Dalla Lombardi (M5S) alle Onlus, così Parnasi sosteneva i politici. L'esponente grillina: falso

Dalla Lombardi (M5S) alle Onlus, così Parnasi finanziava i politici
Dalla Lombardi (M5S) alle Onlus, così Parnasi finanziava i politici
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Giugno 2018, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 19:30
Per «ottenere i favori del mondo 5 Stelle» l'imprenditore Luca Paranasi avviò «l'attività di promozione in favore del candidato alla Regione Roberta Lombardi». Lo scrive il gip Maria Paola Tommaselli nell'ordinanza di custodia sull'inchiesta sullo stadio della Roma. Obiettivo era «rafforzare i suoi legami con Paolo Ferrara e con Marcello De Vito - si legge - che gli hanno avanzato tale richiesta in quanto ricoprono rilevanti incarichi nell'ambito dell'amministrazione capitolina, svolgono un ben preciso ruolo nell'approvazione nel progetto dello stadio, e crea i presupposti per lo sviluppo di ulteriori progetti imprenditoriali, essendo la Lombardi, oltre che candidata alla Regione, personaggio di spicco dei 5 Stelle a livello nazionale e quindi destinata, in ipotesi di un successo elettorale della sua compagine nelle elezioni politiche a ricoprire ruoli decisionali nel nuovo assetto che si determinerà all'esito del voto». Quanto al capogruppo M5S in Campidoglio Paolo Ferrara, nell'ordinanza si legge: «Non può non essere evidenziato come anche tale richiesta risponda, così come quella di elaborazione di un progetto di resyling del lungomare di Ostia, all'esigenza di guadagnarsi consenso e credibilità, seppure non nei confronti degli elettori, ma all'interno del Movimento».

Lombardi. «Ci tengo a precisare la mia posizione, a fare un'operazione trasparenza, come nel mio stile, e a dire pubblicamente che ho incontrato Luca Parnasi una sola volta alla Camera dei deputati, dove ho preteso che avvenisse l'incontro in modo che fosse registrata la presenza di questa persona, visto che istituzionalmente ogni giorno incontro le persone più varie». Così in un video su Facebook la capogruppo M5s in Consiglio regionale Roberta Lombardi. «Mi ha parlato dello stadio della Roma, dei suoi progetti futuri imprenditoriali e della sua attività - aggiunge -. Poi non c'è mai stato alcun contatto ulteriore, nessun seguito. Ci tengo a fare questo chiarimento. Non posso permettere che venga messa in dubbio la mia onorabilità e la trasparenza del mio agire politico. Così come mi auguro che la magistratura porti avanti la sua attività il più celermente possibile, visto che anche un nostro esponente politico, il capogruppo in Comune Paolo Ferrara, è stato coinvolto in questa inchiesta. Allo stesso modo, come MoVimento 5 Stelle, io farò di tutto affinché eventuali responsabilità politiche siano accertate: perché noi siamo il MoVimento 5 Stelle e non sottrarci anche a quella che è una responsabilità politica è la vera cifra distintiva tra noi e gli altri», conclude Lombardi.


Il contatto con il sovrintendente Prosperetti. L'imprenditore Luca Parnasi e i suoi collaboratori avrebbero assunto l'avvocato Claudio Santini, già capo segreteria del Mibact, con l'obiettivo di «avvicinare il Soprintendente Francesco Prosperetti» e ottenere da lui «la richiesta di archiviazione della proposta di vincolo architettonico sull'ippodromo di Tor di Valle (la cui esistenza avrebbe precluso la realizzazione del progetto del nuovo stadio)». È quanto si legge nell'ordinanza della Procura di Roma. In questo contesto, si legge sempre nell'ordinanza dei pm, «emerge la figura dell'architetto Paolo Desideri, amico di Prosperetti» e «datore di lavoro di sua figlia Beatrice». Desideri, «pochi minuti dopo l'incontro con il Soprintendente e apparentemente su proposta dello stesso» viene incaricato dal gruppo imprenditoriale di «redigere un progetto per il ricollocamento delle campate e/o della tribuna dell'Ippodromo di Tor di Valle in base ad una costante interlocuzione con il Soprintendente, necessaria a consentire l'archiviazione della proposta di apposizione del vincolo».

Sostegno alla onlus vicina alla Lega. Nelle carte dell'indagine sullo stadio della Roma spuntano anche 250 mila euro che il costruttore Luca Parnasi, tramite una sua società, avrebbe dato all'associazione «Più Voci» considerata vicina alla Lega. In un'intercettazione Parnasi precisa che la dazione «non è stata fatta per Salvini» ma per creare «un sistema di imprenditori, appaltatori». Parlando del versamento alla Onlus Parnasi intercettato spiega che «è una cosa fatta all'epoca quando io....creare un sistema di imprenditori, appaltatori ecc. che hanno organizzato cene per conoscere....le ho fatte con Stefano Parisi, le ho fatte con Meloni....». Parlando dell'associazione, Parnasi la definisce «un comitato di professionisti di Milano, gente non legata a Salvini. Non è una roba della Lega Nord». In particolare l'indagato Parnasi, intercettato al telefono, in riferimento a questa organizzazione afferma: «questa è un'Associazione - si legge nell'ordinanza del gip - che ha valorizzato non solo la Lega ma ha valorizzato Stefano Parisi tutto il centrodestra diciamo.... a Milano ed è stato anche un veicolo con cui io mi sono accreditato in maniera importante no... ho organizzato cene, ho portato imprenditori, ho fatto quello che, tu mi insegni, un ragazzo di 38 anni all'epoca doveva fare per crescere a Milano..». Sui finanziamenti ad associazioni da parte di Parnasi la procura dovrà valutare se ci sono profili di natura penale.

«Se io vinco vado a fare l'assessore in Regione e sono utile». È quanto avrebbe detto il vicepresidente del Consiglio Regionale, Adriano Palozzi (Fi), parlando con l'imprenditore Luca Parnasi in una conversazione intercettata. «Come posso darti una mano? dimmi tu...» avrebbe detto in un'altra occasione Parnasi a Palozzi, ricevendo la seguente risposta «Eh! iniziami a dare una mano perché veramente io sto disperato... mi serve una mano». Alla domanda «Di quanto hai bisogno?». Palozzi avrebbe risposto: «Lasciamo perdere, di quello che si può fa. Per la campagna elettorale a me una mano serve? Cioè mi gioco il culo!» «Quanto ti costa la campagna?» avrebbe chiesto Parnasi, ricevendo la risposta: «Mi costerà 4/500mila euro... non è che costa mille lire». «Non ti lascio solo, tranquillo!», lo avrebbe rassicurato l'imprenditore.

Il ponte sul Tevere. «Questo tienilo per te». Così intimava il collaboratore di Luca Parnasi, Luca Caporilli, a chi gli faceva notare come «levando il ponte sul Tevere (dal progetto dello stadio, ndr) si crea il caos sulla via del Mare». Il ponte sul Tevere assieme al prolungamento della metro B sono le due infrastrutture per la viabilità tagliate dal progetto originario assieme alle due torri di Liebeskind. Opere di compensazione che in parte i privati avrebbero dovuto finanziare. Secondo il gip ciò testimonia di un «metodo corruttivo finalizzato a realizzare profitti al massimo grado e incurante dei danni sociali che esso provoca». Descrivendo quello che per il gip è un modus corruttivo un collaboratore di Parnasi, Mangosi, anche lui arrestato dice: «è abituato solo a questo metodo, è una mentalità italiana, anni '80».

"Conosci gli Spada?". «Tu che sei di quelle parti questo Roberto Spada l'hai conosciuto?». È quanto avrebbe chiesto l'imprenditore Luca Parnasi al consigliere comunale Davide Bordoni (FI) in una conversazione intercettata contenuta nell'ordinanza di custodia cautelare dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma. «Sì ma certo che li conosco! sono strozzini! Tipo Casamonica», è la replica di Bordoni intercettato. «Sì ma gente che muove affari importanti o?», chiede Parnasi e Bordoni spiega: «non credo, prima era robetta mò non so se muovono affari importanti...
certo che vanno un pò gestiti... Vanno controllati, lì ci stanno tutti i palazzoni comunali! poi è una piccola parte di Ostia che quella verso il mare. Capito?».
© RIPRODUZIONE RISERVATA