Consultazioni, Di Maio: sinergia con la Lega ma Berlusconi faccia passo di lato. Salvini: centrodestra unito, premier della Lega, stop veti M5S. Il capo di FI contro i 5 stelle

Governo, via al secondo giro di consultazioni
Governo, via al secondo giro di consultazioni
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Giovedì 12 Aprile 2018, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 07:50

Secondo giro di consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. Dopo il gruppo delle Autonomie, il Misto e Leu in mattinata, nel pomeriggio le consultazioni del capo dello Stato Sergio Mattarella sono riprese alle con le delegazione del Pd, del centrodestra unito e del Movimento 5 stelle. Domani mattina si chiude con il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, e i presidenti delle Camere, Roberto Fico e Elisabetta Casellati.

Di Maio. L'ultima delegazione a salire al Colle è stata quella dei 5 stelle. Questa volta Luigi Di Maio è arrivato in auto, guidando una Renault grigia. «C'è solo una soluzione per sbloccare questo stallo e investe Silvio Berlusconi: deve mettersi di lato e consentire la partenza per un governo di cambiamento. Altrimenti l'unica risposta è che non riteniamo possibile un governo del M5S con Forza Italia», ha scandito Di Maio al termine delle consultazioni ribadendo il veto all'ex premier. 
«Devo dire che ho apprezzato l'apertura da parte di autorevoli esponenti del pd ma è chiaro che in questo momento il Pd è fermo su posizioni che non aiutano», ha detto ancora Di Maio con al fianco i capigruppo Danilo Toninelli e Giulia Grillo. «Con la Lega è inutile dire che c'è una sinergia istituzionale che ha permesso di rendere operativo il Parlamento immediatamente», ha aggiunto Di Maio. «Nessuno può sentirsi esente dalla responsabilità di dare un Governo al Paese, soprattutto chi ha progettato questa legge elettorale». 

 



«È chiaro che la coalizione di centrodestra è tuttora divisa, perché mentre il leader della Lega apriva al M5S, con una battutaccia nei nostri confronti Berlusconi ha dimostrato che il centrodestra stesse sperando in questo momento nel Pd», ha continuato il leader grillino. «La Lega deve prendersi sue responsabilità perché sta dicendo o che vuole fare un governissimo, che non ci vede assolutamente d'accordo, o che vuole tornare al voto, ipotesi che scongiuriamo ma di cui non abbiamo paura e su cui non abbiamo niente da perdere». 

«Noi lavoreremo il più possibile per creare una maggioranza di governo ma con condizioni compatibili con i nostri valori e la nostra storia», ha sottolineato il capo politico del M5S. «Non riteniamo come sia possibile che a distanza di sette giorni si chieda quest'apertura impossibile», ha spiegato ancora Di Maio facendo riferimento a Berlusconi. Quella della Lega «è una posizione che non comprendo, non comprendo come Matteo Salvini di fronte alla possibilità di far partire il governo di cambiamento si sia ostinando con la coalizione di centrodestra», ha spiegato ancora il leader 5 stelle.

«Abbiamo espresso - ha detto ancora Di Maio - tutta la nostra preoccupazione sull'escalation siriana e crediamo si debba fare massima chiarezza sull'attacco di Douma ma qualsiasi uso delle armi chimiche è intollerabile. La nostra intenzione al governo di questo Paese è restare a fianco dei nostri alleati e restare in un'ottica di pace». Per Di Maio la fine del conflitto «sarà determinata non da azioni ma dalla diplomazia e da candidato premier ho intenzione di sostenere appieno questa linea».

Il centrodestra. La delegazione era guidata dal segretario leghista Matteo Salvini, che ha riferito ai cronisti, accanto il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi da un lato e la leader di Forza Italia Giorgia Meloni dall'altro. «Se continuasse il gioco delle tattiche politiche e dei veti mentre gli italiani soffrono vuol dire che la richiesta di cambiamento» emersa dalle elezioni del 4 marzo sarebbe «disattesa. Speriamo non sia così per l'Italia, per noi è il valore più grande», ha detto il leader della Lega al termine delle consultazioni. «Siamo pronti ad assumere la responsabilità unitariamente di un governo di alto profilo e di lunga durata, credibile in Europa e nel mondo, guidato da una personalità indicata dalla Lega», ha aggiunto Salvini.

«Ci aspettiamo dalle altre forze politiche, a partire dal Movimento 5 Stelle, altrettanta responsabilità nei confronti del paese» di quella che il centrodestra sta dimostrando, ha aggiunto Salvini. «Abbiamo fiducia nella saggezza e nell'equilibrio del presidente della Repubblica a cui abbiamo rappresentato una serie provvedimenti che gli italiani
aspettano», ha continuato.


 


«Ci teniamo a ribadire, pur confermando i nostri obblighi dell'alleanza Atlantica, che siamo fermamente contrari a qualsiasi azione unilaterale», ha poi detto Salvini parlando della Sira. «La via maestra per soluzione della crisi - ha aggiunto il segretario della Lega - è quella dello spirito di Pratica di Mare, dello storico riavvicinamento tra la Russia e l'alleanza atlantica».

Berlusconi. «Mi raccomando fate i bravi...». Così Berlusconi, a sorpresa, si è congedato dai giornalisti al Quirinale dopo la dichiarazione congiunta del centrodestra letta da Salvini al termine dei colloqui con il Capo dello Stato. Il leader di Forza Italia aveva prima introdotto Salvini come leader della coalizione, lasciando leggere la dichiarazione al capo leghista. «Abbiamo presentato un comunicato che credo rappresenti bene quanto abbiamo rappresentato al Capo dello Stato e a abbiamo chiesto al nostro leader Salvini di darne lettura, che sarà molto attenta alle singole parole perché sulle parole abbiamo discusso abbastanza», ha detto Berlusconi salvo poi riprendersi la scena subito dopo, spostando Meloni - che forse voleva dire qualcosa - e Salvini dal podio, per rivolgersi così ai giornalisti: «Sappiate distinguere chi è veramente democratico da chi non conosce neppure l'abc della democrazia, sarebbe ora di dirlo chiaramente a tutti gli italiani», lanciando una stoccata ai 5 stelle.

 


La Lega. «I veti non ci piacciono a prescindere dalla provenienza. Non era condiviso e non lo sarà mai da parte nostra un no al dialogo con il Movimento 5 Stelle, seconda forza politica in Parlamento. Le parole finali di Berlusconi oggi al Colle non rispecchiano la posizione della Lega, né quella del centrodestra che oggi si è espresso in maniera unitaria e concordata», ha dichiarato il capogruppo della Lega al Senato Gianmarco Centinaio, riferendosi al fuori progrmma di Berlusconi al Quirinale.

Martina. Il Pd - la delegazione del Pd composta dal segretario Maurizio Martina, dai capigruppo Andrea Marcucci e Graziano Delrio e dal presidente Matteo Orfini - ha ribadito l'impegno a «lavorare su alcune questioni prioritarie, fondamentali per il Paese, lo abbiamo ribadito oggi con grande convinzione: questa è la funzione fondamentale del nostro partito in un momento particolare come questo a maggior ragione», ha detto Martina, citando il sociale, il lavoro, il rilancio europeo. Anche alla luce di quanto avviene in Siria, «occorre che le forze che hanno prevalso la smettano col tira e molla, le tattiche, i tatticismi, i personalismi estremi e la grande incertezza che stanno generando» dicendo se sono in grado di essere «all'altezza della situazione», ha aggiunto il segretario reggente del Pd. «Il Paese ha il bisogno di scelte chiare: chi ha prevalso ha il dovere di dire cosa vuol fare senza continuare con i balletti di polemiche pubbliche che nascondono solide intese di occupazione» di incarichi. «Inaccettabile il rinvio» per la formazione di un governo «per aspettare le regionali», ha aggiunto Martina. «Per quanto riguarda noi, continueremo il nostro lavoro, innanzitutto in Parlamento come stiamo facendo e continueremo a supportare l'azione del presidente della Repubblica con spirito di responsabilità. Noi ci stiamo a ragionare sulle priorità del Paese e continueremo da minoranza a farlo», ha poi detto Martina. 

 


Grasso. «La crisi in Siria rende necessaria un'accelerazione sulla soluzione della crisi, sul trovare intese e non attendere le elezioni regionali per poter stabilire i rapporti di forza all'interno all'interno delle coalizioni». Lo ha detto Pietro Grasso di Leu al termine del suo colloquio al Quirinale con il presidente della Repubblica, invitando a superare «qualsiasi personalismo». «Speriamo che al più presto ci sia la responsabilità per trovare un' intesa di governo», ha continuato. «Al presidente Mattarella abbiamo ribadito la nostra posizione: bisogna uscire dai personalismi e cominciare a trattare i temi più urgenti del Paese: la tutela del lavoro e la lotta alla povertà, il welfare e i diritti civili. Quanto all'economia aspettiamo la presentazione del Def. Su questi punti siamo disponibili a ogni confronto e dialogo», ha rilevatro ancora Grasso. «Riteniamo improrogabile un cambio di fase, un dialogo che esca dai tatticismi delle ultime settimane e espliciti, anche di fronte all'opinione pubblica, non solo l'elenco dei temi ma anche gli strumenti per affrontarli, in vista di ogni possibile intesa di governo», ha concluso Grasso.

 


Emma Bonino, durante il suo colloquio al Quirinale, ha ribadito al Capo dello Stato Mattarella, al quale conferma la sua «fiducia», i «punti essenziali» dai quali il prossimo governo non potrà prescindere: «la tenuta dei conti pubblici, pensando ai giovani e alle generazioni future cui non possono essere lasciati debiti da pagare; la questione europea con l'Italia che deve essere protagonista con Germania e Francia di una difficile discussione sul futuro e smettere di usare l'Europa come capro espiatorio di difficoltà interne». Lo ha sottolineato Bonino al termine della consultazione al Colle rispondendo alle domande dei giornalisti. Ove nascesse un governo M5S-centrodestra, gli esponenti di +Europa e Insieme resteranno all'opposizione: «Non ci sono margini», dice a tal proposito Bonino.

 


Autonomie. «Non possiamo riferire i contenuti dei nostri colloqui con il presidente Mattarella, ma non ci vuole una grande fantasia a capire come sia preoccupato per questa escalation e per come reagiscono le forze politiche in Italia». Lo dice Juliane Unterberger, presidente del Gruppo per le Autonomie del Senato a chi, dopo la consultazione, le chiede cosa pensi il Capo dello Stato della situazione in Siria.
 

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