Cucchi, la svolta: carabiniere accusa i due colleghi. «Pugni e calci in faccia. Poi mi dissero: fatti i c... tuoi»

Cucchi, la svolta: carabiniere accusa i due colleghi. «Pugni e calci in faccia. Poi mi dissero: fatti i c... tuoi»
Cucchi, la svolta: carabiniere accusa i due colleghi. «Pugni e calci in faccia. Poi mi dissero: fatti i c... tuoi»
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Giovedì 11 Ottobre 2018, 11:51 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 07:53

Colpo di scena nel processo per la morte di Stefano Cucchi: uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, ha infatti ricostruito i fatti di quella notte chiamando in causa gli altri quattro colleghi, tra cui i due che per lui sarebbero responsabili materiali del pestaggio. All'inizio dell'udienza del processo bis per la morte di Stefano Cucchi, il pm Giovanni Musarò ha reso nota un'attività integrativa di indagine dopo la denuncia dello stesso Tedesco, carabiniere originario di Brindisi, all'epoca dei fatti vice-brigadiere della caserma Appia di Roma.

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«Il 20 giugno 2018 - ha detto il pm - Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio». Sulla base di questo atto, il rappresentante dell'accusa ha detto che è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell'ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni. «In sintesi - ha aggiunto il pm - ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D'Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d'Assise, già sapeva tutto».
 

 
 

 
Ilaria Cucchi, sul suo profilo Facebook, ha scritto due post: il primo per aggiornare, in maniera quasi incredulla, sulla situazione. Il secondo per esprimere il suo stato d'animo. «Processo Cucchi. Udienza odierna ore 11.21. Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi», ha scritto la sorella di Stefano. Che poi rincara la dose: «Ci chieda scusa chi ci ha offesi in tutti questi anni. Ci chieda scusa chi in tutti questi anni ha affermato che Stefano è morto di suo, che era caduto. Ci chieda scusa chi ci ha denunciato. Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che hanno fatto a mio fratello. Non so dire altro. Chi ha fatto carriera politica offendendoci si deve vergognare. Lo Stato deve chiederci scusa. Deve chiedere scusa alla famiglia Cucchi».
 

CINQUE CARABINIERI SOTTO PROCESSO Sotto processo ci sono Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro e Francesco Tedesco, tutti imputati di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità, Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che «è stata redatta una notazione di servizio - ha detto il pm - che è stata sottratta e il comandante di stazione dell'epoca non ha saputo spiegare la mancanza». 

I VERBALI CHOC «Gli dissi 'basta, che c...fate, non vi permettete». Queste le parole che Francesco Tedesco disse ai suoi colleghi carabinieri Di Bernardo e D'Alessandro (anche loro imputati come lui di omicidio preterintenzionale, ndr) mentre uno «colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto» e l'altro «gli dava un forte calcio con la punta del piede». «Fu un'azione combinata, Cucchi prima iniziò a perdere l'equilibrio per il calcio di D'Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l'equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore». «Spinsi Di Bernardo -aggiunge Tedesco- ma D'Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra».

 

"MI DISSERO: FATTI I C... TUOI" «Iniziai ad avere paura anche per un'altra ragione e cioé perché quando ero in ferie fui contattato da D'Alessandro e Di Bernardo i quali mi dissero che avrei dovuto farmi i c... miei», si legge nel verbale di interrogatorio di Francesco Tedesco del 9 luglio 2018 «Il D'Alessandro, inoltre, mi aveva detto di aver cancellato quanto lui aveva scritto sul registro del fotosegnalamento», si legge ancora nel verbale.

Tedesco ha anche parlato del suo rapporto con il maresciallo Mandolini, allora comandante della stazione Appia dove fu portato Cucchi che, secondo quanto sostiene Tedesco, sapeva di ciò che era accaduto. «Quando dovevo essere sentito dal Pm, il maresciallo Mandolini non mi minacciò esplicitamente ma aveva un modo di fare che non mi faceva stare sereno», mette a verbale Tedesco. E riferisce che prima di recarsi a Piazzale Clodio per il primo interrogatorio del Pm, Mandolini gli disse: «Tu gli devi dire che stava bene, gli devi dire quello che è successo, che stava bene e che non è successo niente...capisci a me, poi ci penso io, non ti preoccupare».


VERBALI ENTRERANNO NEL PROCESSO L'attività di indagine integrativa con la testimonianza di Francesco Tedesco, che ha parlato del pestaggio subito da Cucchi ad opera di due carabinieri, relativi alla fase del pestaggio di Stefano Cucchi, formalmente non fa ancora parte del fascicolo dibattimentale del processo ai 5 carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale.
La comunicazione fatta oggi in aula dal pm è stata solo per informare le altre parti processuali della nuova e integrativa attività d'indagine al fine di consentire a tutti prendere visione degli atti. In una prossima udienza, a quanto si è appreso, ci sarà formalmente la richiesta di acquisizione di tutti agli atti, con la richiesta di ulteriori e nuove prove testimoniali.


IL LEGALE: RISCATTO PER LUI E PER L'ARMA «Oggi c'è stato uno snodo significativo per il processo, ma anche un riscatto per il mio assistito e per l'intera Arma dei Carabinieri», ha commentato l'avvocato Eugenio Pini, difensore di Francesco Tedesco. «Gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini - ha aggiunto Pini - individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso
».

«Ma soprattutto è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà. Come detto, è anche un riscatto per l'Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente a intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell'immediatezza e a aver fatto definitivamente luce nel processo».

IL CARABINIERE CASAMASSIMA: TOLTI TUTTI I DUBBI «Immensa soddisfazione, la famiglia Cucchi ne aveva diritto. Mi è venuta la pelle d'oca nell'apprendere la notizia. Tutti i dubbi sono stati tolti. Signora Ministro io sono un vero carabiniere. L'Italia intera ora aspetta i provvedimenti che prenderà sulla base di quello che è stato detto durante l'incontro. Sempre a testa alta. Bravo Francesco, da quest'oggi ti sei ripreso la tua dignità», ha detto Riccardo Casamassima, l'appuntato dei carabinieri che con la sua testimonianza fece riaprire l'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, commentando la notizia.

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