Il sondaggio Luigi piace meno alla base grillina, gradimento giù

Il sondaggio Luigi piace meno alla base grillina, gradimento giù
di Enzo Risso*
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Sabato 12 Maggio 2018, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 09:33
A piccoli passi il dialogo tra Lega e M5s per la formazione del governo avanza. La maggioranza relativa degli italiani (49%) ritiene giusto e auspicabile un governo Lega-M5s (i contrari sono il 36%). Sono favorevoli all’intesa sia la base leghista (63%), sia quella pentastellata (72%).
L’ipotesi è approvata anche dal 58% degli elettori berlusconiani e dal 40% delle persone politicamente non collocate politicamente.

Le elezioni del 4 marzo hanno, di fatto, inaugurato una nuova epoca nel Paese. Siamo passati dal tripolarismo asimmetrico del 2013 (con gli elettori di centrodestra e centrosinistra l’un contro l’altro armati e i pentastellati che fungevano da jolly), al tripolarismo dei vasi incomunicanti del 2018. Per due mesi questa nuova dimensione ha generato uno stallo politico. L’avvio della trattativa tra i due partiti quasi vincitori pone argine al tripolarismo dai vasi incomunicanti e potrebbe generare un ulteriore mutamento del quadro politico nostrano.

NUOVO ASSETTO
Questa prima fase di post voto sembra destinata a rendere superato l’assetto poliedrico uscito dalle urne, che vedeva, in un angolo, un singolo partito senza alleati, in un altro angolo una coalizione composta da partiti in diverse forme equipollenti e, infine, nel terzo un partito guida e un coacervo di gruppi minori. Il nuovo assetto verso cui si sta transitando appare tendenzialmente più simmetrico, con l’emergere di tre partiti guida. Nel centrosinistra è rimasto il Pd, mentre nel centrodestra Lega ha assunto il ruolo di partito driver, marcando la metamorfosi dell’identità di questa coalizione.

La semplificazione in corso ha aperto la strada al dialogo per il governo, anche se la fase di stallo non è passata indenne per i vari attori. Silvio Berlusconi, è il leader che ha pagato il maggior prezzo. Se già ad aprile solo il 17% degli italiani gli conferiva un voto tra il 7 e il 10, a maggio la quota è scesa al 12%. Anche Di Maio ha perso qualche cosa. In aprile, in media, il 26% degli italiani gli assegnava un voto tra il 7 e il 10, mentre oggi la quota è scesa al 23%. Le critiche al leader pentastellato, però, sono arrivate soprattutto dalla sua base, con un calo di 14 punti (dal 74% al 60%). Salvini, invece, ha migliorato le performance passando dal 30% al 36% dei voti tra il 7 e il 10.
La realizzazione dell’accordo di governo è una strada in salita. A rendere complessa l’intesa sono, innanzitutto, le aspettative dei reciproci elettorati. La distanza più evidente è sul tema dell’immigrazione, che è al primo posto per i leghisti (55%) mentre è molto più in basso per i grillini, con 30 punti di differenza (25%).

Per i pentastellati le priorità dell’agenda governativa sono i provvedimenti anticasta: dimezzamento degli stipendi dei parlamentari (37%) e taglio delle maxi pensioni (35%). Il reddito di cittadinanza, per gli elettori M5s, si colloca al sesto posto (21%), insieme al taglio degli enti inutili.
I supporter della Lega, invece, chiedono a gran voce anche la riduzione graduale della pressione fiscale (37%) e l’abolizione della Legge Fornero (35%). I temi su cui vi è una sostanziale convergenza tra i due blocchi sociali sono, pertanto, di due tipologie: ridurre le tasse (che interessa anche al 32% dei grillini) e investire sul lavoro.
Per il resto le distanze ci sono, con il basso interesse dei pentastellati al tema sicurezza (8% contro 21% dei leghisti), o, viceversa, con la scarsa attenzione dei salviniani al reddito di cittadinanza (5% a 21%) o al taglio degli enti inutili (12% contro 21%). Insomma, i punti di convergenza per un programma minimo di governo ci sono (tasse e lavoro), ma sul resto le divergenze si fanno sentire e l’intesa di governo è tutta da costruire non solo in questi giorni, ma nei mesi a venire. 

*Direttore SWG
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