«Quattro giorni fa - ha raccontato la donna - mi chiamò un'amica di giù: 'Dona, l'ho visto alle scuole con un amico.
Oddio, ho detto, questo qui sta programmando qualcosa. Detto, fatto. Non l'ha fatto quel pomeriggio. Lui sapeva che la bimba andava a scuola. Io ci ho anche litigato al telefono con mia figlia: 'Mi fai stare male! Lui non può, cioè lui deve poter uscire di qui, l'importante è che non viene sotto casa? Nicolina, io mi sto preoccupando, perché so cosa vuole fare... Tu l'hai conosciuto solamente in quell'istante che ti ha puntato un anno fa il coltello allo stomacò. Lei mi ha detto: 'Ma cosa vorresti, mi devo segregare in casa?'. E io: 'No! Allora sai che c'è? Da domani esci, fatti la tua vita, va bene, ciao!'. Lei: 'Ciao, ok, ciaò. Le ultime parole dette tra me e la mia figliola».