ambulatoriale. 

Due punti interrogativi che pendono su tutto il progetto, riguardano le risorse a disposizione e l’adeguatezza del numero dei medici. Il governo ha stanziato per la parte restante di quest’anno, 17 milioni di euro che, spiegano dal ministero della Funzione pubblica, si sommano alle risorse già stanziate dall’Inps per i controlli per i privati. Nel 2018 lo stanziamento per il Polo Unico sale a 35 milioni. Quando a fare i controlli erano le Asl, il governo finanziava il servizio con 60-70 milioni di euro, anche se alla fine la spesa effettiva, spiegano sempre fonti del ministero, non ha mai superato i 23,5 milioni di euro. 

I NODI DA SCIOGLIERE
Per quanto riguarda i medici, attualmente ne sono in servizio 1.300 circa. Il direttore generale dell’Inps, Gabriella Di Michele, nella sua prima circolare attuativa del Polo Unico, ha riconosciuto che sono state riscontrate alcune criticità riferite a specifiche aree territoriali. Ci sono insomma, province dove c’è carenza di medici e altre dove invece i medici sono troppi. I casi più noti sono quelli della Lombardia, dove ci sarebbe un medico ogni 36 mila lavoratori, e quello della Calabria, dove invece il rapporto è di uno a cinquemila. Nei casi in cui il personale non sia sufficiente, comunque, l’Inps potrà affidare incarichi temporanei ad altri medici. Qualche preoccupazione, in realtà, serpeggia tra gli stessi camici bianchi. «Per intervenire su un settore nuovo come quello pubblico e verificare l’efficacia del sistema», spiega Massimo Giansante, vicepresidente Anmefi (Associazione Nazionale Medici di Medicina Fiscale), «potrebbero servire anni. Inoltre», conclude, «il primo settembre si avvicina e ancora non c’è certezza sugli orari di reperibilità, senza conoscere i quali è impossibile fare una programmazione». 
 

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