Pacchetti comuni: Fiction cult e film, la rivoluzione per gli spettatori

Pacchetti comuni: Fiction cult e film, la rivoluzione per gli spettatori
di Marco Molendini
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Sabato 31 Marzo 2018, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 07:42
È tempo di larghe intese televisive. E anche gli acerrimi nemici Sky e Mediaset, scendono a patti dopo la lunga e insensata guerra dei dieci anni. Effetto inevitabile dell’aggressività delle nuove piattaforme web, della crisi di consumi delle famiglie e dello stallo del mercato delle pay-tv, con la dispendiosa guerra per i diritti del calcio che alla tv di casa Berlusconi è costata centinaia di milioni. Lo scambio è pesante, fa presagire un futuro con una sola pay tv e promette altri risultati ravvicinati, perché oltre all’accordo sul terreno a pagamento (io do i miei canali a te, tu dai i tuoi canali a me) prossimamente torneranno a farsi vedere sulla piattaforma satellitare anche i tre canali generalisti, Canale 5, Italia 1 e Rete 4, sanando un divorzio che risale al 2009. Segnale clamoroso di come siano cambiati i tempi, con l’effetto di rimettere sulla stessa piattaforma, quella appunto del gruppo Murdoch (a sua volta oggetto della scalata aggressiva del colosso americano Comcast), solo il polo satellitare e il principale network privato, oltre alla Rai, che dopo l’Aventino è scesa a patti da tempo e La7. Ovvero l’intero arco costituzionale televisivo, con la promessa di arruolare anche Netflix che farà parte dell’offerta del nuovo decoder multimediale Q dal prossimo anno. Un bel passo avanti sul fronte della razionalità, una trasformazione del consumo televisivo che manda in pensione il telespettatore multiskating, alle prese con una selva di telecomandi e svariati decoder.

GLI EFFETTI
Ma, intanto, l’effetto di questo primo accordo riguarda il telespettatore a pagamento, che si ritroverà senza costi aggiuntivi un’offerta decisamente allargata e allettante. Per dire: il cliente Mediaset Premium da giugno dovrebbe cominciare a vedere il canale delle serie Sky Atlantic, il canale di House of cards (la sesta stagione sarà senza Kevin Spacey) e di altri prodotti di successo da Young Pope a Gomorra, Babylon Berlin, al prossimo Billions 3 (in onda da fine marzo), l’atteso Il Miracolo di Niccolò Ammaniti, le produzioni Disney e Fox - come Westworld 2 Il Trono di Spade, Grey’s Anatomy, The Walking Dead, Trust, ma anche il canale di intratteniento Sky 1, più un mix di sport senza il calcio e l’accesso al magazzino on demand. Mentre il cliente Sky, a seconda dei pacchetti di abbonamento, avrà la possibilità di vedere non solo le serie trasmesse da Mediaset premium ma, soprattutto, il ricco catalogo cinematografico con le esclusive Warner e Universal con i blockbuster hollywoodiani e i film italiani di maggior successo (ogni anno mediamente oltre mille e 400 titoli tra cui Wonder Woman, Dunkirk, L’ora più Buia, Cinquanta Sfumature Di Rosso, Justice League, It, L’uomo di Neve.
Non c’è dubbio che si tratta di un cambiamento notevole. Del resto i segnali di disgelo fra i due nemici erano già arrivati l’anno scorso, quando Piersilvio Berlusconi durante la convention Mediaset a Montecarlo per la presentazione dei palinsesti si disse pronto a cedere i diritti sulla Champions league al nemico Sky. Poi non è successo nulla, ma c’era già la consapevolezza che farsi la guerra all’ultimo sangue era diventato uno spreco assurdo di risorse nel momento in cui di risorse c’è assoluto bisogno. Anche perché c’è da fronteggiare l’aggressività delle piattaforme digitali (non solo Netflix ma anche Amazon prime video). Allora meglio allearsi che farsi la guerra.
 
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