Foggia, agguato a San Marco in Lamis: quattro morti. Uccisi boss, cognato e due contadini testimoni involontari

Foggia, agguato a San Marco in Lamis: quattro morti. Uccisi boss, cognato e due contadini testimoni involontari
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Mercoledì 9 Agosto 2017, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 10:02

Sarebbero due contadini, testimoni involontari del duplice omicidio del boss Mario Luciano Romito e di suo cognato, Matteo De Palma, due delle 4 vittime dell'agguato compiuto a San Marco in Lamis da un commando armato composto da persone non ancora identificate. Secondo quanto si è saputo, sembra certo che i due a bordo del Fiorino siano contadini del luogo che nulla avrebbero a che fare con il boss e il cognato, veri bersagli dei killer. Nel Fiorino sono stati trovati attrezzi utilizzati per coltivare la terra.

L'agguato a colpi di arma da fuoco è avvenuto stamani sulla SP 272 nei pressi della stazione ferroviaria di San Marco in Lamis (Foggia). Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia. Le quattro vittime, a quanto si è appreso, erano a bordo di una Wolkswagen e di un Fiorino che sembra siano stati affiancata da un'altra vettura sulla quale c'era il commando - composto da 4-5 persone - che ha fatto fuoco. Gli assassini avrebbero sparato decine di colpi.

Il presunto boss Mario Luciano Romito, che è tra le vittime (50 anni, di Manfredonia), è ritenuto dagli investigatori uno degli esponenti di spicco dell'omonimo clan che negli ultimi anni si è contrapposto al clan dei Libergolis nella cosiddetta faida del Gargano. Con lui, a bordo della vettura, c'era il cognato, Matteo De Palma, che gli faceva da autista, anche lui morto all'istante. Obiettivo del commando - secondo gli investigatori - era Romito. 

Il ministro dell'Interno Marco Minniti presiederà domani a Foggia una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica per fare il punto della situazione. L'incontro è in programma in prefettura alle 16. Al termine il ministro incontrerà il sindaco di Foggia e i primi cittadini di alcuni dei comuni della Provincia.
«Quello che è accaduto è terribile, non ci sono altre parole per descrivere quello che è successo». Così all'Ansa Michele Merla, sindaco di San Marco in Lamis. 

Era sfuggito ad altri agguati il boss Mario Luciano Romito. Tra gli episodi più eclatanti, quello avvenuto il 18 settembre del 2009: Romito uscì illeso da un attentato dinamitardo mentre si stava recando, in compagnia del fratello Ivan, alla caserma dei carabinieri dove aveva l'obbligo di firma. Il cofano dell'Audi A4 Station Wagon sulla quale viaggiavano lui e il fratello - anche lui non ebbe ferite - saltò in aria a causa di una bomba. È stato inoltre coinvolto nel blitz contro la faida del Gargano portato a termine dagli uomini dell'Arma il 23 giugno del 2004, ma due anni più tardi, venne assolto da tutte le accuse.

Mario Luciano è fratello di Franco Romito, anche lui considerato dagli inquirenti uno dei presunti boss delle famiglie coinvolte nella faida. Il regolamento definitivo dei conti tra le famiglie Romito e Li bergolis cominciò subito dopo la sentenza di primo grado del secondo maxiprocesso alla mafia garganica (sentenza del 7 marzo 2009): poco più di un mese dopo, il 21 aprile 2009, Franco Romito venne ucciso insieme col suo autista. Da anni - è scritto negli atti giudiziari - Franco Romito aveva svolto un ruolo di confidente dei carabinieri e aveva persino partecipato con i carabinieri a posti di blocco per riconoscere alcuni latitanti della mafia garganica.

I Romito e i Li bergolis erano stati alleati per anni, nella loro annosa lotta contro il clan rivale degli Alfieri-Primosa, ma l'alleanza era durata sino alla lettura degli atti giudiziari, sino a quando i Li bergolis avevano scoperto che Franco Romito li aveva traditi da tempo, quando era diventato confidente degli investigatori, anche barattando, dunque, i suoi amici di un tempo con la libertà. Franco Romito solo una decina di mesi prima di essere ucciso era stato assolto da accuse pesanti: associazione mafiosa, traffico di droga, duplice omicidio. Era però stato assolto sia in primo sia in secondo grado perchè era emersa la sua collaborazione con i carabinieri a varie operazioni tra le quali una trappola tesa nella sua masseria di Manfredonia (nella quale aveva fatto piazzare microspie agli investigatori) per far confessare omicidi ed estorsioni ai boss dei clan rivali dei Li Bergolis e Lombardi.

All'uccisione di Franco Romito seguirono varie feroci esecuzioni con una scia di morti, tra cui, il figlio di lui, il ventitreenne Michele, freddato il 27 giugno del 2010 in un agguato mentre era in auto con lo zio, Mario Luciano Romito, scampato alle pallottole e ferito in maniera lieve.

La strage di oggi si inserirebbe in una nuova guerra fra clan del Gargano: con i morti di oggi sono 17 le persone ammazzate dall'inizio dell'anno e ci sarebbero anche due lupare bianche. L'ultimo delitto, il 27 luglio, è stato quello del ristoratore di Vieste, Omar Trotta, 31 anni, freddato a colpi di pistola all'ora di pranzo mentre si trovava nel suo locale, 'L'antica Bruschetta'.

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